Rialto    IdT

10.48

 

   

Aimeric de Pegulhan

 

 

 

 

   

I.

   

S’ieu hanc chantiei alegres ni jauzens,

   

er chantarai marritz et ab tristor,

   

que totz mos gaugz torn’en dol et en plor,

   

per qu’ieu suy tristz e mos chans es dolens,

5  

quar lo melher marques e·l plus valens

   

e·l plus honratz e·l plus fis ses falsura

   

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

   

es mortz, lo pros marques d’Est e·l prezans;

   

et en sa mort mor Pretz e Joys e Chans.

   

 

   

II.

10  

Ges lo marques non es mortz solamens,

   

que·l melher coms qu’anc fos de sa ricor

   

es mortz ab lui, que·ns dobla la dolor

   

e·l dan, don ja non er restauramens,

   

tan gran perda hi fai lo remanens.

15  

Segle caitiu e de falsa natura,

   

soven es traitz aquelh qu’ab vos s’atura,

   

quar qui plus fai ni ditz vostres comans,

   

aisselh n’es plus enjanatz mil aitans!

   

 

   

III.

   

Las! qui sabra mais tan entieiramens

20  

far ad autrui honramens ni honor?

   

Ni qui aura ja mais tan fin’amor

   

ves sos amix ni ves sos bevolens?

   

Ni on sera mais tan d’esenhamens

   

cum el marques fo? Per que Pretz pejura.

25  

Ni qui sabra ja mais tan ben dar cura

   

de totas gens? Que·ls privatz e·ls estrans

   

sabia tener amics et agradans.

   

 

   

IV.

   

Ges enquera no puesc serrar mas dens

   

qu’ieu del comte non digua sa lauzor:

30  

de totz bos aips foron sieu li melhor,

   

que gen parlars e dous aculhimens

   

e largueza e fors’ez ardimens

   

e guays solatz e beutatz fin’e pura

   

foron ab lui. Ai, las! tan gran fraitura

35  

n’aurem huei mais dels dos amics amans

   

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

   

 

   

V.

   

Trop es lo dols angoichos e cozens,

   

que Valors pren el marques, mo sehnor,

   

qu’elh era caps de Pretz e de Valor,

40  

e flors e frugz de totz bos complimens,

   

e mayestre d’Onor e d’onramens.

   

Las! qui pot dir la gran dezaventura,

   

ni·l dol ni·l dan ni la descofitura

   

qu’avem preza, don es la perd’el dans

45  

remas ab nos anguoissos e pezans!

   

 

   

VI.

   

Senher verays, Ihesus omnipotens,

   

reys dreituriers, humils, ples de doussor,

   

salvaire Crist, cui clamon peccador,

   

als dos baros, Senher, siatz guirens

50  

qu’en lor era Merces e Chauzimens,

   

e Lialtatz ab fiansa segura.

   

Per so devetz, Senher Dieus, per dreitura,

   

a quasqun d’elhs esser vers perdonans,

   

que quasqus fo fis e ses totz enjans.

   

 

   

VII.

55  

Lo plang fenisc ab dol et ab rancura,

   

quar de dol mou et ab dolor s’atura,

   

e per so deu ab dol fenir mos chans,

   

que·l mielhs del mon s’es perdutz en un lans.

 

 

Traduzione [lg]

I. Se mai in passato ho cantato allegramente o gioiosamente, ora canterò afflitto e con tristezza, dal momento che tutta la mia gioia volge in dolore e in pianto, per cui sono triste e il mio canto è dolente, poiché il migliore marchese e il più valente e il più onorato e il più raffinato senza falsità ... è morto, il nobile marchese d’Este, l’eccellente; e nella sua morte muoiono Pregio, Gioia e Canto.

II. Non è morto solamente il marchese, dal momento che il migliore conte che mai fosse del suo rango è morto con lui, sicché raddoppia il dolore e il danno, che mai saranno ripagati, tanto grande è la perdita che sopporta il resto (coloro che rimangono). Mondo malvagio e di falsa natura, spesso è tradito colui che presso di voi dimora, poiché chi più fa e dice i vostri ordini è ingannato mille volte tanto!

III. Lasso! chi sarà in grado di portare ad altri, così compitamente, onore e rispetto? E chi avrà ora tanto amor fino per i suoi amici e per i suoi benevolenti? E in chi sarà possibile rinvenire tante buone maniere quante appartenevano al marchese? Per questo Pregio decade. E chi saprà ora darsi preoccupazione di tutta la gente? Poiché sia gli intimi sia gli estranei sapeva tenerli amici e grati.

IV. E ora a fatica posso trattenermi dal tributare lodi al conte: di tutti i buoni costumi i suoi furono i migliori, poiché gentile parlare e dolce accoglienza, e generosità e forza e ardimento, e piacevole divertimento e bellezza nobile e perfetta erano in lui. Ahi, lasso! tanto grande mancanza ne avremo d’ora in poi dei due amici che si volevano bene ...

V. Troppo è angoscioso e bruciante il dolore che Valore soffre per il marchese, poiché egli era capo di Pregio e di Valore, fiore e frutto di tutte le buone azioni, e maestro d’Onore e d’onoranze. Lasso! chi potrà dire la grande sventura, il dolore, la perdita e la sconfitta che abbiamo subito, donde è la perdita e il danno – angoscioso e opprimente – rimasto con noi.

VI. Signore vero, Gesù onnipotente, re giusto, umile, pieno di dolcezza, Cristo salvatore a cui i peccatori si rivolgono in preghiera, siate testimone per i due baroni, che in loro era Pietà, Senno e Lealtà con salda fede. Per questo dovete, Signore Iddio, per giustizia essere misericordioso verso ognuno di loro, giacché ognuno fu leale e senza alcun inganno.

VII. Pongo termine al planh con dolore e con rimpianto, poiché dal dolore prende ispirazione e in esso dimora, e per questo devo con dolore finire il mio canto, giacché il meglio del mondo si è perduto in un lampo

 

 

 

Testo: Gatti 2017. – Rialto 19.i.2018.


Mss.: C 97r, R 19r.

Edizioni critiche: François Just Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. V, p. 11 (non sono segnalate le lacune ai vv. 7 e 36, manca la quinta cobla); Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 186; The Poems of Aimeric de Peguilhan, edited and translated with introduction and commentary by William P. Shepard and Frank M. Chambers, Evanston (Illinois) 1950, p. 226; Luca Gatti, «Aimeric de Pegulhan, Ja no cujey que·m pogues oblidar (BdT 10.30), Id. (?), S’ieu hanc chantiei alegres ni jauzens (BdT 10.48)», Lecturae tropatorum, 10, 2017, 31 pp.

Altre edizioni: Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. II, p. 174 (testo Raynouard, integra la quinta cobla); Celestino Cavedoni, Delle accoglienze e degli onori ch’ebbero i trovatori provenzali alla corte dei Marchesi d’Este, «Memorie della Reale Accademia di Modena», 2, 1858, pp. 268-312, pp. 272-275 (testo Raynouard); Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 24 (testo Shepard - Chambers).

Metrica: a10 b10 b10 a10 a10 c10’ c10’ d10 d 10 (Frank 504:005). Sei coblas unissonans di nove versi, seguite da una tornada di quattro. Rime: -ens, -or, -ura, -ans. Il planh presenta affinità metriche con Nostre seingner somonis el mezeis (BdT 80.30), per cui cfr. Raffaella Pelosini, «Contraffazione e imitazione nel genere del compianto funebre romanzo», in Métriques du Moyen Âge et de la Renaissance. Actes du colloque international du Centre d’Etudes Métriques (1996), textes édités et présentés par Dominique Billy, Paris 1999, pp. 207-232, a p. 221), e S’ira d’amor tengues amic gauden (BdT 273.1).

Note: Planh in morte del marques d’Est (v. 8) e di un coms (v. 11), da identificare rispettivamente con Azzo VI e Bonifacio di Sambonifacio, morti nel novembre del 1212. Si rimanda in ogni caso alle Circostanze storiche, anche per il rapporto con il planh Ja no cujey que·m pogues oblidar (BdT 10.30), nonché per la questione attributiva.

1. Il verso d’esordio mostra punti di contatto con l’incipit del planh di Bertran Carbonel, S’ieu anc nulh tems chantiei alegramen (BdT 82.15).

7. Non si può escludere che il verso mancante, la cui lacuna si suppone grazie alla struttura metrica, sia in realtà quello precedente, e che dunque il v. 6 corrisponda qui al v. 7. Ad ogni modo, dal momento che il ductus sintattico non sembra risentire della lacuna testuale, si può ipotizzare che il verso mancante fosse sempre costruito con moduli retorici tipici dell’elenco delle virtù cortesi (e·l plus… e·l plus…): questo spiegherebbe la lacuna per saut du même au même.

9. mort mor: figure etimologiche si incontrano anche al v. 20 (honramens ni honor) e al v. 34 (amics amans). Medesima semantica si rinviene, ad esempio, in Dels quatre caps que a la cros (BdT 335.15), v. 16: «e destruis nostra mort moren».

14. remanens: il sostantivo, di uso non comune nella lirica dei trovatori, si trova anche in Berenguer de Palazol, Aital dona cum ieu sai (BdT 47.3), v. 44: «el remanens cab s’en vos tota via».

16. s’atura: De Bartholomais traduce «si fida»; si preferisce il senso di PD, s.v. aturar, «demeurer»: cfr. anche il v. 56.

23. esenhamens: la grafia dei manoscritti, anche se minoritaria, è accettabile; essa si rinviene anche nel Breviari d’Amor, al v. 30239.

28. serrar mas dens: si traduce con ‘trattenermi’, anche se l’espressione significa letteralmente ‘tenere i denti serrati’.

35. amics amans: la iunctura è sospetta. Da uno spoglio della COM2 l’unica altra occorrenza sembrerebbe rinvenirsi in Guirautz, don’ap beutatz granda (BdT 154.2b = 248.43), partimen fra Folquet de Lunel e Guiraut Riquier, al v. 22: «o sos fis amicx amans se iay»; ad ogni modo, Ruth Harvey - Linda Paterson, The Troubadour “Tensos” and “Partimens”: A Critical Edition, 3 voll., Cambridge 2010, vol. I, p. 360, segnalano un’ipermetria di due sillabe nel verso, ed emendano in «o sos fis amans se jay».

39. caps de Pretz e de Valor: il sintagma si rinviene anche nella canzone di Raimbaut de Vaqueiras, Leu pot hom gauch e pretz aver (BdT 392.23), al v. 66.

55. plang: il sostantivo sembrerebbe alludere al genere della composizione. Si rinvengono altri casi di autodesignazione del planh all’interno del testo: Si·l mon fondes, a meravilla gran (BdT 74.16), v. 60, Be deu esser solatz marritz (BdT 124.4), v. 42, Ples de tristor, marritz e doloiros (BdT 248.63), v. 2, nonché Tan sui marritz que no·m posc alegrar (BdT 299.1), v. 85. Si definiscono chan-plor Eu no chan ges per talan de chantar (BdT 282.7), v. 3, ed En chantan m'aven a retraire (BdT 461.107), vv. 7 e 66, vers Lo plaing comens iradamen (BdT 112.2a), v. 2, e sirventes Totas honors e tug fag benestan (BdT 461.234), v. 46.

[LG]


BdT    Aimeric de Pegulhan    IdT

Circostanze storiche