Premessa all’edizione in linea della canzone

Dieus et amors et merce di Bermon “Rascas” (104.1)

 

 

 

 

Il testo qui riprodotto deriva da uno studio intitolato «Il trovatore Bermon “Rascas”», compreso nella Miscellanea di studi romanzi offerta a Giuliano Gasca Queirazza, Alessandria 1988, vol. I, pp. 369-403. In esso, oltre a dare l’edizione critica (con traduzione e note di commento) della canzone, ho situato nel tempo e nello spazio la figura dell’autore, identificato sulla scorta d’una nutrita serie di documenti col cadetto di una delle famiglie signorili più importanti della Linguadoca, Bermondo II (soprannominato «Rascas») di Uzès, che le carte d’archivio pervenute mostrano attivo tra il 1208 e il 1234.

 

Nel 1996 è uscita su Studi medievali, 37, pp. 347-385, una lunga nota di Barbara Spaggiari nella quale si tocca tangenzialmente il testo da me edito con la proposta di emendare al v. 25 la lettura nul’aus qerre covinenza in nu l’aus (da intendere come no l’aus): l’intervento ‘correttivo’ mi è parso assai discutibile nella «Messa a punto su Bermon Rascas» che ho pubblicato in Studi medievali, 38, 1997, pp. 879-889 e ancora oggi ritengo non necessaria la rettifica suggerita; nella stessa «Messa a punto» ho confutato l’opinione della Spaggiari secondo la quale l’autore di Dieus et amors et merce sarebbe da riconoscere in Bernard Rascas «avignonese, vissuto in pieno Trecento, che legò il suo nome alla fondazione [nel 1335, ad Avignone] dell’ospedale della Santa Trinità». Non si è tenuto, fra l’altro, in conto che il manoscritto unico che ci ha tramandato la canzone risale in toto ad un exemplar dugentesco o tutt’al più, degli inizi del Trecento: non può quindi essere reputato depositario d’una lirica ceduta composta intorno alla metà del secolo XIV.

 

Rimango più che mai dell’idea che la nostra canzone vada ascritta ai primi del Duecento.

 

Saverio Guida         

2.vi.2002         


Rialto