Rialto    IdT

80.8

 

   

Bertran de Born

 

 

 

 

   

I.

   

Be·m platz car trega ni fis

   

non reman entre·ls baros,

   

car desplantavon boissos,

4  

tant amon ortz e jardis,

   

aize ab pauc de compaigna:

   

sembla·is gardon d’Anssessis,

   

que ja lai on uns d’els fos,

8  

non intraretz ses mesclaigna.

   

 

   

II.

   

Ancaras i aura ris;

   

e ben leu amarant nos

   

et acuillirant los pros

12  

e deran dels barbaris

   

si volon c’ab lor remaigna;

   

que ja per cridar “Paris !”

   

senes autras messios

16  

non conqerran gen estraigna.

   

 

   

III.

   

Ja non crezatz c’om ressis

   

puoig de pretz dos escalos,

   

mas al soteiran de jos

20  

pot ben estar qetz e clis,

   

et en aquel que remaigna!

   

Que per mil marcs d’esterlis

   

no·n poiria poiar dos,

24  

tant tem q’avers li sofraigna.

   

 

   

IV.

   

Ben volgra·l reis fos devis

   

e que passes sai mest nos

   

e que saubes dels baros

28  

cals l’es fals ni cals l’es fis

   

e conogues la malaigna

   

de que clocha Lemozis

   

q’era sieus, e fora·ill bos,

32  

mas us sobros lo gavaigna.

   

 

   

V.

   

Ben volgra·l maneschausis

   

coras q’en fos lezeros,

   

e q’en passes dos sedos

36  

anz que trop li endorzis,

   

pois q’er vengutz d’Alamaigna.

   

E voill N’Aimars lo meschis

   

e·N Guis fasson partizos

40  

tan engals c’us no s’en plaigna.

   

 

   

VI.

   

Marinier, ges pels Chanzis,

   

si·ls alberga·N Malmiros,

   

no·m fassatz mal a rescos.

44  

No·us en serai plus aclis

   

ni pe’N Peiro La Cassaigna

   

de que s’es malmenatz Guis

   

vas mi de doas preisos,

48  

en amor et en compaigna.

   

 

   

VII.

   

Papiol, ja’N Frederis

   

non feira aital bargaigna

   

cum fetz sos fills N’Aenris

52  

qan pres romieus ab bordos,

   

don pres Poilla e Romaigna.

 

 

Traduzione [fs]

I. Sono contento che tra i baroni non rimanga tregua né accordo, perché strappavano i cespugli, tanto amano orti e giardini, agio con un po’ di compagnia: sembra che essi si proteggano dagli Assassini, perché là dove si trova uno di loro non entrerete mai senza combattere.
II. Ancora ci sarà riso; e presto ci ameranno e faranno una bella accoglienza ai prodi e daranno delle monete se vogliono che resti con loro; difatti, non è gridando “Parigi!” senza altra spesa che essi conquisteranno stranieri.
III. Non pensiate mai che un uomo privo di energie possa salire due gradini sulla scala del merito, ma può ben restare tranquillo e a capo chino su quello inferiore di sotto, e in quello rimanga! Difatti, per mille marchi di sterline non potrebbe salirne due tanto teme che la ricchezza gli venga a mancare.
IV. Ben vorrei che il re fosse veggente e che passasse qui tra noi e che sapesse tra i baroni chi è falso nei suoi confronti e chi gli è sincero e conoscesse la malattia che fa zoppicare il Limosino che era suo e che gli piacerebbe riavere, ma un’ulcera lo danneggia.
V. Ben vorrei che egli se ne prendesse cura non appena ne avesse l’occasione e che ponesse due setoni prima che si indurisse troppo, una volta che egli sarà venuto dalla Germania. E voglio che Aimar il Giovane e Guy ricevano delle ripartizioni così equivalenti che nessuno dei due abbia di che lamentarsi.
VI. Marinier, non fatemi del male di nascosto a causa dei Chanzis, anche se gli dà alloggio don Malmiron; io non ve ne sarò più devoto neppure per don Peiro La Cassaigna, dato che Gui si è comportato male nei miei confronti a proposito di due prigionie, in amore e in società.
VII. Papiol, mai Federico avrebbe fatto un tale commercio come quello che fece suo figlio Enrico, quando catturò pellegrini che portavano i bordoni, in modo da impadronirsi di Puglia e Romagna.

 

 

 

Testo: Gouiran 1985. – Rialto 3.iv.2017.


Mss.: A 193r, D 120r, F 79r, I 175r, K 160r. Nella razo, tràdita da F 78v-79r, è citato il v. 25 come se fosse l’incipit.

Edizioni critiche: Albert Stimming, Bertran de Born, sein Leben und seine Werke, mit Anmerkung und Glossar, Halle 1879, p. 139; Antoine Thomas, Poésies complètes de Bertran de Born, publiées dans le texte original, avec une introduction, des notes, un glossaire et des extraits du cartulaire de Dalon, Toulouse 1888, p. 90; Albert Stimming, Bertran von Born, Halle 1892, p. 106; Albert Stimming, Bertran von Born, zweite, verbesserte Auflage, Halle 1913, p. 108; Carl Appel, Die Lieder Bertrans von Born, Halle 1932, p. 85; Gérard Gouiran, L’amour et la guerre. L’oeuvre de Bertran de Born, 2 voll., Aix-en-Provence 1985, vol. II, p. 699; William D. Paden - Tilde Sankovitch - Patricia H. Stäblein, The poems of the Troubadour Bertran de Born, Berkley - Los Angeles 1986, p. 434.

Altre edizioni: Erhard Lommatzsch, Provenzalisches Liederbuch. Lieder der Troubadours mit einer Auswahl biographischer Zeugnisse, Nachdichtungen und Singweisen, Berlin 1917, p. 99 (testo Stimming 1913); Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie Provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. I, p. 39 (testo Thomas 1888 e Stimming 1892); William E. Burgwinkle, Razos and Troubadour Songs, New York & London 1990, p. 110 (traduzione e note da Paden - Sankowitch - Stäblein 1986); Dario Mantovani, “Ans am ieu lo chant e·l ris”. Episodi di parodia e satira presso i trovatori, Milano 2008, p. 182 (testo Gouiran).

Metrica: a7 b7 b7 a7 c7’ a7 b7 c7’ (Frank 541:1). Sirventese di sei coblas unissonans di otto versi ciascuna, più una tornada di cinque versi. Rime: -is, -os, -aigna. La canzone di Folquet de Marselha, Ja non volgra q’hom auzis (BdT 155.12) costituisce il modello metrico.

Note: Sirventese di argomento politico-militare in cui Bertran de Born si rivolge contro i traditori di Riccardo Cuor di Leone, del quale divenne partigiano alla morte di Enrico il Giovane, databile tra prima del febbraio 1194 e dopo l’estate del 1194. Si vedano le Circostanze storiche.

6. Anssessis: ‘assassini’, ossia membri della setta degli haššašin o fumatori di hašiš, erano legati da una cieca obbedienza al loro maestro, il Veglio della Montagna. A proposito di questo leggendario capo, Gouiran specifica che «deux ans seulement avant ce sirventés, son nom avait été sur toutes les lèvres, deux de ses émissaires ayant poignardé à mort Conrad de Montferrat, alors qu’il venait d’être élu roi de Jérusalem (28 avril 1192) ; et, à la fin de la même année, était parvenue en France la rumeur que certains de ses sectateurs avaient été envoyés, à l’instigation de Richard, assurait-on, pour tuer Philippe» (L’amour et la guerre, vol. II, p. 708, nota al v. 6). Per altre menzioni degli assassini nella lirica trobadorica cfr. Frank M. Chambers, «The Troubadours and the Assassins», Modern Language Notes, 64, 1949, pp. 245-251; per allusioni alla leggenda nella tradizione epica cfr. invece Laura Minervini, «Da Oriente a Occidente: Il Vecchio della Montagna nella tradizione epica», in La tradizione epica e cavalleresca in Italia (XII-XVI sec.), a cura di Claudio Gigante e Giovanni Palumbo, Bruxelles 2010, pp. 121-140.

12. barbaris: i barberini erano una moneta di Limoges, che ebbe una circolazione limitata. Il loro nome è probabilmente dovuto, come già segnalava Thomas, Poésies complètes de Bertran de Born, p. 91, al fatto che da un lato della moneta fosse rappresentata la faccia barbuta di san Marziale.

13. remaigna: la prima persona sembra qui contraddire il messaggio veicolato nel sirventese perché lascia trasparire l’idea che Bertran possa passare dalla parte dei vassalli i quali durante la prigionia di Riccardo giurarono fedeltà al re di Francia (cfr. v. 14). Come nota Gouiran, L’amour et la guerre, vol. II, p. 709, nota al v. 13: «une fois de plus, nous devrons nous résoudre à trouver dans ces vers l’expression de l’ironie de Bertran».

14. Allusione al fatto che molti baroni non erano rimasti inattivi in assenza del loro signore Riccardo, anzi ne avevano approfittato per schierarsi con Filippo Augusto (cfr. Ralph V. Turner - Richard R. Heiser, The Reign of Richard Lionheart: Ruler of Angevin Empire 1189-99, London and New York 2000, pp. 225-227).

33-36. In questi versi Bertran descrive con tecnica e minuzia di particolari il lavoro di un maniscalco intento a curare un cavallo che zoppica. L’immagine serve da metafora per indicare l’impegno che Riccardo dovrà adottare al suo ritorno per ristabilire la propria autorità che era stata minata durante la sua assenza legata alla prigionia in Germania.

37. Pois q’er vengutz d’Alamaigna: verso cruciale, dal momento che la lezione del ms. A lascia intendere come imminente il rientro di Riccardo Cuor di Leone, mentre la variante di DFIK con passato prossimo (vengutz es) fa considerare già avvenuto il ritorno in Inghilterra (cfr. le Circostanze storiche).

38-39. Come riassume De Bartholomaeis, Poesie provenzali, vol. I, p. 41, «Aimar e Guido sono, probabilmente, secondo il Thomas, certamente, secondo lo Stimming, i due figliuoli del visconte di Limoges Aimaro o Ademaro V, i quali, negli ultimi anni della vita del padre, parteciparono all’ammistrazione del viscontato. Aimaro morì prima di suo padre, nel 1195; Guido successe ad Aimaro V nel 1199».

41-48. In questa strofe, che rimane nel complesso abbastanza oscura, Bertran de Born sembra far riferimento ai suoi vicini e ad alcuni episodi accaduti durante la prigionia di Riccardo. Per qualche informazione ulteriore si rimanda agli estratti del cartulario di Dalon pubblicati in appendice da Thomas, Poésies complètes de Bertran de Born, pp. 151-160. Si veda anche Paden - Sankovitch - Stäblein, The poems, p. 439, nota 41-48.

41. Marinier: senhal di difficile identificazione, dal momento che non ci è dato sapere a chi si rivolga, che non va confuso col senhal Marinier, rivolto invece a Enrico il Giovane; cfr. Gouiran, L’amour et la guerre, vol. I, pp. lxvi-lxvii.

49. Frederis è Federico Barbarossa, re di Germania e imperatore del Sacro Romano Impero (1122-1190).

51. N’Aenris è il figlio e successore di Federico Barbarossa, Enrico VI di Svevia (1165-1197). A Enrico fu consegnato da Leopoldo V d’Austria Riccardo Cuor di Leone e da lui fu rilasciato nel 1194 sotto il pagamento di un ingente riscatto, che fu impiegato per finanziare la spedizione militare finalizzata alla conquista del regno di Sicilia e di Puglia.

52-53. Per le ipotesi relative all’episodio a cui questi versi potrebbero fare riferimento si rimanda alle Circostanze storiche.

53. Sia Thomas, Poésies complètes de Bertran de Born, p. 92, che Stimming, Bertran von Born, p. 189, emendano la lezione dei mss. pres (che allude alla presa del regno) con pert ‘perde’, giacché il verbo pres ricorre già al precedente v. 52. De Bartholomnaeis, Poesie provenzali, vol. I, p. 42, pur seguendo e riproducendo il testo Thomas - Stimming, sceglie di attribuire al verbo pert il significato di ‘devastare, mandare in rovina’.

[fs]


BdT    Bertran de Born    IdT

Circostanze storiche