Rialto    IdT

461.147

 

   

Anonimo (Arnaut Catalan?)

 

 

 

 

   
   

I.

   
   

L’altrer fui a Calaon,

 

L’altro giorno ero a Calaone, in un castello bello e buono, ove trovai donna di pregio … che tanto piacente mai non vidi, e mai nessuno ne aveva descritto una tale … tanto è il suo valore ricco e buono, posto in nobili fattezze.

   

en un chastel bel et bon,

 
   

on trovei donna prezan

 
4  

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 
   

c’anc tan placent non vi mais,

 
   

et hanc om tal non retrais

 
   

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

 
8  

tant es sos pretç cars e bons,

 
   

assis en belas faisons.

 
   

 

   
   

II.

   
   

Na Johana, pretç e jais

 

Donna Giovanna, valore e gioia vi guidano e vi governano e vi nutrono; e se io ne sono felice non ve ne meravigliate, giacché il più triste lo rendete gioioso.

   

vos guid’e·us capdel’e·us pais,

 
12  

donna; e s’eu en soi gais

 
   

non en meravelies vos,

 
   

qe·l plus marrit fatz joios.

 

 

 

 

Testo: Luca Gatti, Rialto 24.iii.2017.


1. L’incipit del componimento richiama uno stilema tipico della pastorella, tanto frequentato da costituire una marca di genere. Ad ogni modo, il gioco allusivo si esaurisce nella cobla, lasciando spazio a toni encomiastici nella tornada: non a caso, il testo fu escluso da La Pastourelle dans la poésie occitane du Moyen-Age, textes publiés et traduits, avec une introduction, des notes et un glossaire, par Jehan Audiau, Paris 1923 (cfr. pp. v-vi). Occorre inoltre considerare come nel canzoniere Q il trittico di componimenti relativi a Calaone sia seguito da Quant escavalcai l’autrer (BdT 461.200), anch’esso unicum del canzoniere nonché testo sostanzialmente riconducibile al genere della pastorella. Quant escavalcai l’autrer (BdT 461.200), composto con ogni probabilità da un giullare che gravitava attorno alla corte dei Malaspina, condivide almeno in parte l’ambientazione di L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147): il protagonista cavalca infatti verso il castello di Montigiano. – a Calaon: la lezione del manoscritto accalaon presenta raddoppiamento fonosintattico, tratto imputabile alla lingua del copista e riscontrabile anche in Ki de placers e d’onor (BdT 461.209a), v. 8. Su Calaone vedi Antonio Petrossi, «Na Iohana», pp. 39-43; in particolare, per uno studio di approccio archeologico-topografico alla problematica dell’incastellamento nei Colli Euganei, vedi Diego Calaon, «“Incastellamento” nei Colli Euganei: progetto di ricerca e risultati preliminari», Terra d’Este. Rivista di storia e cultura, 21, 2001, pp. 127-158. In Ses desir e ses razo (BdT 457.35) di Uc de Saint-Circ una cobla conservata dal solo canzoniere D, ma con ogni probabilità autentica, è indirizzata a Calaone e a Giovanna: «Ves lei c’onra Calaon / voill que ma chanchons s’eslais, / on beautat e prez verais / an en lei faita maisson; / qu’ill viu a bon onrat resson, / na Joana, on toz bos faitz s’enansa / tan avinen, c’us no·ll’en mou mesclansa, / anz los trop toz acordar d’un voler / el sieu ric prez lialmen mantener», per cui vedi Folena, «Tradizione e cultura trobadorica», pp. 53-54.

9. belas faisons. Vedi anche Peire Raimon de Tolosa, Tostemps aug dir q’us ioys autre n’adutz (BdT 355.18), vv. 55-59: «Prez e valor, beltat, ioi et ioven, / ses faillimen, / e toz bos aibs, totas belas faisos / ha Na Beatrix d’Est, q’anc non cre qe fos / don’ ab tan bes ses tota malestansa».

11. Si accoglie la proposta ricostruttiva di Lewent. Dal momento che i sostantivi sono coordinati e precedono il verbo, quest’ultimo si presenta al singolare (cfr. Frede Jensen, Syntaxe de l’ancien occitan, Tübingen 1994, § 478).

14. La contrapposizione fra la semantica del joi e quella del marrimen si rinviene anche nella canzone di Arnaut Catalan Anc per null temps no·m donet iai (BdT 27.4), v. 11: «de leis, qe·m ten marrit ioios», e vv. 39-40: «per q’ieu iratz non mi puesc esiauzir / plus q’oms iauzenz, tant qant a ioi, marrir».

[LG]


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