Rialto    IdT

82.2

 

   

Bertran Carbonel

 

 

 

 

    I.
    Aisi com sel c’atrob’en son labor
    una guarra, don se cre sertamen
    sia plena d’aur, tro que la vai hubren,
    et uberta, non a nulha valor
5   so que dins es, enaisi ses doptansa
    per vos, dona, me donav’alegransa,
    que yeu crezey vos trobar ses engan;
    mas aras vey qu’el vay sobreversan,
    don ay gran dol, aissi com alegrier,
10   don’, aic per vos can vos vi de primier.
     
    II.
    E pus yeu vey e conosc la error
    e·l gran engan, partir me·n vuelh breumen;
    car sel que sec son dan palezamen
    non pot seguir ni far may de folor;
15   per que aisi o farai per semblansa
    quo·l mercadier que, can mescab’en Fransa,
    vai tan guazanh ad autra part sercan,
    tro que·l troba; aital dic per semblan:
    i anarai, be m’atruep tan leugier
20   que truep dona ab fin cor dreiturier.
     
    III.
    Qu’ieu ai trobat vostre cor trichador,
    c’aisi·m trichet en lo comensamen
    quo·l trichaires, que pert ensienmen
    per mielhs cobrir son cors galiador;
25   tot enaisi, don’, en la comensansa
    me joguavas, et ay ben remembransa
    que·m diziatz qu’ieu vos anes prestan,
    e pus a prest hom vay res demandan,
    dretz comanda per que yeu vos requier
30   que·m paguassetz so qu’ie·us prestiey l’autrier.
     
    IV.
    Qui non ama e fay semblan d’amor,
    aquel deu hom tantost anar fugen,
    car enaisi engan’aquel la gen
    pus sotilmen d’autre enganador.
35   Que yeu, com fols, crezey gran amistansa
    aver trobat e conquist gran honransa
    pel bel semblan, don ai avut gran dan.
    Per que fay mal qui no s’en vay gardan,
    qu’ieu no n’agra ia dan ni destorbier,
40   s’ieu l’ages vist, et agra·m be mestier.
     
    V.
    Ay, […] deslials, ab fals’amor
    et ab fals ditz et ab fals pessamen,
    le tieu fals cors sap c’anc iorn falsamen
    yeu no·m falsiei de far a tu honor;
45   ni·t fora fals, mas pus ab fals’amansa
    falsan me vas, yeu faria enfansa
    e gran foldat, pus tu me vas falsan,
    qu’ieu pus ames le tieu fals cor truan;
    aissi refug lo fals cor ufanier
50   de tu, falsa, con hom fay fals denier.
     
    VI.
    Falsa dona, a honrat ven de Fransa
    que hom no am qui non port’amistansa,
    e c’om engan sel que vay enganan,
    e c’om iogue del ioc que vay iogan;
55   per qu’ieu, sapchatz, me metrai el sendier
    que·us engan huey, car vos m’enganetz yer.
     
    VII.
    Chanso, vay t’en lay on renh’alegransa,
    e lay on a deslialtat balansa,
    e lay on hom gent acuelh ses engan,
60   al pros comte de Velin, dir aitan:
    que·l sieu Bertrans l’a trobat drechurier,
    per qu’el s’es dat al sieu fin pretz entier.

 

 

Traduzione [OS]

I. Come quello che, mentre lavora, trova una giara e si convince che di certo sia piena d’oro, fin quando non la apre, e, aperta, non ha alcun valore ciò che vi è dentro, allo stesso modo, senza dubitare, signora, per voi mi rallegravo, perché credevo di trovarvi senza inganno; ma ora vedo che l’inganno straripa, e ne ho una gran pena, pari alla felicità, signora, che ebbi grazie a voi quando vi vidi la prima volta.

II. E poiché vedo e conosco l’errore e il grande inganno, me ne voglio allontanare subito; perché quello che apertamente segue il suo danno non può proseguire né fare follia piu grande; sicché farò allo stesso modo del mercante che, quando fallisce in Francia, va a cercare un guadagno simile altrove finché non lo trova; dico ciò allo stesso modo: ci andrò, ben sono tanto disposto a trovare una dama con cuore sincero e onesto.

III. Ho trovato il vostro cuore ingannatore, che così m’ingannò al principio come il baro, che perde volontariamente per meglio nascondere il suo animo disonesto; allo stesso modo, signora, all’inizio vi prendevate gioco di me, e ho un chiaro ricordo di voi che mi chiedevate un prestito, e poiché in un prestito si chiede qualcosa, diritto impone che io vi richieda di pagarmi ciò che l’altra volta vi prestai.

IV. Si deve subito rifuggire chi non ama e finge di amare, perché quello in questo modo inganna la gente più sottilmente di qualsiasi truffatore; e io scioccamente credei di aver trovato un grande amore e di aver conquistato grande onore per la bella apparenza, da cui ho avuto gran danno. Sicché è un male se non se ne sta in guardia e io non ne avrei più danno e turbamento se me ne fossi accorto e avrei fatto bene a farlo.

V. Ah, ... sleale, con falso amore e false parole e falsi pensieri, la tua falsa persona sa che mai falsamente io non mi sbagliai a renderti onore; né ti risulterebbe falso, ma poiché con falso amore mi vai imbrogliando, io sarei puerile e assai stolto, dal momento che tu m’inganni, se io poi amassi il tuo falso cuore ingannatore; cosi rifuggo il tuo falso cuore spavaldo, falsa, come si rifugge una moneta falsa.

VI. Falsa donna, si dice giustamente in Francia che non è amato chi non offre amicizia, e che è ingannato colui che inganna, e che si è ripagati con la stessa moneta; sicché io, sappiatelo, mi metterò sul sentiero per ingannarvi oggi, perché voi m’ingannaste ieri.

VII. Canzone, vattene là dove regna allegria, e là dove la slealtà è pericolante, e là dove si è ben accolti senza inganno, a dire quanto segue al valente conte di Avellino: che il suo Bertran lo ha reputato giusto, perciò si è votato al suo sincero e onesto valore.

 

 

 

Testo: Scarpati 2013. – Rialto 8.xi.2017.


Ms.: R 102 v.

Edizioni critiche: Carl Appel, Provenzalische Inedita aus pariser Handschriften, Leipzig 1890, p. 60; Michael J. Routledge, Les poésies de Bertran Carbonel, Birmingham 2000, p. 5; Oriana Scarpati, Rialto 22.vii.2013.

Altre edizioni: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma, 1931, vol. II, p. 313 (testo Appel); Francesca Sanguineti e Oriana Scarpati, Canzoni occitane di disamore, Roma 2013, p. 210 (testo Scarpati).

Metrica: a10 b10 b10 a10 c10’ c10’ d10 d10 e10 e10 (Frank 592:3). Cinque coblas unissonans di dieci versi ciascuna più due tornadas di sei versi. Rime: -or, -en, -ansa, -an, -er. Come segnalato nelle annotazioni di Scarpati, Rialto, «lo schema metrico è impiegato con le stesse identiche rime soltanto dallo stesso trovatore nel sirventese Per espassar l’ira e la dolor (BdT 82.12), mentre stesso schema ma rime differenti presenta la canzone di Lanfranc Cigala Non sai si·m chant, pero eu n’ai voler (BdT 282.16)».

Note: Il componimento è inquadrabile nel sottogenere della mala canso ed appare, come osserva Scarpati, Rialto «costruita retoricamente mediante il ricorso a diverse comparazioni e a espressioni gnomiche». Il comte de Velin menzionato al v. 60 sembra riferibile a Bertran II, esponente di spicco della famiglia provenzale dei del Balzo e che ottenne il titolo di conte di Avellino nel luglio 1268. Si vedano le Circostanze storiche.

1-10. La formula esordiale qui adottata (aisi com sel) individua uno specifico macrotipo, come sottolineato da Oriana Scarpati, Retorica del “trobar”. Le comparazioni nella lirica occitana, Roma 2008, p. 56: «La peculiarità di questo gruppo risiede nel fatto che l’elemento ‘reale’, rappresentato nella quasi totalità dei casi dall’io lirico, compara la propria situazione a quella di un essere umano indefinito, introdotto dal pronome dimostrativo di lontananza selh».

16 quo·l mercadier: la condizione del mercante, personaggio erratico per antonomasia, è qui assimilata alla condizione del poeta, che si apparecchia a superare la propria delusione andando in cerca di una metaforica «autra part» (v. 17). Si veda Scarpati, Rialto: «come il mercante, falliti i traffici in Francia, va altrove a cercare nuovi guadagni, così l’io lirico farà altrettanto, andrà da un’altra parte a cercare una dama sincera».

41-50. La costruzione retorica della cobla si fonda sull’uso insistito di fals e derivati, per un totale di 12 occorrenze. Un analogo procedimento si rintraccia anche in Ben fai granda folor, BdT 457.7 (10 occorrenze complessive di fals/falsa). Tra le liriche di Bernart de Ventadorn si registrano inoltre due casi di sostantivazione dell’aggettivo falsa per denunciare la disonestà della donna: si vedano la «fausa deschauzida» di La doussa votz ai auzida, BdT 70.23 (v. 25) e la «fausa de mala merce» di Quan par la flors josta·l vert foill, BdT 70.41 (v. 26).

60 comte de Velin: il personaggio menzionato nell’envoi sembra corrispondere a Bertran II del Baux (1238-1305). L’acquisizione della contea di Avellino, attorno al luglio 1268, può essere considerato un sicuro terminus post quem per la stesura del testo: si vedano le Circostanze storiche.

[cm]


BdT    Bertran Carbonel    IdT

Circostanze storiche