Rialto   IdT

16.11

 

   

Albertet

 

 

 

 

   

I.

   

Donna pros e richa,

   

corteza e benistans,

   

tortz er s’aissi·m tricha

   

vostres gais cors prezans,

5  

q’ieu hai de vos dicha

   

tanta lauzor chantans

   

qe, s’ieu

   

n’ages tan dich de Dieu,

   

m’arma en fora escricha

10  

lai o es sans Johans

   

per fieu,

   

miells qe de nul romieu;

   

e pos vos platz q’aissi·m siatz estrainha,

   

con s’ieu era de Roais o d’Espainha,

15  

prejarai Dieu qe de gota·us contrainha.

   

 

   

II.

   

Mas qar vos ajuda

   

tan Jovens e Beutatz,

   

ez es en gran bruda

   

vostre rics prez montatz,

20  

ez es mentauguda

   

pels meilhors daus totz latz

   

del mon,

   

donna, vos qier aon;

   

si non febr’aguda

25  

vos estrenga·ls costatz

   

e·l fron

   

q’aves tan bel e blon.

   

Non puesc mudar, donna, q’ieu no·us maudia,

   

qar trop aves en mi de seinhoria,

30  

q’ieu·s sui amics e vos no m’es amia.

   

 

   

III.

   

Trop es de mi seinher

   

mos fins cors envejos

   

q’ara·m fai destreinher

   

per la gençor q’anc fos,

35  

trop mi fai enpeinher

   

en autas sospeissos.

   

Non fai

   

ilh? A la fei, si, fai.

   

S’ie·i poges ateinher,

40  

uns rics reis caballos

   

ric plai

   

i agra, q’ieu o sai.

   

Non ai poder, donna, de vos m’estraia

   

qar vostr’ueilh m’an al cor nafrat ses plaia:

45  

mala gotta ambedos los vos traia!

   

 

   

IV.

   

Trop mostra sa forsa

   

volontatz contra mi:

   

grieu crei vius n’estorsa

   

si·m dura gair’aissi;

50  

tost n’aura l’escorsa

   

qe prop sui de la fi,

   

s’Amors

   

ab leis no·m fai socors;

   

mas paucs bes amorsa

55  

gran mal: en q’ieu me·n fi.

   

Q’onors

   

la·m prec e sa valors

   

que li plassa qu’a sa merce mi renda

   

e·lls covinens qez ill m’a fatz m’atenda,

60  

si non o fai, mala gota l’estenda!

   

 

   

V.

   

Car no·m vol entendre,

   

Amors fai gran peccat,

   

q’ieu no·m puesc defendre

   

contra sa voluntat;

65  

trop mi vol car vendre

   

son prez e sa beutat

   

e re

   

non i trueb de merse.

   

Ancar m’er atendre,

70  

pos tant ai esperat,

   

son be,

   

oc, e sa bona fe,

   

q’ill es tan pros, tan gaia e cortesa

   

qe·m donara s’amor qe ll’ai tan qesa:

75  

si non o fai en blasme sia presa.

   

 

   

VI.

   

Bells Compainhos, Dieus salv la Genoesa

   

a cui ieu ai tan lonc temps s’amor qeza,

   

qar anc genzer non fon d’amor enqesa.

 

 

Traduzione [FS]

I. Dama valente e di alto rango, cortese e perfetta, sarà un torto se la vostra gaia persona degna di stima mi inganna così, perché cantando vi ho tanto lodata che, se avessi detto altrettanto di Dio, la mia anima sarebbe iscritta là dove risiede San Giovanni per ricompensa, più che quella di qualsiasi pellegrino; e giacché vi piace essermi così lontana, come se fossi di Edessa o di Spagna, pregherò Dio di paralizzarvi con la gotta.

II. Ma dal momento che vi aiutano tanto Gioventù e Bellezza, ed il vostro nobile pregio è innalzato a gran voce, e siete celebrata dai migliori da ogni parte del mondo, o dama, vi domando soccorso; altrimenti che una febbre acuta vi stringa i fianchi e la fronte che avete tanto bella e bionda. Non posso fare a meno, o dama, di maledirvi, perché su di me avete troppo potere, giacché io vi sono amico e voi non mi siete amica.

III. Troppo signoreggia su di me il mio sincero cuore desideroso giacché ora mi tormenta per la più gentile che sia mai esistita, troppo mi spinge verso alte incertezze. Lei non lo sospinge? In fede mia, sì, lo incita. Se potessi raggiungerla, un nobile re perfetto ci farebbe là, lo so, un patto eccellente. Non ho la forza, o dama, di separarmi da voi giacché i vostri occhi mi hanno ferito al cuore senza piaga: che una terribile gotta possa farveli perdere entrambi!

IV. Troppo il desiderio mostra la sua forza contro di me: difficilmente credo di scamparne vivo se anche per poco mi va avanti così; presto avrà la mia spoglia perché sono vicino alla fine, se Amore non mi presta soccorso con lei; ma un piccolo bene attutisce un gran male: è in ciò che io ho fiducia. Che onore e il suo valore la preghino per me di degnarsi di accettare che io mi renda alla sua mercé e di osservare gli accordi che ha fatto con me, se non lo fa, che una gotta tremenda la uccida!

V. Dal momento che non vuole prestarmi ascolto, Amore commette un grande peccato, giacché non posso difendermi contro la sua volontà; troppo mi vuole vendere caro il suo pregio e la sua bellezza e non trovo in lei alcuna mercé. Poiché ho tanto sperato, ancora dovrò attendere il suo bene, sì, e la sua buona fede, perché è tanto nobile, tanto gaia e cortese che mi donerà il suo amore che tanto le ho richiesto: se non lo fa che sia biasimata.

VI. Bel Compagno, Dio protegga la genovese, alla quale ho richiesto amore per così tanto tempo, perché mai a dama più gentile fu fatta richiesta d’amore.

 

 

 

Testo: Sanguineti 2012. – Rialto 15.vi.2015.


Mss.: C 237r, M 126r, N 126r.

Edizioni critiche: Jean Boutière, «Les poésies du troubadour Albertet», Studi medievali, 10, 1937, pp. 1-129, a p. 47; Francesca Sanguineti, Il trovatore Albertet, Modena 2012, p. 155.

Metrica: a5’ b6 a5’ b6 a5’ b6 c2 c6 a5’ b6 c2 c6 d10’ d10’ d10’ (Frank 270:1). Cinque coblas singulars formate da quindici versi ciascuna, più una tornada di tre versi. Rime: -icha, -uda, -einher, -orsa, -endre (a), -ans, -atz, -os, -i, -at (b), -ieu, -on, -ai, -ors, -e (c), -ainha, -ia, -aia, -enda, -esa (d). Lo schema metrico va considerato con molta probabilità originale e avrebbe dato vita a una successiva imitazione: lo riutilizza, infatti, Raimbaut de Vaqueiras nel celebre componimento Truan, mala guerra (BdT 392.32), noto come Carros (cfr. Paolo Canettieri, «Descortz es dictatz mot divers». Ricerche su un genere lirico romanzo del XIII secolo, Roma 1995, pp. 66-67; Fabrizio Beggiato, «Raimbaut de Vaqueiras e Albertet: percorsi ed incontri trobadorici nel Monferrato, riflessioni ed interrogativi», in Dalla Provenza al Monferrato. Percorsi medievali di testi e musiche, a cura di Sonia Barillari, Alessandria 2007, pp. 19-27, a p. 25). Si possono, inoltre, riscontrare analogie metriche con il gruppo di testi schedati in Frank 152:1-3 e 153:1, vale a dire con il sirventese di Peire Cardenal, Un sirventes trametray per messatge (BdT 335.68), con quello di Raimon de Tors, Amics Gauselm, si annatz en Toscana (BdT 410.1), con lo scambio di coblas tra Guigo de Cabanas e Joris, Joris, cil qe deziratz per amia (BdT 197.1b = 277.1), e infine con la tenzone tra Joan Lag e Eble d’Uisel, Qui vos dara respieg, Dieus lo maldia (BdT 267.1 = 127.1). Tutti questi componimenti presentano difatti uno schema piuttosto simile, sia nella scelta dei metri che nella loro aggregazione, ma con i tre decenari disposti a inizio strofe. Paolo Canettieri ha avanzato l’ipotesi che questo componimento di Albertet possa essere fatto rientrare nel corpus dei descortz, considerandolo come un possibile descort isostrofico, strutturato cioè stroficamente, ma che si compone al proprio interno di più strutture modulari o periodi. La constatazione di Canettieri parte dall’analisi della strofe di Donna pros e richa, che è trimembre e può essere così rappresentata: a) a5’ b6 a5’ b6; b) a5’ b6 c2 c6 a5’ b6 c2 c6; c) d10’ d10’ d10’, e dal fatto che non ci sono altre testimonianze di canzoni con strofi suddivisibili in tre periodi modulari. Allo stesso tempo altri fattori, tra cui la somiglianza metrica con le due tenzoni e i due sirventesi sopracitati, che come tali devono aver desunto la melodia priva di suddivisioni interne da una canzone preesistente, contribuiscono a rendere più complessa la definizione di descort per Donna pros e richa. A ciò si aggiunga anche l’assenza di un’autodesignazione generica, il confine spesso labile che permette di distinguere con sicurezza una canso da un descort strofico, nonché la posizione che il testo riveste nei mss. N ed M, dove il componimento figura trascritto tra le altre poesie di Albertet, anziché nella sezione consacrata ai descortz all’interno dei due codici. L’insieme di questi dati spinge pertanto Canettieri ad accogliere Donna pros e richa nel corpus dei descortz, in forma tuttavia dubitativa (cfr. Canettieri, «Descortz es dictatz mot divers», pp. 66-69). Diverso è il parere di Billy, che proprio a partire dall’analisi della composizione metrica finisce con escludere il componimento dal corpus dei descortz (cfr. Dominique Billy, «Le descort occitan. Réexamen critique du corpus», Revue des langues romanes, 87, 1983, pp. 1-28, alle pp. 14-15).

Note: Non essendoci elementi interni che permettono una precisa datazione del componimento, quest’ultima appare legata principalmente alla parentela metrica con Truan, mala guerra (BdT 392.32) di Raimbaut de Vaqueiras. Se ammettiamo, come più indizi sembrerebbero suggerire, che sia stato Raimbaut de Vaqueiras a desumere lo schema metrico e forse la melodia da Albertet, ne scaturisce la conclusione secondo cui il componimento albertino doveva già circolare in area ligure-piemontese prima del 1201, anno della presunta composizione di Truan, mala guerra alla corte di Monferrato. Per approfondimenti riguardo alla questione della datazione di Donna pros e richa si rimanda alle Circostanze storiche. Si veda anche a Paolo Canettieri, «Il novel descort di Raimbaut de Vaqueiras (BdT 392,16)», in Studi provenzali e galeghi 89-94 [Romanica Vulgaria, Quaderni 13-14], L’Aquila 1994, pp. 41-80, a p. 77, e id., «Descortz es dictatz mot divers», p. 200. Dall’analisi delle espressioni adottate e, in particolar modo, dall’esame dei rimanti emergono notevoli rapporti di intertestualità anche con altri componimenti di Raimbaut de Vaqueiras e affiora una nutrita serie di debiti contratti con Raimbaut d’Aurenga.

1-15. L’intonazione generale del componimento richiama alla memoria, fin dalle prime battute, il contrasto bilingue di Raimbaut de Vaqueiras, Domna, tant vos ai preiada (BdT 392.7). Sulle diverse possibilità di lettura del testo, che si presta sia ad interpretazioni in senso parodico, cogliendone l’esagerazione caricaturale, sia ad interpretazioni in chiave seria, come disperata canzone dell’amore non corrisposto, con accenti addirittura anticortesi, cfr. rispettivamente Boutière, «Les poésies», pp. 18 e 20; Canettieri, «Il novel descort», pp. 77-79, e id., «Descortz es dictatz mot divers», pp. 200-201.

13-14. Cfr. Raimbaut de Vaqueiras, Domna, tant vos ai preiada (BdT 392.7), vv. 74-75: «No t’entend plui d’un Toesco / o Sardo o Barbarì».

16, 18, 24, 30, 43, 44, 45. I rimanti che figurano in corrispondenza di questi versi trovano un preciso riscontro in Raimbaut de Vaqueiras, Kalenda maia (BdT 392.9), ai vv. 42 ajuda; 36 bruda; 31 aguda; 15 amia; 14 estraia; 13 plaia; 10 traia. In due casi, ajuda e aguda, la ripresa dei rimanti è con aequivocatio, giacché in Albertet il rimante ajuda ha la funzione di verbo, in Raimbaut de Vaqueiras quella di sostantivo, mentre aguda è aggettivo in Donna pros e richa e participio passato in Kalenda maia.

17, 21, 56, 58. Oltre alle serie di rimanti in comune con Kalenda maia, si può osservare un’altra serie in comune con il Carros di Raimbaut de Vaqueiras, che esibisce oltretutto il medesimo schema metrico. Si confrontino perciò i vv. 17 Beutatz; 21 latz; 56 onors; 58 renda con Raimbaut de Vaqueiras, Truan, mala guerra (BdT 392.32), vv. 21 beutatz; 19 latz; 8 onors; 50 renda.

31-45. La terza cobla racchiude un numero considerevole di espressioni e rime che figurano anche nel descort di Raimbaut de Vaqueiras: Engles, un novel descort (BdT 392.16). Le quattro parole in rima in -enher (seinher, destreinher, enpeinher, ateinher) trovano infatti una perfetta corrispondenza con i rimanti aventi la stessa terminazione nella quarta strofe del descort di Raimbaut. In più i due testi racchiudono anche delle espressioni molto simili: si legge trop es de mi seinher (v. 31), q’ara·m fai destreinher (v. 33), trop mi fai enpeinher (v. 35), s’ie·i poges ateinher (v. 39) in Albertet e qu’elh’es don’e senher (v. 45), be·m pot destrenher (v. 44), be·m fes aut empenher (v. 36), s’ie·y puesc atenher (v. 35) in Raimbaut de Vaqueiras. Sul legame tra i due testi, di cui le somiglianze lessicali erano già state individuate da Linskill nella sua edizione di Raimbaut de Vaqueiras (Joseph Linskill, The Poems of the Troubadour Raimbaut de Vaqueiras, The Hague 1964, p. 211), e più in generale sui rapporti di intertestualità tra i due trovatori cfr. Canettieri, «Il novel descort», pp. 75-80, e id., «Descortz es dictatz mot divers», pp. 199-202.

46, 48, 50. Su quattro rimanti in -orsa, tre compaiono identici nella canzone di dubbia attribuzione . . . [nu]ils hom tan . . . [n]on amet (BdT 392.26a), ai vv. 7 [forsa]; 21 estorsa; 35 escorsa. Sul problema dell’attribuzione cfr. Costanzo Di Girolamo, «Raimbaut d’Aurenga (?), . . . [nu]ils hom tan . . . [n]on amet (BdT 392.26a)», Lecturae tropatorum, 2, 2009, pp. 21; l’ipotesi attributiva di Di Girolamo, fondata su pertinenti argomenti, consiste nella possibile appartenenza del componimento alla produzione di Raimbaut d’Aurenga.

61, 63, 65. Le tre parole in rima presenti in questi versi si riscontrano già in Raimbaut d’Aurenga, Una chansoneta fera (BdT 389.40), ai vv. 5 entendre; 45 defendre; 53 vendre. Al v. 53 della canzone di Raimbaut d’Aurenga il rimante vendre figura proprio all’interno della medesima espressione car vendre. Un sintagma simile è contenuto anche in Raimbaut de Vaqueiras, Kalenda maia (BdT 392.9), v. 18: «qe car vendria», altro componimento che esibisce una serie di rime e di rimanti in comune con Donna pros e richa.

76-78. Nella tornada l’intonazione misogina e apparentemente anticortese che caratterizza l’intero componimento si dissolve nella singolare preghiera a Dio affinché possa proteggere e porre in salvo la genovese.

76. Bells Compainhos si configura come un senhal, sebbene non sia possibile definire con certezza chi identifichi in questo caso (cfr. Frank M. Chambers, Proper Names in the Lyrics of the Troubadours, Chapel Hill 1971, p. 99).

[FS]


BdT    Albertet    IdT

Circostanze storiche