Rialto     IdT

132.11

 

   

Elias de Barjols

 

 

 

 

   

I.

   

Puois vei que nuill pro no·m te

   

Amors, ni nuill ben no·m fai,

   

non fas nuill esfors si·m n’estrai;

4  

pero forsatz m’en recre,

   

car non puosc tan lonjamen

   

sofrir tan greu malanansa,

   

e quar non ai esperansa

8  

en qalque revenimen.

   

 

   

II.

   

Nuill’esperansa de be

   

ni nuill bon conort non sai

   

en Amor, car los sieus dechai

12  

e·ls fals enans’e mante,

   

qu’il n’an tot lo jauzimen.

   

Pero qui·ls sieus desenansa,

   

el desenans pren mermansa,

16  

part lo blasme qu’el n’aten.

   

 

   

III.

   

Ben sui sieus per bona fe;

   

mas puois tan mal m’en estai

   

d’Amor, que negun ben no·m fai,

20  

pes chascus oimais de se,

   

qu’ie·n part mon entendemen

   

e mon cor e m’esperansa,

   

forsatz, puois ren no m’enanssa,

24  

ni no·i trob nuill chauzimen.

   

 

   

IV.

   

Anc jorn no·i trobei merce

   

en Amor, ni·l plac ni·ll plai,

   

per q’ieu ja merce no·l querrai,

28  

car pes que no·m valgues re.

   

C’ab seignor avarc tenen

   

ai estat ses alegransa,

   

q’anc ren mais ir’e pesansa

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no·n aic ab grieu pensamen.

   

 

   

V.

   

E puois enaissi·s chate

   

Amors vas los sieus, s’estrai;

   

ben soi fols s’ieu plus m’i atrai,

36  

puois autre bes no m’en ve,

   

si fai d’aitan solamen,

   

de qe·m don gran benanansa,

   

qe·l bell’en cui ai fizansa

40  

de son bon pretz non deissen.

   

 

   

VI.

   

Savoia e·l tenemen

   

sal Dieus, car nos creis d’onransa,

   

que flors n’eis de tal semblansa,

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don esperam frug valen.

   

 

   

VII.

   

N’Isnart, donan e meten,

   

creissez de terr’e d’onransa.

   

E·N Blancatz no·s desenansa,

48  

c’ades lo trop plus valen.

 

 

Traduzione [GB]

I. Poiché vedo che Amore non mi porta nessun vantaggio e non mi fa nessun bene, non faccio nessuno sforzo se me ne allontano; ma forzatamente rinuncio a lui, perché non posso tanto a lungo sopportare una così penosa malattia e perché non ho speranza in una qualsiasi guarigione.

II. Non conosco in Amore nessuna speranza di bene e nessuna valida consolazione, perché egli svilisce i suoi fedeli ed eleva e sostiene i falsi, tanto che questi ne hanno tutto il godimento. Tuttavia, chi disorienta i suoi in questa azione si rende manchevole, a parte il biasimo che ne attende.

III. Sono suo sinceramente; ma poiché sto tanto male a causa d’Amore, che non mi fa nessun bene, ognuno di noi due pensi ormai a se stesso, ché io separo da lui il mio pensiero e il mio cuore e la mia speranza, forzatamente, perché egli non mi fa progredire per niente e non vi trovo nessuna clemenza.

IV. Non trovai mai pietà in Amore, ed essa a lui non piacque e non gli piace, perciò io non gli chiederò mai pietà, perché penso che non mi porterebbe affatto soccorso. Infatti, sono stato senza gioia presso un signore ostile e avaro, tanto che non ne ottenni niente se non tristezza e preoccupazione, oltre a penosi pensieri.

V. E poiché Amore si comporta così nei confronti dei suoi, si allontana; davvero sono folle se io mi ci avvicino di più, dato che non me ne viene un qualunque bene, qualora egli faccia solo in modo, a proposito di colei di cui mi doni grande felicità, che la bella in cui ho fiducia non diminuisca il suo eccellente pregio.

VI. Dio custodisca Savoia e i suoi possedimenti, perché aumenta il nostro onore, dato che ne esce un fiore di tale qualità da cui speriamo un frutto nobile.

VII. Messer Isnart, donando ed elargendo, accrescete terra e feudi [oppure: onore]. Messer Blacatz non retrocede, al punto che lo trovo di sempre maggior valore.

 

 

 

Testo: Barachini 2015. – Rialto 27.x.2016.


Mss.: C 224r, Da 175v, H 58v, I 131rv, K 117r, R 94v, a2 284.

Edizioni critiche: Stanisław Stroński, Le troubadour Elias de Barjols, Toulouse 1906, p. 24; Giorgio Barachini, Il trovatore Elias de Barjols, Roma 2015, p. 416.

Metrica: a7 b7 b8 a7 c7 d7’ d7’ c7 (Frank 624:73). Cinque coblas unissonans di otto versi e due tornadas regolari di quattro. Rime: -é, -ai, -en, -ansa. La formula metrica è un unicum, ma si confrontino le formule molto simili di Morir pogr’ieu, si·m volgues (BdT 132.9) e Car compre vostras beutatz (BdT 132.7), anch’esse canzoni composte da Elias de Barjols.

Note: La poesia è stata probabilmente composta per l’arrivo alla corte provenzale di Beatrice di Savoia o per la sua prima gravidanza (prima tornada); in entrambi i casi la datazione si colloca nel 1220. La seconda tornada nella redazione di *β* dedica la canzone a Blacatz e Isnart d’Antrevenas forse nello stesso anno 1220, ma la datazione precisa non è individuabile e potrebbe essere anche posteriore. – La tradizione si divide in due rami: da un lato la tradizione occidentale espressa da CR (che discende da *ω*), dall’altro quella orientale espressa da DaHIK (che discende da *β*, con ulteriore passaggio in DaIK e quindi in IK). Il ms. a2 ha conosciuto entrambe le tradizioni ed è contaminato.

1. Citazione incipitaria di Bernart de Ventadorn, Quan vei la lauzeta mover (BdT 70.43), v. 29: «pois vei c’una pro no m’en te». Il testo è interamente costruito su una concezione dell’amore come scambio: l’innamorato resta fedele ad Amore, se questi concede vantaggi, altrimenti, se Amore si rivela un signore ingiusto (tema qui trattato nelle str. II e V), l’innamorato può allontanarsene, per quanto forsatz. Il tema si ritrova in Amor, be·m platz e·m sap bo (BdT 132.2), Ben deu hom son bon senhor (BdT 132.4) e Morir pogr’ieu, si·m volgues (BdT 132.9).

4. Elias de Barjols usa lo stesso termine forsatz in relazione all’abbandono d’Amore (se recrezer), oltre che nuovamente qui al v. 23, anche in Ben deu hom son bon senhor (BdT 132.4), v. 13 e in Morir pogr’ieu, si·m volgues (BdT 132.9), v. 35.

17-24. Sul tema della liceità dell’abbandono dell’Amore ingiusto e sul tema dello scambio tra fedeltà dell’innamorato e benefici dell’Amore (che ritorna alla str. V), si vedano Amor, be·m platz e·m sap bo (BdT 132.2), Ben deu hom son bon senhor (BdT 132.4) e Morir pogr’ieu, si·m volgues (BdT 132.9) e le relative note.

29. L’aggettivo avarc è un preziosismo della fonte dei mss. DaHIK (CRa2 hanno qui avar, sinonimo di tenen); avarc è termine usato in rima al femminile (avarga, avarja) da Arnaut Daniel in Si·m fos Amors de joi donar tan larga (BdT 29.17) al v. 33: «Na Miellz-de-Be, ja no·m sias avarga»; viene reso, sulla base del contesto, con ‘ostile, aspro’ (cfr. SW, I:109; René Lavaud, Les poésies d’Arnaut Daniel, Toulouse - Périgueux 1910, p. 107; Gianluigi Toja, Arnaut Daniel. Canzoni, Firenze 1960, p. 402; Maurizio Perugi, Le canzoni di Arnaut Daniel, 2 voll., Milano - Napoli 1978, vol. II, p. 582; James J. Wilhelm, The Poetry of Arnaut Daniel, New York - London 1981, p. 73; Mario Eusebi, Arnaut Daniel. Il sirventese e le canzoni, Milano 1984, p. 126; Martín de Riquer, Arnaut Daniel. Poesías, Barcelona 1994, p. 105).

41-44. Sul significato della tornada si vedano le Circostanze storiche.

45-48. Si tratta di Blacatz e probabilmente Isnart d’Agout-Entrevenas, sui quali si vedano le Circostanze storiche.


BdT    Elias de Barjols    IdT

Circostanze storiche