Rialto    IdT

 

Albertet, Donna pros e richa (BdT 16.11)


 

Circostanze storiche

 

 

   

La canzone di Albertet Donna pros e richa (BdT 16.11) è caratterizzata soprattutto da due elementi: da un lato, nelle coblas, le maledizioni ai danni dell’amata da parte dell’io lirico, scaturite dalle riflessioni sulla propria sofferenza amorosa; dall’altro, nella tornada, l’augurio che la donna possa godere della salvezza. Con la sola eccezione di Paolo Canettieri, che ha definito il testo «serio» (Canettieri 1994, p. 79, e Canettieri 1995, p. 201), la natura del primo motivo, anticortese, e il suo repentino rovesciamento nel congedo hanno suggerito agli studiosi, a partire da Jean Boutière, di attribuirgli un fine parodico (cfr. Boutière 1937, pp. 18 e 20). Rendendo manifesto il ruolo giocato nella sua composizione dall’orizzonte di attesa del pubblico al quale era destinata, tale circostanza attribuisce alla presentazione del contesto in cui la lirica vide la luce un valore ancor più importante per la sua interpretazione.

L’elemento più utile per collocare la canzone in uno specifico ambiente è l’indicazione dell’origine dell’amata, Genova, come puntualizza il primo verso della tornada. Tale dato ha consentito di mettere in relazione il testo con altre composizioni trobadoriche. Da un lato, esso è stato ricollegato da Paolo Canettieri e poi da Francesca Sanguineti a Bella, tant vos ai pregada (BdT 392.7), il contrasto fittizio di Raimbaut de Vaqueiras con una donna originaria dello stesso comune, incentrato, proprio come Donna pros, sul motivo della supplica dell’innamorato respinta sdegnosamente dall’amata (cfr. Canettieri 1994, pp. 77-78, Canettieri 1995, pp. 200-201, Sanguineti 2009, pp. 4 e 19, e Sanguineti 2012, p. 163, nota ai vv. 1-15). Dall’altro lato, la provenienza della donna ha suggerito a Tobias Leuker di richiamare tre canzoni di Arnaut de Maruelh, ovvero Franquez’e noirimens (BdT 30.13), La francha captenensa (BdT 30.15) e Mout eron doutz miei cossir (BdT 30.19), rivolte a uno (la prima) o più (le altre due) cittadini di Genova (cfr. Leuker 2013, pp. 344-348).

Rispetto alla sola ricostruzione delle circostanze storiche, occorre ricordare in primo luogo le considerazioni di Leuker. Dopo aver respinto l’ipotesi che interpreta il nome utilizzato per indicare i destinatari delle liriche di Arnaut come un senhal, lo studioso ha proposto di attribuire la genesi di La francha captenensa e di Mout eron a Genova e di datarle all’ultimo decennio del XII secolo (ivi, pp. 328-338; cfr. le Circostanze storiche dei testi menzionati, che ne rivedono soltanto le proposte di datazione). In seguito si è concentrato su uno dei temi più frequentati dal canzoniere di Arnaut, ovvero la riflessione dell’io lirico sulla sofferenza amorosa: insieme con la maledizione dell’amata, esso ha permesso di individuare in Donna pros una parodia delle liriche arnaldiane e di interpretarla come «un divertimento per intenditori, categoria, quest’ultima, che comprendeva non solo i trovatori di professione, ma anche il loro pubblico cortigiano» (ivi, p. 347). Dopo aver ricordato che la canzone condivide lo schema metrico con Truan, mala gerra di Raimbaut (BdT 392.32), l’elogio della corte monferrina basato sulla descrizione della vittoria di Beatrice sulle altre dame, lo studioso ha supposto un influsso di questo testo su Donna pros; datando il Carros, come da tradizione, al più tardi nell’estate del 1201 (cfr. le Circostanze storiche), ha quindi individuato in questo anno il termine post quem della canzone, assegnata alla corte malaspiniana di Oramala, dove il trovatore, come testimoniano diversi suoi testi, «durante il secondo decennio del Duecento, soggiornò per un certo periodo, forse lungo, e dove, per la vicinanza geografica di Genova, le poesie di Arnaut [relative al comune] dovevano essere note, se non notissime»; spingendosi oltre, Leuker ha proposto di intendere le maledizioni contro la genovese «come se la vittima dell’attacco, quasi cancellato dalla tornada, fosse la stessa Genova, il centro economico che sempre più metteva in ombra il potere dei feudatari circostanti, ma, nel contempo, ne garantiva il benessere, rifornendo le loro corti di vettovaglie e oggetti di lusso» (ivi, pp. 347-348).

Tali proposte hanno il merito di aver richiamato per la prima volta l’attenzione sul rapporto tra Arnaut e Albertet, ma necessitano di alcune precisazioni. In primo luogo se si ricorda che, tanto per il contenuto letterale (il torneo tra dame) quanto per quello simbolico (la vittoria della corte del Monferrato sui comuni circostanti), il Carros rinvia alla forma del sirventese e che, spesso, è questo genere a riprendere lo schema metrico di una canzone e non viceversa, occorre invertire la direzione del rapporto tra la lirica di Raimbaut e Donna pros ipotizzata da Leuker (cfr. Canettieri 1994, p. 79, Canettieri 1995, p. 201, e Saviotti 2016): il termine ante quem del testo di Albertet, dunque, non può essere posteriore all’estate del 1201.

Tale innalzamento della datazione della canzone ha ricadute anche sulla localizzazione della sua genesi. Concentrandosi ancor più dettagliatamente sui rapporti tra il trovatore e Raimbaut si osserva che, tra gli ultimi anni del XII secolo e i primi del XIII, i due trovatori composero diverse liriche in stretto contatto tra loro. A proposito della stessa Donna pros, già messa in relazione con Bella, tant vos e con Truan, mala gerra, è stato osservato che «due lunghe serie di rimanti in comune l’una con l’estampida, Kalenda maia (BdT 392.9), e l’altra con il Carros, [...] si intrecciano alla corrispondenza dei rimanti in -enher della terza cobla con quelli aventi la stessa terminazione nella quarta strofe del descort di Raimbaut, Engles, un novel descort (BdT 392.16), all’interno oltretutto di stilemi simili»; allo stesso modo si è rilevato che «[l’]estampida di Raimbaut de Vaqueiras esibisce, a sua volta, altri otto rimanti che sono stati poi ripresi da Albertet nella canzone II [Ab son gai e leugier (BdT 16.2)]» (Sanguineti 2012, p. 43, con rinvio alle note dei singoli testi di Albertet e a Beggiato 2007, pp. 23-27). Tutti i testi di Raimbaut citati sono datati tra il 1197 e il 1201 e sono dedicati a Bonifacio, lo stesso nobile cui è indirizzata anche Ab son gai, collocabile dunque al più tardi nel 1207 (cfr. rispettivamente Linskill 1964, pp. 21-22 e Sanguineti 2012, pp. 89-90). La corte monferrina assume così un ruolo di primissimo piano nello sviluppo dei rapporti poetici tra i due trovatori, al punto da consentire di ricondurvi anche Donna pros, tralasciando anche la possibilità di una sua localizzazione in Savoia (così accennano Canettieri 1994, p. 79, e Canettieri 1995, p. 201, sulla base dell’invio dei vv. 51-52 di Ab son gai, oltre che a Bonifacio, alla «pro comtessa gaia / de Savoia»).

Tale ricostruzione può essere supportata ritornando alle riflessioni di Leuker su Arnaut de Maruelh e dando il giusto rilievo al suo soggiorno, testimoniato dal congedo di Si·m destreignetz, domna, vos et amors (BdT 30.23), presso la medesima aula monferrina durante la reggenza di Bonifacio: la presenza di Arnaut in questa corte permette di ipotizzare che Donna pros sia stata presentata per la prima volta in questo contesto mentre vi erano ospitati sia lui sia Raimbaut. Il riecheggiamento simultaneo dei contenuti di Bella, tant vos da un lato e, dall’altro, di La francha captenensa e di Mout eron, consente infatti di supporre che, con la sua canzone, Albertet abbia voluto stabilire un rapporto diretto tra queste liriche per rendere omaggio ai loro autori. Incentrato sul nome di Genova, il sottile gioco letterario a esso sotteso sarebbe stato successivamente rilanciato dalla ripresa dello schema metrico del testo da parte del Carros, l’allegorica celebrazione della vittoria dell’aula di Bonifacio sui comuni che chiude il cerchio: con esso Raimbaut, l’iniziatore del gioco, torna alla derisione diretta dei nemici delle corti che caratterizza il contrasto, composto presso i Malaspina proprio per irridere la Compagna (cfr. Caïti-Russo 2006 e, più in generale, Bampa 2017).

 

 

Bibliografia

 

Bampa  2017

Alessandro Bampa, «Prodromi del cenacolo genovese: i trovatori occitanici nei territori della Compagna», in L’Italia dei trovatori, a cura di Paolo Di Luca e Marco Grimaldi, Roma 2017 (in stampa).

 

Beggiato 2007

Fabrizio Beggiato, «Raimbaut de Vaqueiras e Albertet: percorsi ed incontri trobadorici nel Monferrato, riflessioni ed interrogativi», in Dalla Provenza al Monferrato. Percorsi medievali di testi e musiche. Atti del Convegno (Rocca Grimalda - Ovada, 26-27 giugno 2004), a cura di Sonia Maura Barillari, Alessandria 2007, pp. 19-27.

 

Boutière 1937

Jean Boutière, «Les poésies du troubadour Albertet», Studi medievali, 10, 1937, pp. 1-129.

 

Caïti-Russo 2006

Gilda Caïti-Russo, «Appunti per una lettura Malaspiniana del contrasto bilingue di Ramblado di Vaqueiras», in Poeti e poesia a Genova (e dintorni) nell’età medievale. Atti del convegno per Genova Capitale della Cultura Europea 2004, a cura di Margherita Lecco, Alessandria 2006, pp. 189-204.

 

Canettieri 1994

Paolo Canettieri, «Il novel descort di Raimbaut de Vaqueiras (BdT 392,16), in Studi provenzali e galeghi 89-94, L’Aquila 1994, pp. 41-80.

 

Canettieri 1995

Paolo Canettieri, “Descortz es dictatz mot divers”. Ricerche su un genere lirico romanzo del XIII secolo, Roma 1995.

 

Leuker 2013

Tobias Leuker, «Le poesie “genovesi” di Arnaut de Maruelh, Raimbaut de Vaqueiras e Albertet», Medioevo romanzo, 37, 2013, pp. 327-348.

 

Linskill 1964

Joseph Linskill, The Poems of the Troubadour Raimbaut de Vaqueiras, The Hague 1964.

 

Sanguineti 2009

Francesca Sanguineti, «Albertet, Donna pros e richa (BdT 16.11)», Lecturae tropatorum, 2, 2009, 25 pp.

 

Sanguineti 2012

Francesca Sanguineti, Il trovatore Albertet, Modena 2012.

 

Saviotti 2016

Federico Saviotti, Rialto 5.ix.2016.

 

Alessandro Bampa

8.iii.2017


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