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Arnaut Daniel, Quan chai la fuelha (BdT 29.16)


 

Circostanze storiche

 

 

   

La canzone non presenta alcun elemento che consenta di fissarne il luogo e la data di composizione ed è stata inclusa da De Bartholomaeis 1931 tra le Poesie provenzali storiche relative all’Italia unicamente in virtù della menzione di Pontremoli (v. 38) che potrebbe celare un’allusione ai Malaspina; per le medesime ragioni si è scelto di inserirla nel repertorio L’Italia dei Trovatori.

La proposta di identificazione di selh de Pontremble con Alberto Malaspina si deve a Canello 1883, p. 201, che commenta: «non consta invero che Alberto o altri della casa Malaspina fossero signori di Pontremoli al tempo in cui fioriva Arnaldo [...] ma è noto che il marchese Alberto tenne in suo possesso il castello di Grondola, che è su quel di Pontremoli, e poco ne dista, e però Alberto ben poté esser detto, forse lusinghevolmente, “quel da Pontremoli”».

Alberto Malaspina nacque intorno agli anni sessanta del secolo XII e fu figlio di Obizzo I il “Grande”, pertanto fratello più piccolo di Moroello e di Obizzo II, padre di Corrado l’“antico” capostipite del ramo dello spino secco (su Alberto si vedano Bertoni 1915, pp. 45-51; Guagnini 1973, pp. 81-87; Bicchierai 2006). Alberto fu politicamente coinvolto, insieme ai fratelli, negli scontri con Piacenza e Pontremoli fino alla pace, onerosa per i Malaspina, con i Piacentini e i Pontremolesi alla quale Moroello decise di sottostare nel 1194. Fu Alberto, infatti, a ratificare l’accordo: «con tale pace i marchesi Malaspina si impegnavano inoltre a difendere gli uomini di Piacenza e Pontremoli accordando loro libero passaggio e dimora; promettevano di non far più guerra nei loro confronti e anzi di ostacolare chi avesse avuto intenzione di attaccarli; soprattutto accettavano la distruzione del castello di Petra Corva e promettevano di non ricostruirlo, al pari del castello di Grondola» (Bicchierai 2006). Alberto Malaspina sposò la figlia del marchese di Monferrato Guglielmo V, forse in prospettiva di un superamento della rivalità tra i due casati e si distinse per l’ospitalità accordata ai trovatori e per il coinvolgimento diretto nella poesia provenzale, come testimoniato da una breve biografia provenzale e dalla sua partecipazione a una tenzone ingiuriosa con Raimbaut de Vaqueiras, Ara·m digatz, Rambaut, si vos agrada (BdT 15.1 = 392.1).

Secondo Bertoni 1915, p. 46, l’identificazione proposta da Canello tra selh de Pontremble ricordato da Arnaut e Alberto Malaspina sarebbe possibile soprattutto in virtù della sua fama di amante bramoso: «ora noi sappiamo, grazie a Rambaldo di Vaqueiras, ch’egli fu impegnato, in qualità di cavaliere galante, nell’avventura di Saldina da Mar. Oltre a ciò, a sentire sempre Rambaldo, Alberto veniva chiamato “lo marques putanier” (v. 61). Onde l’allusione di Arnaldo Daniello, il quale afferma che una donna più bella della sua o che le rassomigli non potrà essere mai avuta neppure da colui di Pontremoli, può ben rivolgersi al nostro trovatore italiano».

Questa identificazione è stata accolta e riproposta, in maniera pressoché unanime anche se dubitativa, da tutti gli editori di Arnaut Daniel. Toja 1960, pp. 209-210, nota al v. 38, fa il punto della situazione, dichiarando che la cronologia potrebbe consentire tale identificazione, sebbene non risulti che i Malaspina abbiano mai posseduto stabilmente Pontremoli, che era un libero comune all’altezza cronologica in cui visse Arnaut Daniel. Lo studioso commenta: «l’impreciso riferimento storico di Arnaut a un Malaspina famoso per le sue belle donne, per quanto non possa essere facilmente individuato, potrebbe essere giustificato dalla scusabile ignoranza delle tormentate vicende di Pontremoli, che nel sec. XII non fu dei Malaspina, ma era la più importante città della Lunigiana e tutta circondata da feudi dei Malaspina».

Più recentemente, anche Gilda Caïti-Russo ha messo in luce l’interesse di questa canzone, che pure non figura tra i 36 testi trobadorici contenenti allusioni o dediche ai Malaspina da lei antologizzati (Caïti-Russo 2005). In un lavoro successivo la studiosa evidenzia come il riferimento presente in Quan chai potrebbe rimandare alla regione di Pontremoli, intesa come territorio malaspiniano dominato dai marchesi, anziché al libero comune di Pontremoli: «il maestro di Ribérac, che non è stato mai in Italia, avrebbe dunque fatto allusione Oltralpe a un signore dell’area pontremolese, forse un Malaspina, famoso per la bellezza delle donne accolte alla sua corte» (Caïti-Russo 2006, p. 68).

 

 

Bibliografia

 

Bertoni 1915

Giulio Bertoni, I Trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915.

 

Bicchierai 2006

Marco Bicchierai, voce «Alberto Malaspina», in Dizionario Biografico degli Italiani, 67, 2006, versione in rete (www.treccani.it).

 

Caïti-Russo 2005

Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005.

 

Caïti-Russo 2006

Gilda Caïti-Russo,  «La corte malaspiniana e i suoi cantori: dal mito dantesco alla storia di uno spazio cortese», in Pier delle Vigne in catene da Borgo San Donnino alla Lunigiana medievale. Itinerario alla ricerca dell’identità storica di un territorio, a cura di Graziano Tonelli, Sarzana 2006, pp. 65-79.

 

Canello 1883

Ugo Angelo Canello, La vita e le opere del trovatore Arnaldo Daniello, Halle 1883.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Guagnini 1973

Guido Guagnini, I Malaspina. Origini, fasti, tramonto di una dinastia, Milano 1973.

 

Toja 1960

Arnaut Daniel, Canzoni, edizione critica, studio introduttivo, commento e traduzione a cura di Gianluigi Toja, Firenze 1960.

 

Francesca Sanguineti

21.v.2017


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