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Albertet · Peire (Peire de la Mula ?), En Peire, dui pro cavallier (BdT 16.15)


 

Circostanze storiche

 

 

   

Il partimen discute l’alternativa tra due amanti che desiderano la stessa donna e si comportano in modo generoso e liberale, dei quali l’uno sa comunque trarre vantaggi e profitto, mentre l’altro guasta e dà fondo all’intero patrimonio.

Il primo interlocutore è senza dubbio Albertet, come certificano le rubriche. Per il secondo è stato proposto il nome di Peire Raimon de Tolosa da Boutière 1937, p. 19, in forma ampiamente dubitativa, perché questo trovatore frequentò i Malaspina celebrando sia Guglielmo sia Corrado sia l’intera famiglia (Pos vei parer la flor el glay, BdT 355.13; Si com celui q’a servit son seingnor, BdT 355.16; Era pos l’ivernz fraing los broz, BdT 355.4; cfr. Cavaliere 1935, p. VII). Harvey -Paterson 2010, p. 86 ritengono che se di costui si tratta, deve essere il trovatore di tal nome più antico (Peire Raimon de Tolosa lo vielh), ma ciò non è esatto, perché Peire Raimon l’antico è dei due omonimi quello attivo in Spagna e Linguadoca, ma non in Italia, dove invece si suppone attivo il Peire Raimon de Tolosa più giovane.

Guida 2009, pp. 181-192, ripreso da Guida - Larghi 2014, pp. 402-403, ha proposto invece il nome di Peire de la Mula, congruo per luogo ed epoca d’attività (corte dei marchesi del Carretto), per attestazioni nei documenti, per inclinazioni letterarie e socio-economiche. Guida stesso non dà la questione per accertata, in quanto non fondata su dati positivi (accetta, invece, l’identificazione senza remore Sanguineti 2012, p. 313); e in effetti, si rileva una certa discrepanza tra l’oscuro giullare divenuto, secondo la vida, trovatore di coblas (Dels joglars servir mi laisse, BdT 352.1; Una leis qu’es d’escoill, BdT 352.3) e sirventesi (Ja de razo no·m cal metr’en pantais, BdT 352.2) e l’uomo che firma i documenti dei marchesi del Carretto ospitandoli in casa propria, descritto dallo studioso quale esperto uomo di corte che aveva scalato la piramide sociale e distinto cultore delle lettere e della musica. Che, inoltre, il luogo di nascita di Peire, detto de Sancto Egidio in uno dei documenti, vada identificato con Saint Gilles du Gard, è quanto meno dubbio per un trovatore operante tra Piemonte e Liguria, giacché nell’Italia del Nord esistono varie fondazioni abbaziali dedicate al santo e nei pressi di Torino si rinviene il borgo di San Gillio. Se poi, come dice Guida, era il trovatore più esperto e rispettato a proporre l’argomento (qui Albertet), mal si spiega perché Albertet si rivolga a Peire con reverenza utilizzando la particella En (l’identico uso in Palais, Mout se feira de chantar bo recreire, BdT 315.4, è facilmente interpretabile come denigratorio), mentre non viene mai ricambiato con altrettanto sussiego e viene anzi bonariamente incalzato con l’apostrofe Amics. Non credo, tuttavia, che vi siano altri elementi di contraddizione, né tanto meno candidati migliori all’individuazione dell’interlocutore di Albertet, per cui l’identificazione è, a mio avviso, ragionevole.

Quali giudici del partimen vengono scelti da Albertet e confermati da Peire Maria d’Oramala e il suo valen fraire Guglielmo Malaspina (str. VII), celebrati da Albertet anche in Ab joi comensi ma chanso (BdT 16.1). Il testo è inviato ad Oramala da Maria, il che implica che la prima esecuzione del partimen non è avvenuta nel celebre castello malaspiniano né alla presenza di Maria; Guida 2009, p. 179, ritiene che non sia avvenuta nei domini dei Malaspina. Quanto a Guglielmo, però, la formulazione di Albertet (aia ab se / En Guillem) non può né confermare né smentire la sua presenza alla prima rappresentazione. In ogni caso, è verosimile, come tacitamente suggerisce Guida 2009, p. 186, che si tratti di un componimento ad uso di quelle famiglie legate da antiche alleanze e da rapporti di frequentazione, che giustificano l’elaborazione dello scambio poetico in una corte e il giudizio sulla questione in un’altra. Dunque, è plausibile l’elaborazione di un componimento creato in una delle occasioni di contatto personale, non infrequenti almeno tra i rampolli maschi dei del Carretto presso cui si era stabilito Peire de la Mula, dei Malaspina, dei Monferrato, e inviato per il giudizio ai membri “assenti” della comitiva.

Quanto alla data, è certamente anteriore all’aprile 1220, quando Guglielmo muore. Della carriera di Peire de la Mula non si hanno date precise (i documenti che lo riguardano vanno circa del 1190 al 1210; le sue coblas e il sirventese non sono facilmente databili); si ritiene Albertet attivo in Italia dai primi anni del XIII secolo. In questo modo, il testo va collocato entro un arco temporale ampio, tra il 1200 e il 1220.

 

 

Bibliografia

 

Boutière 1937

Jean Boutière, «Les poésies du troubadour Albertet», Studi medievali, n. s. 10, 1937, pp. 1-129.

 

Cavaliere 1935

Alfredo Cavaliere, Le poesie di Peire Raimon de Tolosa, Firenze 1935.

 

Guida - Larghi 2014

Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2014.

 

Guida 2009

Saverio Guida, «Trovatori provenzali in Italia: chiose al partimen tra Albertet e Peire (BdT 16,15)», Revista de Literatura Medieval, 21, 2009, pp. 173-193.

 

Harvey - Paterson 2010

Ruth Harvey - Linda Paterson, The Troubadour “Tensos” and “Partimens”. A Critical Edition, Cambridge 2010.

 

Sanguineti 2012

Sanguineti, Francesca, Il trovatore Albertet, Modena 2012.

Giorgio Barachini

16.iii.2018


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