I. 1 faig] fag K 3 jorn] jor K; mielz] miel IK 8 cum] con K; volguist] volgist K II. 14 faig] fag K; desonors] desenors I 15 forostada] foros(t)ada I, forostada K 17 partz] part I 18 on posc’om pros gandir] hom poscom i pros gandir I III. 19 demenan] demenen IK 20 disen] disem I, dissen K 21 seignor] seigner I 22 toutz] totz IK; seigner] seignor IK 23 dejam] deian IK 24 conseillatz] conseilatz K 27 lor] lur K IV. 31 tolt] tot IK 32 emperaire ] empaire I 33 totz] tot IK 34 lor] lur K 35 pogran] pogra IK 36 plaisen] plaisem I V. 40 mieu] meu K 42 falsetatz] falsetat IK 43 la] lai IK; trobares] troberes K VII. 52 juven] juen I, ju‹u›en K (la u è stata aggiunta nell’interlineo da un correttore); faig] faiz I
Nota al testo Data la natura gemellare di IK, da cui tradizionalmente si postula l’antecedente gröberiano k, lo scrutinio delle varianti conferma la presenza di un antigrafo comune. L’unica convergenza certa in errore non poligenetico è 19 demenen, scorretto in ragione della rima. L’archetipo si intravede a 3 miel, 21 seigner, 52 iuen (dove K emenda in interlineo). Le varianti non pongono difficoltà per la constitutio textus. Grafia: I.
Testo: Grimaldi 2010. – Rialto 23.iv.2015. Mss.: I 199v, K 185r. Edizioni critiche: Nicola Zingarelli, Re Manfredi nella memoria di un trovatore, Palermo 1907, p. 4; Giulio Bertoni, «Il ‘Pianto’ provenzale in morte di Re Manfredi», Romania, 45, 1914, pp. 167-176; Antoine de Bastard, «La bataille de Bénévent (1266). II», Revue des langues romanes, 80, 1973, pp. 95-117; Marco Grimaldi, «Anonimo, Totas honors e tuig faig benestan (BdT 461.234», Lecturae tropatorum, 3, 2010. Altre edizioni: Giulio Bertoni, I Trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915, pp. 176-177, pp. 480-481; Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, II, pp. 234-238. Metrica: a10 b10 a10 c10’ c10’ b10 b10 d10 d10 (Frank 444:2). Cinque coblas unissonans formate da nove décasyllabes, più due tornadas di quattro versi. Il modello metrico diretto è il planh di Gaucelm Faidit Fort chauza es que tot lo major dan (BdT 167.22) da cui l’anonimo riprende, come sottolinea Bastard, l’intera serie delle rime ed un buon numero di rimanti. I vv. 14, 20, 25, 42, non cesurati e con accento di sesta, il v. 33 con cesura enjambante ed il v. 47 con cesura ‘debole’ e accento di sesta, andrebbero considerati, secondo Dominique Billy, «Le flottemente de la césure dans le décasyllabe des troubadours», Critica del Testo, 2, 2000, pp. 587-622, prove dell’italianità metrica dell’autore. Nota: Planh anonimo per la morte di Manfredi di Svevia (26 febbraio 1266), di datazione incerta ma presumibilmente composto a ridosso della morte del re (si vedano le Circostanze storiche). È tradito esclusivamente dai manoscritti IK in una sezione terminale che costituisce un’eccezione alla tripartizione per generi e che raccoglie, caso unico nella tradizione manoscritta trobadorica, un gruppo di soli compianti (I: cc. 197v-199v; K: cc. 183r-185r; vd. Paola Allegretti, «Il geistliches Lied come marca terminale nel canzoniere provenzale C», Studi medievali, 33, 1992, pp. 721-735; Walter Meliga, «Le raccolte d’autore nella tradizione trobadorica», in «Liber», «fragmenta», «libellus» prima e dopo Petrarca. In ricordo di d’Arco Silvio Avalle (Seminario internazionale di studi, Bergamo, 23-25 ottobre 2003), a cura di Fabrizio Lo Monaco et al., Firenze 2006, pp. 81-91, alle pp. 86-87; Grimaldi). La silloge si apre con uno dei planhs più famosi, copiati e probabilmente eseguiti della tradizione trobadorica: Fort chauza es que tot lo major dan (BdT 167.22) di Gaucelm Faidit per la morte di Riccardo Cuor di Leone (marzo 1199) e si chiude appunto con il canto dell’anonimo in morte del re svevo, che di Fort chauza è un contrafactum ed è anche la poesia più recente del gruppo. La sezione va ricondotta ai materiali tardivi pervenuti alla fonte comune dei due manoscritti (vd. Grimaldi, pp. 2-6) e ancor più tardo è il planh per Manfredi. È possibile che l’autore di Totas honors fosse italiano; già Bertoni elencò una serie di italianismi (Bertoni 1914, p. 171; Bertoni 1915, pp. 176-177) e gli studi successivi hanno confermato come anche sul piano metrico il componimento abbia caratteristiche in parte riconducibili a un autore peninsulare (Billy 2000, p. 606); ma si tenga presente che anche il copista del modello di IK era italiano (si veda Luciana Borghi Cedrini, «Lingua degli autori e lingua dei copisti nella tradizione manoscritta trobadorica», in I trovatori nel Veneto e a Venezia. Atti del Convegno Internazionale (Venezia, 28-31 ottobre 2004), a cura di Giosuè Lachin, presentazione di Francesco Zambon, Roma-Padova 2008, pp. 325-346, a p. 336). [MG] |