Rialto    IdT

461.204

 

 

 

Anonimo

 

 

 

 

 

 

Quan Proensa ac perduda proeza

 

 

e pretz e ioy e valor e totz bes,

 

 

tengron tot dreg tug marrit – de que·m peza –

4

 

lai on estan ab gaug als Genoes;

 

 

e quar ylh no sabian la via,

 

 

agron la Flor de cortezia,

 

 

que·ls capdelhet tro lai per son plazer,

8

 

que de «Rogier» a sobrenom per ver.

 

 

 

 

 

E quar li pron de Geno’an largueza,

 

 

ar reten om na Guillelma, so·m pes,

 

 

quar elha es sobr’autras plus corteza,

12

 

que sap d’amor e de ioy tot quan n’es;

 

 

qu’ilh a beutat ses maestria

 

 

e solatz ab plazent cuynhdia:

 

 

per qu’hom lo·y deu a gran valor tener,

16

 

si·l genoes la sabon retener.

 

 

 

 

 

Si Dieus m’agues donat tan de riqueza

 

 

qu’ie·us conogues enans que sai vengues,

 

 

ia no·m fer’hom en Proensa greveza

20

 

que a sofrir tot leu no·m paregues,

 

 

ab q’ieu agues vostra paria;

 

 

mas quan vinc sai, yeu no sabia

 

 

que tan de be tras mi lai remazes,

24

 

que no cujetz qu’ieu partir m’en volgues.

 

 

 

 

 

E no m’en part, an, suy ab vos empreza

 

 

per la valor que de vos ai apres;

 

 

mas l’enveya que s’es en mon cor meza

28

 

de vos vezer, no sai quo s’en pogues

 

 

issir iamais, s’ieu no·us vezia;

 

 

ans, sai que deziran murria,

 

 

que ses vista dels huelhs non pot aver

32

 

cor deziros adrechamen plazer.

 

 

 

 

 

Si tot no·us vey si cum volria,

 

 

l’uelh del cor vos vezon tot dia,

 

 

qu’anc pueys no·us puesc gitar a non-chaler,

36

 

pus auzi dir co·us sabetz captener.

 

 

 

 

 

Belha de Rogier, s’ieu podia,

 

 

vostre gen cors plazen veyria,

 

 

qar a totz selhs que vos van lai vezer

40

 

faitz pretz de vos e gran lauzor tener.

 

 

Traduzione [FG]

I. Quando Provenza ebbe perduto virtù e pregio e gioia e valore e ogni bene, si diressero subito tutti afflitti – il che mi dispiace – là dove se ne stanno con gioia tra i genovesi; e poiché non conoscevano la strada, ebbero il fiore di cortesia, che li guidò fino a là con il suo fascino, che invero ha l’appellativo di «Rougier».

II. E poiché le persone di valore di Genova sono generose, ora donna Guglielma viene trattenuta, così credo, perché è più cortese di tutte le altre, perché sa tutto quanto ne è dell’amore e della gioia, [lei] che ha bellezza senza artificio e amabilità con grazia leggiadra: per questo glielo si deve riconoscere a gran merito, se i genovesi sanno trattenerla.

III. Se Dio mi avesse dato tanta ricchezza da potervi conoscere prima che arrivassi qui, non mi si sarebbe potuto far provare alcun disagio in Provenza da non sembrarmi leggero da sopportare, a condizione di godere della vostra compagnia. Ma, quando venni qua, non potevo immaginare che là, dietro di me, rimanesse tanto bene: non crediate che io avrei voluto separarmene.

IV. E non me ne separo, anzi, grazie al valore che da voi ho appreso, sono con voi [che siete] trattenuta; e, se non vi vedo, non so come la voglia di vedervi che si è impossessata del mio cuore se ne potrebbe mai andare; al contrario, so che morirei di desiderio, perché un cuore bramoso non può ottenere vera contentezza senza la vista degli occhi.

V. Anche se non vi vedo come vorrei, gli occhi del cuore vi vedono sempre, perché non vi posso mai più ignorare, dopo aver sentito parlare del vostro contegno.

VI. Bella di Rougier, se io potessi, contemplerei la vostra nobile persona affascinante, perché irradiate pregio facendovi molto considerare da tutti coloro che vengono a trovarvi laggiù.

 

 

 

Testo: Gambino 2003, con modifiche di ab limitate all’uso della punteggiatura e delle maiuscole. – Rialto 8.iii.2017.


Ms.: C 386r.

Edizioni critiche: Oskar Schultz-Gora, Die provenzalischen Dichterinnen. Biographien und Texte nebst Anmerkungen und einer Einleitung, Leipzig 1888, p. 31; Angelica Rieger, “Trobairitz”. Der Beitrag der Frau in der altokzitanischen höfischen Lyrik. Edition des Gesamtkorpus, Tübingen 1991, p. 235; Peter T. Ricketts, Contributions à l’étude de l’ancien occitan. Textes lyriques et non-lyriques en vers, Birmingham 2000, p. 72; Francesca Gambino, Canzoni anonime di trovatori e “trobairitz”, Alessandria 2003, p. 27.

Altra edizione: Francesca Gambino, Rialto 3.ii.2005 (testo Gambino).

Metrica: a10’ b10 a10’ b10 c8’ c8’ d10 d10 (Frank 382:70). Quattro coblas unissonans di otto versi, seguite da due tornadas di quattro. Rime: -eza, -es, -ia, -er (-es nella terza cobla). Il modello metrico e rimico è la canzone di Peirol, M’entencio ai tot’en un vers mesa (BdT 366.20; Frank 382:67), imitata da altri tredici testi.

Note: Canzone composta in Provenza da un trovatore italiano per celebrare Guillelma de Rozers, appena trasferitasi a Genova (cfr. le Circostanze storiche).

1-2. Il cenno al declino della Provenza, dovuto alla partenza della donna, ha suggerito ad Angelica Rieger di intravvedere nell’incipit un’allusione a uno dei motivi più caratteristici del planh, ovvero la scomparsa delle virtù dal mondo terreno a seguito della morte di un personaggio celebre o dell’amata (cfr. Rieger, “Trobairitz”, p. 238). Nel contesto italiano si vedano, in generale, con l’elenco delle qualità annientate dalla morte di Guglielmo Malaspina, la prima cobla di Ara par be que valors si desfai di Aimeric de Pegulhan (BdT 10.10) e, in particolare, per il legame diretto tra la dipartita dell’amata e il declino della sua terra d’origine, la tornada di Eu non chan ges per talan de chantar di Lanfranc Cigala (BdT 282.7). Notevole in quest’ultimo planh il gioco etimologico del v. 10 («de pretz prezat e de valen valor»), che richiama la pseudo-etimologia del v. 1 della canzone (Proensa/proeza).

4. Il verso introduce la contrapposizione tra la Provenza e Genova, ovvero tra la patria della donna, afflitta dalla sua partenza, e il comune in cui si era trasferita, nuova sede della floridezza.

6-8. Il passo prima allude al paese d’origine di Guillelma con una sorta di senhal floreale (v. 6), poi lo nomina esplicitamente (v. 8). Rogier è stato riferito prima a Rosière, nel dipartimento di Ardèche; poi a Roziers, nel dipartimento di Lozère, e a Roser de Saint-Gilles, nel dipartimento di Gard; infine, a Rougiers, nel dipartimento di Var, situato nelle vicinanze di Brignoles, una delle sedi della corte di Raimondo Berengario V (cfr. le indicazioni dettagliate di Gambino, Canzoni anonime, pp. 29-30, nota 8).

11-14. L’elogio di Guillelma ripropone gli stereotipi della produzione trobadorica: senza addurre alcun dettaglio specifico, esso si focalizza tanto sul suo valore morale quanto sulla sua bellezza.

15-16. Il distico conclusivo della seconda cobla riprende quello con cui essa si apre, legando nuovamente la lode dei genovesi all’ospitalità offerta a Guillelma.

18. Come al v. 22, l’avverbio deittico di luogo sai è stato riferito da Gambino, Canzoni anonime, p. 36, nota al v. 18, a Genova. Esso tuttavia non può che indicare la Provenza, nominata esplicitamente al verso successivo: l’opposizione tra la patria di Guillelma e il comune italiano tratteggiata nell’esordio impone di riferire a Genova il correlativo lai ricco di ogni qualità (che Gambino riconduce invece alla Provenza), in cui il trovatore colloca la donna al v. 23. Il passo introduce il topos dell’amante ses vezer: il poeta esalta Guillelma senza aver mai avuto modo non solo di conoscerla, ma addirittura di vederla.

25. Con part, che riprende partir del v. 24, la strofe si unisce alla precedente attraverso il collegamento delle coblas capfinidas. Come osservato da Gambino, Canzoni anonime, pp. 37-38, nota al v. 25, empreza pone ancora diversi problemi. Un possibile intervento sull’unico testimone del testo potrebbe portare a congetturare la lezione en preza e a tradurre il secondo emistichio del verso con ‘anzi, sono in vostro potere’ (così implicitamente Schultz-Gora, Die provenzalischen Dichterinnen, p. 31, e Rieger, “Trobairitz”, p. 237, n. 473); il sintagma creato da tale intervento tuttavia non è altrimenti attestato. Allo stesso modo, priva di prove che possano supportarla è anche l’ipotesi della stessa Gambino che, riferendolo a Guillelma, interpreta il termine come participio passato femminile del verbo prendre.

28-32. L’insistenza sul verbo vezer del passo, ripreso dalle due tornadas, richiama il topos introdotto al v. 18, concentrandosi sull’importanza della vista per la nascita del sentimento amoroso.

34. Per il motivo degli occhi del cuore, cfr. la relativa nota al verso di Gambino, Canzoni anonime, pp. 39-40 e la bibliografia che vi è indicata.

[ab]


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