Rialto    IdT

29.16

 

   

Arnaut Daniel

 

 

 

 

   

I.

   

Quan chai la fuelha

   

dels aussors entressims

   

e·l freg s’erguelha

4  

don seca·l vais e·l vims,

   

dels dous refrims

   

au sordezir la bruelha:

   

mas ieu sui prims

8  

d’Amor, qui que s’en tuelha.

   

 

   

II.

   

Tot quant es gela,

   

mas ieu no puesc frezir

   

qu’amors novela

12  

mi fa·l cor reverdir;

   

non dei fremir

   

qu’Amors mi cuebr’e·m cela

   

e·m fai tenir

16  

ma valor e·m capdela.

   

 

   

III.

   

Bona es vida

   

pus Joia la mante,

   

que tals n’escrida

20  

cui ges non vai tan be;

   

no sai de re

   

coreillar m’escarida,

   

que per ma fe

24  

del mielhs ai ma partida.

   

 

   

IV.

   

De drudaria

   

no·m sai de re blasmar,

   

qu’autrui paria

28  

trastorn en reirazar;

   

ges ab sa par

   

no sai doblar m’amia,

   

q’una non par

32  

que segonda no·l sia.

   

 

   

V’

   

Jes non es croia

   

cela cui son amics;

   

de sai Savoia

36  

plus bella no·s noiris;

   

tals m’abelis

   

dont eu ai plus de joia

   

non ac Paris

40  

d’Elena, sel de Troia.

   

 

   

V’.

   

No vuelh s’asemble

   

mos cors ab autr’amor

   

si qu’eu ja·l m’emble

44  

ni volva·l cap alhor:

   

non ai paor

   

que ja selh de Pontremble

   

n’aia gensor

48  

de lieis ni que la semble.

   

 

   

VI.

   

Tant per es genta

   

selha que·m te joios

   

las gensors trenta

52  

vens de belhas faisos:

   

ben es razos

   

doncas que mos chans senta

   

quar es tan pros

56  

e de ric pretz manenta.

   

 

   

VII.

   

Vai t’en chanzos,

   

denan lieis ti presenta,

   

qe s’ill no fos

60  

no·i meir’Arnautz s’ententa.

 

 

Traduzione [ME]

I. Quando cade la foglia dalle più alte cime e s’inasprisce il freddo per cui si secca il nocciolo e il salice, dei dolci gorgheggi vedo impoverirsi il bosco: ma io resto vicino ad Amore, chiunque se ne allontani.
II. Tutto quanto esiste gela, ma io non posso rabbrividire perché un nuovo amore mi fa rinverdire il cuore; non devo tremare perché Amore mi copre e ripara, e mi fa conservare il mio valore e mi dirige.
III. Bella è la vita se Gioia la sostiene, anche se certuni, ai quali non va tanto bene, ne parlano male; non so di cosa accusare il mio destino, perché, in fede mia, del meglio ho la mia parte.
IV. Quanto all’amore, non so di cosa lamentarmi, tanto che la compagnia di altre disdegno; con una sua pari non so proprio uguagliare la mia amica, perché nessuna si mostra che non le sia seconda.
V’. Non è villana quella di cui sono amico; al di qua della Savoia non ve n’è una più bella; tale è colei che mi piace che io ne ho più gioia di quanta ne ebbe da Elena Paride, quello di Troia.
V. Non voglio che il mio cuore si unisca con un altro amore così che a lei mai mi sottragga e volga la testa altrove: non temo che neppure quello di Pontremoli ne abbia una più bella o una che le rassomigli.
VI. È tanto gentile quella che mi tiene nella gioia, che le trenta più gentili vince per il bell’aspetto: è dunque giusto che presti ascolto alle mie canzoni, poiché è così nobile e ricca di alto merito.
VII. Va’, canzone, presentati a lei, perché se lei non esistesse, Arnaut non vi avrebbe messo tutto il suo impegno.

 

 

 

Testo: Eusebi 1984. – Rialto 21.v.2017.


Mss.: C 203r, E 62, a1 108, ψ 2v.

Edizioni critiche: Ugo Angelo Canello, La vita e le opere del trovatore Arnaldo Daniello, Halle 1883, p. 97; René Lavaud, «Les poésies d’Arnaut Daniel», Annales du Midi, 22, 1910, pp. 17-55, a p. 32 (ried. Les poésies d’Arnaut Daniel, réédition critique d’après Canello avec traduction française et notes, Toulouse 1910); Arnaut Daniel, Canzoni, edizione critica, studio introduttivo, commento e traduzione a cura di Gianluigi Toja, Firenze 1960, p. 207; Maurizio Perugi, Le canzoni di Arnaut Daniel, Milano-Napoli 1978, p. 131; The Poetry of Arnaut Daniel, edited and translated by James J. Whilhelm, New York - London 1981, p. 11; Arnaut Daniel, Il sirventese e le canzoni, a cura di Mario Eusebi, Milano 1984, p. 18; Arnaut Daniel, Canzoni, nuova edizione a cura di Maurizio Perugi, Firenze 2015, p. 40.

Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie Provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 9 (testo Canello-Lavaud); Robert Barroux, «Fragment de Chansonnier Provençal», Romania, 67, 1942-43, pp. 504-513, a p. 510 (edizione interpretativa di ψ); Gianluigi Toja, Trovatori di Provenza e d’Italia, Parma 1965, p. 175 (testo Toja); Martín de Riquer, Arnaut Daniel, Poesías, Barcelona 1994, p. 183 (testo Eusebi).

Metrica: a4’ b6 a4’ b6 b4 a6’ b4 a6’ (Frank 302:14, unicum). Sette coblas singulars di otto versi e una tornada di quattro versi. Rime: -elha, -ela, - ida, -ia, -oia, -emble, -enta (a), -ims, -ir, -e, -ar, -ics, -or, -os (b). L’analisi delle rime lascia trapelare un sistema di assonanze che legano tra di loro le strofi I-II, III-IV, V-VI. Tra III-IV l’assonanza si limita alla rima femminile (-ida/-ia). La strofe indicata con V’, assente in C, non risponde a questo meccanismo di coblas assonanzate ed è considerata da Eusebi, Il sirventese, p. 18, come «un allotropo redazionale della quinta rimasto senza seguito e accantonato, ma non espulso, una volta realizzata la tessitura di corrispondenze delle ultime tre strofe, dove, nei vv. 41-44, si diffrangono i vv. 33’-36’».

Note: Canzone d’amore, in cui Arnaut si dichiara felicemente appagato in contrasto con la desolata e fredda stagione invernale. Non disponiamo di alcun elemento interno al testo che ci consenta di datare anche solo approssimativamente il componimento. L’inserimento nel corpus de L’Italia dei trovatori, come già la precedente inclusione da parte di De Bartholomaeis tra le Poesie Provenzali storiche relative all’Italia, si deve, pertanto, esclusivamente alla menzione di selh de Pontremble al v. 38, per cui si rimanda alle Circostanze storiche. – Secondo Maurizio Perugi, Saggi di linguistica trovadorica, Tübingen 1995, pp. 85-96, Arnaut trarrebbe ispirazione per questo componimento da Bernart de Ventadorn, Lancan vei la folha (BdT 70.25).

28. trastorn: lezione congetturale (la varia lectio esibisce tutte varianti erronee), messa a testo da Eusebi, il quale commenta così l’espressione trastorn en reirazar: «letteralmente ‘coverto in un colpo di dadi che fa regredire’» (Eusebi, Il sirventese, p. 21, nota al v. 28).

39’-40’. Ricorre in questi versi la comparazione, repertoriata anche da Oriana Scarpati, Retorica del “trobar”. Le comparazioni nella lirica occitana, Roma 2008, p. 272, con il personaggio mitologico di Paride, il quale, con l’aiuto di Afrodite, riuscì a sedurre e a rapire Elena.

38. selh de Pontremble: per la possibile identificazione con Alberto Malaspina si rimanda alle Circostanze storiche.

[fs]


BdT    Arnaut Daniel    IdT

Circostanze storiche