Premessa

An, Molt m’agrada trobar d’invern ostage (BdT 461.170b)

 

 

 

 

Cobla di plazer anonima serbata unicamente in N, dove chiude la sezione di Peire Milo. È infatti l’ultimo di quattro testi finora considerati estranei alla sezione (accodati ad essa après coup e casualmente, per riempire il bianco rimasto al suo termine), ma che invece devono esservi stati volutamente inseriti, dal curatore o già dalla fonte di N, il primo (la cobla BdT 349.3), che è rubricato Peire Milon, come opera autentica del trovatore, gli altri tre, adespoti, come items di probabile paternità miloniana [1]. Sembra in effetti possibile annettere seppur dubitativamente la cobla (edita in precedenza unicamente da Hermann Suchier, 1883) alla produzione di Peire Milo, anche se la scena di taverna che vi è disegnata, con la tecnica anaforica tipica dei plazer, è solo un quadretto di genere, troppo convenzionale per fornire indizi attributivi [2]: gran parte dei desiderabilia elencati – un fuoco vivace, abbondanza di vino e carne e pane, una stuzzicante presenza femminile – dovevano essere fra i più canonicamente connessi all’idea di bon ostage, dacché non solo se ne vede sparsamente predicata la gradevolezza dal presunto iniziatore del genere plazer, Bertran de Born [3], e per contro deprecata la mancanza dagli enuegs del Monge de Montaudo [4], ma li si trova già riuniti nel più antico esemplare di ‘buon ostello’ trobadorico, quello sia pur privato, e non aperto al pubblico, che descrive Guglielmo IX nel vers del gatto rosso [5]. Soli dettagli inconsueti sono il bel tovagliato, l’ampio assortimento di carni e la possibilità di non pagare il conto, ma concludere altrimenti la serata, e cioè, par di capire, facendo l’amore con la bel’osta compiacente.

Anche sotto il rispetto metrico la cobla non si mostra originale: segue lo schema abbaccdd come altri 303 componimenti, e come 101 di questi lo realizza interamente in décasyllabes [6]; usa inoltre le stesse rime (a = -age, b = -eia, c = -is, d = -ida) della canzone di Guillem de Cabestaing BdT 213.7, Mout m’alegra doussa votz per boscatge (Frank 577:151, ma nella V strofa Frank 382:51) e del suo contrafactum, il sirventese-canzone di Bertran de Born lo fills BdT 81.1a, Un sirventes voil obrar d’alegratge (Frank 577:150) [7], talché si è già proposto che ne sia anch’essa un contrafactum [8]; ulteriore contatto (fin qui non rilevato) con questi due testi è l’impiego come rimante d’una varietà rara del cong. pres. di esser, seia, che si trova alla terza pers. sing. nella cobla (v. 2) come nel sirventese-canzone (v. 10) [9], e alla prima sing. nella canzone (v. 18). 

Nessuno di questi due testi è contenuto in N, dove però ne figura un altro – l’unico altro, fra tutti quelli che declinano lo schema abbaccdd in décasyllabes – che al pari di essi e della cobla ha a, b, d femminili e c maschile (a = -aire, b = -ura, c = -en, d = -ensa): si tratta della canzone BdT 349.2, A vos, Amors, voil retrar mon afaire, che compare nel manoscritto immediatamente prima della cobla, come penultimo degli adespoti posti nel finale della sezione miloniana, e che è intestata concordemente dagli altri due latori (Ma) a Peire Milo. Che la cobla non sia stata accostata per caso a questa canzone pienamente omometrica, ma sia sembrata attribuibile al medesimo autore [10] e dunque al titolare della sezione, potrebbe essere comprovato in primo luogo dal fatto che il suo rimante raro, seia, occorre già, anche all’interno del verso, in uno dei testi rubricati della sezione, la canzone BdT 349.8, S’eu anc d’amor sofers ni mal ni pena, riconosciuta a Peire Milo anche da IKdMa; e si noti, fra l’altro, che seia è in rima anche in un’altra canzone ascritta al trovatore (dall’unico relatore a), BdT 349.5, Pos l’us auzels envas l’autre s’atura, sicché è quasi una marca miloniana. In secondo luogo la cobla esibisce, sia pur fuori rima, una quantità di infrazioni flessive che, data la semplicità sintattica e concettuale del dettato, riesce difficile imputare tutte alla distrazione del copista, e che paiono invece in linea con la lingua deviante propria ai testi miloniani raccolti in N (e/o in altri canzonieri).