Rialto    IdT

 

Anonimo (Arnaut Catalan?)

Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a),

Lai on fins pretz nais e floris e grana (BdT 461.144),

L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147),

Ki de placers e d’onor (BdT 461.209a)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Arnaut Catalan fu un trovatore attivo nella prima metà del XIII secolo. Benché la cosa abbia tratto in inganno parecchi studiosi (ad esempio Folena 1990, p. 54), Catalan sarà da intendersi non come etnonimo ma, più verosimilmente, come cognomen: «un accurato spoglio della documentazione relativa alla Francia meridionale nei secoli XII-XIII ha mostrato l’ampia estensione dello stesso appellativo di famiglia tanto in Provenza che in Linguadoca senza che sia necessario postulare per le persone designate in tale maniera un nesso diretto di provenienza» (Guida - Larghi 2014, p. 56). La mancanza di una vida e la frammentarietà delle testimonianze documentarie costringono a ricostruire la biografia del trovatore quasi esclusivamente su riscontri rinvenibili nella produzione lirica (vedi Gatti 2014, pp. 93-96). Arnaut fu presente in primis alla corte di Tolosa al tempo di Raimondo VI ed Eleonora, in un arco cronologico collocabile fra il 1203 e il 1222, stando ai riferimenti a Eleonora in Ben es razos qu’eu retraia (BdT 27.4a) e nel descort di attribuzione non del tutto sicura Si·l bella·m tengues per sieu (BdT 132.12, vedi Barachini 2015, pp. 86-93). Arnaut frequentò altresì la corte di Provenza di Raimondo Berengario V, almeno fra il 1220, anno del matrimonio con Beatrice di Savoia, e il 1245, anno di morte del conte, come ipotizzabile grazie ai riscontri presenti nelle tornadas di Amors, ricx fora s’ieu vis (BdT 27.3), Anc per null temps no·m donet iai (BdT 27.4), Ben es razos qu’eu retraia (BdT 27.4a) e Lanqan vinc en Lombardia (BdT 27.6). Arnaut compose con Raimondo Berengario una tenzone oscena, Amics N’Arnauz, cent domnas d’aut parage (BdT 184.1 = 25.1), il cui tema sarà riproposto in seguito ad Alfonso X in Sinyer, [ab obs] vos conven qu’er (RM 21.1 = 18.42): per i rapporti intercorrenti fra i due testi si rimanda a Gatti 2017. Dobbiamo dunque credere che la carriera del trovatore si concluse oltre i Pirenei, per ragioni di verosimiglianza cronologica: Arnaut Catalan compare, assieme a Pero García Burgalés e altri trovatori, in un documento del 1238 che ne attesta la presenza in terre valenciane (vedi Marcenaro 2012, p. 9).

Un accenno alla discesa di Arnaut in Italia settentrionale si rinviene in Lanqan vinc en Lombardia (BdT 27.6), canzone di cui basterà qui ricordare la cobla iniziale: «Lanqan vinc en Lombardia, / una bella domna pros / me dis, per sa cortezia, / mantz bels plazers amoros. / Et aissi riçen iogan dels bels semblanz qe·m fazia, / ieu, com fols, traissi·m enan / alqes plus qe no·m tainhia» (‘Allorché giunsi in Lombardia, / una bella donna nobile / mi riferì, per sua cortesia, / tanti bei detti amorosi. / E così, ridendo e scherzando per i bei sembianti che mi mostrava, / io, come folle, / mi feci avanti / un poco più di quanto non mi convenisse’, vv. 1-8). Bertoni fu il primo ad ipotizzare che il viaggio del trovatore dovesse essere ricondotto a un soggiorno presso la corte d’Este in Calaone, e arrivò a identificare con Arnaut Catalan l’en Arnalt dello scambio di coblas Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a): «di tutti i trovatori chiamati Arnaut, a nostra conoscenza, questo solo dovè essere in Italia proprio negli anni in cui fiorì, alla corte d’Este, Giovanna» (Bertoni 1913, p. 267, posizione confermata in De Bartholomaeis 1931, vol. II, nota 1 a p. 125 e Jeanroy 1934, vol. I, nota 3 a p. 247; dubbiosi sono invece Lewent 1919, p. 623 e Appel 1933, nota a p. 563).

Nel canzoniere Q i testi L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147), Arnaldon, per Na Johana (BdT 461.27a) e Ki de placers e d’onor (BdT 461.209a) dipendono dalla medesima rubrica caposezione, tençon, e formano, a tutti gli effetti, un vero e proprio trittico di componimenti encomiastici dedicati a Giovanna, moglie di Azzo VII d’Este, e a Calaone: in Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) l’allusione nascosta al cognomen del trovatore, «k’el munt no es Catalana / tant jent sapza fair’ e dir» (‘giacché al mondo non vi è Catalana / che tanto gentilmente sappia e fare e dire’, vv. 11-12), nonché riscontri testuali, metrici e stilistici, possono indurre ad assegnare la paternità del trittico – eccezion fatta per la cobla pronunciata da Arnaldon in Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) – ad Arnaut Catalan. L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147), Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) e Ki de placers e d’onor (BdT 461.209a) si caratterizzano per la somiglianza di forma e contenuto (Lewent 1919, p. 619); in particolare, ciascuno dei tre testi si contraddistingue per la ripresa di moduli metrici già esistenti. Dal momento che la tecnica del contrafactum è largamente attestata nel canzoniere di Arnaut Catalan, il riscontro può dunque essere di supporto all’ipotesi di attribuirgli il trittico di Q (vedi Gatti 2014, p. 117).

Nei componimenti di encomio a Giovanna d’Este la rima in -ana è spesso impiegata: sono emblematici in tal senso i descortz Qan la freidors irais l’aura dousana (BdT 133.10) di Elias Cairel, nonché Jois e chans e solatz e amors certana (BdT 461.142a) e Lai on fins pretz nais e floris e grana (BdT 461.144), entrambi anonimi e tràditi solo dal canzoniere N. Quanto a quest’ultimo testo, è bene considerare come l’oggetto poetico sia esplicitato nei versi finali: «Na Ioan’enansa d’Est pretz et honransa / per que lai t’elsansa, descort, ab fiansa» (‘Donna Giovanna innalza d’Este pregio e onore, / perciò affrettati là, discordo, con fiducia’, vv. 38-39). La cobla iniziale di ciascun descort è caratterizzata dalla rima in -ana; il rapporto di interdipendenza è assicurato non solo dalla ripresa di rimanti, ma anche dalla iunctura ricorrente «floris e grana»; epiteto di Giovanna è «de pretç soverana».

L’analisi approntata da Canettieri alla sezione dei dodici descortz del canzoniere N ha permesso di scorgere un ordinamento dei testi basato sull’iniziale alfabetica dell’autore nella fonte, pur in mancanza di rubriche attributive (vedi Canettieri 1992). La sezione (ff. 47r-52v) è costituita dai seguenti componimenti: Qui la vi en ditz (BdT 10.45), Lai on fins pretz nais e floris e grana (BdT 461.144), Jois e chans e solatz e amors certana (BdT 461.142a), Si·l bella·m tengues per sieu (BdT 132.12), Qan la freidors irais l’aura dousana (BdT 133.10), Una valenta (BdT 132.13), On plus fin’amors mi destreng (BdT 461.70), En aquest son gai e leugier (BdT 461.104), A chantar m’er un discort (BdT 461.5), Pos la douza sasons gaia (BdT 461.194), Ab la verdura (BdT 243.1) e Ses alegratge (BdT 205.5). Stando al principio dell’ordinamento autoriale messo in luce da Canettieri, Lai on fins pretz nais e floris e grana (BdT 461.144) e Jois e chans e solatz e amors certana (BdT 461.142a) potrebbero essere assegnati alternativamente sia ad Aimeric de Pegulhan sia ad Arnaut Catalan, oppure ad Aimeric il primo e ad Arnaut il secondo. Gli indizi stilistici e metrici che porterebbero a supportare l’ipotesi di una paternità di Arnaut non sono pochi, anche se non definitivi: «Basti, per ora, l’aver messo in rilievo Arnaut Catalan come possibile autore di S’il bella e l’aver mostrato che esistono legami molto stretti tra le sue composizioni, Joi e chans e Lai on fis pretz» (Canettieri 1992, p. 161; vedi anche Canettieri 1995, pp. 213). A supporto dell’ipotesi si segnala che nella prima cobla di Lai on fins pretz nais e floris e grana (BdT 461.144) sono riprese riprende ben quattro parole rima di Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a), due da parte di Arnaut Catalan (soberana e loindana) e due da parte di Arnaldon (grana e umana).

Su Giovanna, prima moglie di Azzo VII d’Este, non si dispone di una documentazione soddisfacente: in ogni caso, è noto che visse con Azzo dal 1221 fino al giorno della sua morte, avvenuta il 19 novembre 1233. Quantunque sia anche stata proposta una datazione più ristretta dei componimenti dedicati a Giovanna d’Este, ovverosia dal 1221 al 1226, anno a partire dal quale la fortuna degli Estensi venne fortemente minacciata dal potere dei Sambonifacio (Bettini Biagini 1981, p. 94), alcune indagini storiche sembrerebbero non confermare l’ipotesi, dal momento che Azzo VII sarebbe comunque stato in grado di mantenere a Calaone un tenore di vita piuttosto elevato (Trombetti Budriesi 1987, pp. 170-171, posizione confermata da Negri 2006, p. 126). Quanto a Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a), è opportuno segnalare come la lettera del testo possa essere dirimente nell’identificazione del casato di appartenenza di Giovanna, laddove la documentazione a nostra disposizione, come già si accennava, non offre suggerimenti in tal senso: «Arnaldon, per na Johana / val mais Est e Trevisana / e Lombardi’ e Toscana» (‘Arnaldon, grazie a donna Giovanna s’impreziosiscono Este e la marca Trevigiana e Lombardia e Toscana’, vv. 1-3). Stando ai possedimenti elencati nel componimento, si potrebbe supporre che si tratti di Giovanna Malaspina: solo in quanto appartenente al casato malaspiniano Giovanna avrebbe potuto avere diritti sulla Toscana; in merito agli altri possedimenti, i diritti sarebbero derivati invece dal matrimonio con il Marchese d’Este (vedi Bettini Biagini 1981, p. 104).

In conclusione, quello che sembra emergere dall’analisi di Lai on fins pretz nais e floris e grana (BdT 461.144) e dal trittico di Q, è una certa coesione nelle scelte stilistiche e compositive, tale da lasciar supporre la medesima mano autoriale (ma si eccettui il caso di Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) dove, in ogni caso, la cobla pronunciata dal giullare Arnaldon non si discosta significativamente dallo stile del trittico). In aggiunta a ciò, il riscontro con la struttura delle sezioni dei manoscritti si rivela utile ai fini di una rivalutazione complessiva delle sillogi poetiche dedicate a Giovanna d’Este – di certo esemplificative del prestigio creatosi attorno alla sua figura, ed è fondamentale per la ricostruzione del corpus poetico del trovatore Arnaut Catalan (vedi Gatti 2016, pp. 226-227). La copia di L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147), Arnaldon, per na Johana (BdT 461.27a) e Ki de placers e d’onor (BdT 461.209a) si deve infatti alla terza mano del canzoniere Q, le cui fonti rinviano sia a una componente estense sia a una fonte liguro-piemontese (vedi Zamuner 2012, pp. 23-25). Inoltre, L’altrer fui a Calaon (BdT 461.147) è il primo componimento propriamente lirico del canzoniere Q: esso è preceduto infatti dall’ensenhamen Razos es e mezura di Arnaut de Maruelh (BEdT 30.VI), e dal salut d’amor Cel que vos es al cor plus pres (BdT 30.I). Ad ogni modo, l’assetto del manoscritto risulta perturbato rispetto al progetto originario che prevedeva una Folquetsammlung: l’attuale ordine dei fascicoli si deve sia a un’impropria rilegatura sia all’aggiunta successiva di altri materiali poetici (vedi Bertoni 1905, pp. xii-xiv). Il canzoniere N – sulla cui composizione vedi Lachin 1993 – si apre parimenti con l’ensenhamen di Arnaut de Maruelh e la sezione iniziale è dedicata, fra gli altri, a testi didattici e moralistici. È interessante notare come, anche in questo caso, la sezione iniziale dei testi lirici sia affidata a una silloge di componimenti riconducibile, in tutto o in parte, alla corte estense. L’ideatore del progetto editoriale soggiacente alla sezione dei descortz di N è infatti stato identificato, in via ipotetica, con Ferrari da Ferrara (vedi Canettieri 1992, pp. 164-165): del ferrarese ci è rimasta infatti una tenzone con Guillem Raimon, Amics Ferrairi (BdT 229.1a = 150.1), composta sullo stesso schema metrico del descort di Aimeric de Peguilhan Qui la vi en ditz (BdT 10.45), che apre la sezione di N; il proponente della tenzone è lo stesso Guillem Raimon che dialoga con Aimeric circa il nuovo marchese d’Este in N’Aimeric, qe·us par d’aqest novel marqes? (BdT 229.2 = 10.35).

 

 

Bibliografia

 

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Bettini Biagini 1981

Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981.

 

Canettieri 1992

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Canettieri 1995

Paolo Canettieri, “Descortz es dictatz mot divers”. Ricerche su un genere lirico romanzo del XIII secolo, Roma, Bagatto Libri, 1995.

 

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Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Folena 1990

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Gatti 2014

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Luca Gatti, «Bifrontismi minori. Appunti sulle liriche religiose attribuite ad Arnaut Catalan nel canzoniere M», in Forme letterarie del Medioevo romanzo: testo, interpretazione e storia. Atti del XI Congresso Società Italiana di Filologia Romanza (Catania, 22-26 settembre 2015), a cura di Antonio Pioletti e Stefano Rapisarda, Soveria Mannelli 2016, pp. 225-235.

 

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Luca Gatti, «Tra Arnaldi e protettori: edizioni e prospettive critiche di due tenzoni scatologiche (BdT 184,1 e T 21,1)», in Isabel De Riquer, Dominique Billy, Giovanni Palumbo (éds.), Actes du XXVIIe Congrès international de linguistique et de philologie romanes (Nancy, 15-20 juillet 2013). Section 14: Littératures médiévales, Nancy 2017, pp. 85-94.

 

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Lachin 2004

Giosuè Lachin, Il trovatore Elias Cairel, Modena 2004.

 

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Pero García Burgalés, Canzoniere. Poesie d’amore, d’amico e di scherno, a cura di Simone Marcenaro, Alessandria 2012.

 

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Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, edizione critica a cura di Antonella Negri, Soveria Mannelli 2006.

 

Trombetti Budriesi 1987

Anna Laura Trombetti Budriesi, «La signoria estense dalle origini ai primi del Trecento: forme di potere e strutture economico-sociali», in Storia di Ferrara. V. Il basso medioevo XII-XIV, coordinamento scientifico di Augusto Vasina, Ferrara 1987, pp. 159-197.

 

Zamuner 2012

Ilaria Zamuner, Le “baladas” del canzoniere provenzale Q. Appunti sul genere e edizione critica, Alessandria 2012.

 

Luca Gatti

24.iii.2017


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