Rialto    IdT

10.22

 

   

Aimeric de Pegulhan

 

 

 

 

   
   

I.

   
   

De tot en tot es er de mi partitz

 

Si è completamente allontanata da me quell’unica gioia che mi era rimasta. Sapete perché sono così perso d’animo? Per la perfetta contessa Beatrice, per la più nobile e la più valente, che è morta! Perdio! Che terribile dipartita, così aspra, così dura, sicché porto con me un dolore tale che per poco il cuore non mi si spezza quando me ne ricordo.

   

aquelh eys joys que m’era remazutz.

 
   

Sabetz per que suy aissi esperdutz?

 
4  

Per la bona comtessa Beatritz,

 
   

per la gensor e per la plus valen,

 
   

qu’es mort’! Oi, Dieus! Quan estranh partimen,

 
   

tan fer, tan dur, don ai tal dol ab me,

 
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qu’ab pauc lo cor no·m part quan m’en sove.

 
   

 

   
   

II.

   
   

On es aras sos belhs cors gen noiritz,

 

Dove è ora la sua bella persona ben educata, che fu amata e apprezzata da uomini pieni di valore? E ci si recava da lei come se facesse miracoli, perché, senza nuocere a se stessa, seppe rendere gioiosi gli smarriti. E quando aveva reso ognuno gioioso, lo riconduceva in uno stato di maggiore afflizione al commiato, cosicché nessuno stava bene, da quando si allontanava da lei, se non ci ritornava subito.

   

que fo pels bos amaz e car tengutz?

 
   

E i venia hom cum si fezes vertutz,

 
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que ses son dan saup far guays los marritz;

 
   

e quan quascun avia fag jauzen,

 
   

tornava·ls pueys en major marrimen

 
   

al comjat, qu’om no·n avia be,

 
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des qu’en partis, que no i tornes dese.

 
   

 

   
   

III.

   
   

Que·l sieus solatz era guays e chauzitz,

 

La sua compagnia era piacevole e distinta, e la sua accoglienza era «Siate qui il benvenuto», e la sua maniera di parlare raffinata e oculata, e il suo modo di rispondere compiacente e gradevole, e il suo sguardo dolce, un poco sorridente, e la sua maniera di fare onori più onorevole dell’onore stesso. Possedeva tutte le buone qualità e la bellezza più di qualsiasi altra dama al mondo, così credo.

   

e l’aculhirs de «Ben siatz vengutz»,

 
   

e sos parlars fis ez aperceubutz,

 
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e·l respondres plazens ez abelhitz,

 
   

e sos esguars dous, um pauc en rizen,

 
   

e sos onrars plus onratz d’onramen.

 
   

De totz bos ayps avia mais ab se

 
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qu’autra del mon, e de beutat, so cre.

 
   

 

   
   

IV.

   
   

Per cui er hom mais honratz ni servitz?

 

Da chi si sarà ora onorati e serviti? E da chi sarà inteso il buon comporre? E da chi si sarà ospitati alla perfezione? E da chi saranno accolte con un sorriso e gradite delle belle parole? E per chi sarà fatto un bel canto come si deve? E per chi sarà rivolta attenzione al corteggiamento? Ditemi per chi e come e perché! Io questo non lo so e il mio animo non vede come possa essere.

   

Ni per cui er bos trobars entendutz?

 
   

Ni per cui er hom tan gent reseubutz?

 
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Ni per cui er belhs motz ris ni grazitz?

 
   

Ni per cui er belhs chans fagz d’avinen?

 
   

Ni per cui er domneys en son enten?

 
   

Diguatz per cui ni cumsi ni per que!

 
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Hieu non o sai, ni mos cors non ho ve.

 
   

 

   
   

V.

   
   

Domna, Jovens es ab vos sebelhitz,

 

Signora, Gioventù è sepolta con voi e Gioia completamente sotterrata e perduta. Certo si considerava ciascuno ricco e salvo solo per un vostro saluto. Dolore può provare chi ha visto la vostra persona gentile e chi non l’ha vista, ma non tanto struggente. Chi vi vide non poté più rivolgere la sua vista altrove, tanto ebbe il cuore pieno di quella visione.

   

e Gaugz entiers sosterratz e perdutz.

 
   

Ja·s tenia sol per vostras salutz

 
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totz hom ses plus per rics e per guaritz.

 
   

Dol pot haver qui vi vostre cors gen,

 
   

e qui no·l vi, dol, mas non tan cozen;

 
   

autra vista no i poc metre pueys re,

 
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tant ac lo cor, qui·us vi, del vezer ple.

 
   

 

   
   

VI.

   
   

Na Beatritz, Dieus, qu’es ples de merce,

 

Donna Beatrice, Dio, che è pieno di misericordia, vi accompagni con sua madre e con sé.

   

vos acompanh ab sa mair’ez ab se.

 

 

 

 

Testo: Francesca Sanguineti, Rialto 28.ix.2016.


1-8. A partire dalla prima cobla si ritrovano alcuni tratti essenziali che caratterizzano il genere dei compianti funebri e che saranno sviluppati nel componimento: il motivo della desolazione legata alla perdita, l’invocazione a Dio, la laudatio funebris, le considerazioni sulla morte. Sul genere dei planhs e sulle sue caratteristiche retorico-formali si veda Oriana Scarpati, «Mort es lo reis, morta es midonz. Une étude sur les planhs en langue d’oc des XIIe et XIIIe siècles», Revue des langues romanes, 114, 2010, pp. 65-93.

4. Sulla comtessa Beatritz, in cui va riconosciuta Beatrice di Mangona, si veda Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913, pp. 77-80.

27. Shepard - Chambers stampano Ni per cui er hom tan gent ereubutz?, la cui possibile traduzione sarebbe ‘e da chi sarà uno reso alla perfezione felice?’. Questa variante di C è tuttavia singularis e, pertanto, sospetta di essere una innovazione del copista derivante da un banale errore paleografico, sicché si è scelto di adottare la lezione della maggioranza dei testimoni, che oltretutto è perfettamente confacente al contesto.

[FS]


BdT    Aimeric de Pegulhan    IdT

Testo    Circostanze storiche