[1] Escluse le aggiunte fascicolari al libro originario (cc. 1-130).

[2] BdT 461.82 (G 253) su una cobla anonima, 461.202 (G 254) su Bernart de Ventadorn, 461.75 (G 255) su Peirol, 461.35 (G 256) su Folquet de Marselha: tutte attestazioni uniche eccetto la seconda (in J). I testi parodiati sono anch’essi, significativamente, presenti nel codice (rispettivamente G 252, G 022, G 092 e G 002).

[3] «Lo schema è d’attestazione unica, per cui forse è da escludere che si tratti di un contrafactum» (Sansone 1992, p. 102n.).

[4] La paternità del poemetto, adespota in entrambi i codici, si desume dal Breviari di Matfre Ermengau, che cita il testo a più riprese attribuendolo a «G(u)ari lo Bru» (BdT 163): cfr. Reinhilt Richter, Die Troubadourzitate im «Breviari d’amor». Kritische Ausgabe der provenzalische Überlieferung, Modena 1976 (Subsidia al Corpus des Troubadours, 4), pp. 254-65 e Laura Regina Bruno (ed.), Garin lo Brun, L’ensegnamen alla dama. Edizione critica, traduzione e commento, Roma 1996 [= Regina], pp. 38-39. Per la datazione alta si veda da ultimo Regina, pp. 23-25.

[5] Secondo auspicava Sansone 1992, p. 140, commentando la cobla: «È prova di non grande effetto e forse alquanto estemporanea, che, ove fosse contrafactum, potrebbe guadagnarne, perché il procedimento caricaturale e deformante gli conferirebbe maggiore spessore».

[6] Karl Bartsch, Grundriss zur Geschichte der provenzalischen Literatur, Elberfeld 1872, § 33, p. 50. La definizione del pioniere della filologia occitana e primo studioso di Garin («Garin der Braune», Jahrbuch für romanische und englische Literatur,  3 [1861], pp. 399-409) sembra parafrasare la vida del trovatore: «Garins lo Bruns … fo ama‹es›traire de las domnas com deguesson captener» (Gastone Favati, Le biografie trovadoriche, Bologna 1961, p. 23 con l’intelligente correzione di Emil Levy [ZRPh 15, 1891, pp. 587-88, a p. 587]: cfr. Regina, p. 23).