Rialto

162.6

 

Garin d’Apchier

 

 

 

 

Quan foill’e flors reverdezis
et aug lo chan del rossignol

 

 

 

Testo: Latella 1994. – Rialto 27.xi.2002.


Mss.: I (191v); K (177r).

Edizioni critiche: Camille Chabaneau, Les biographies des troubadours en langue provençale, Toulouse 1885, p. 270; Guido Favati, Le biografie trovadoriche. Testi provenzali dei secc. XIII e XIV, Bologna 1961, p. 218; Jean Boutière - Alexander H. Schutz - Irénée-Marcel Cluzel, Biographies des troubadours, Paris 19733, p. 343; Fortunata Latella: I sirventesi di Garin d’Apchier e di Torcafol, edizione critica a cura di F. L., Modena 1994, p. 96.

Nota: Il frammento di descort è conservato unicamente all’interno della vida di Garin d’Apchier, tràdita dai mss. I e K, secondo la quale Garin «fetz lo premier descort que anc fos faiz». Non è mai emersa alcuna ragione per mettere in dubbio le affermazioni dell’antica biografia relative ai due versi, né per quanto riguarda il genere di appartenenza né per quanto riguarda il primato cronologico, che anzi appare del tutto plausibile e congruente con i dati temporali relativi al genere fin qui conosciuti, come risulta dalle specifiche indagini di Paolo Canettieri sul discordo («Descortz es dictatz mot divers». Ricerche su un genere lirico romanzo del XIII secolo, Roma 1995, p. 96 e seguenti). Nell’ed. del 1994 avanzavo l’ipotesi che il redattore della vida di Garin d’Apchier potesse essere stato Uc de Saint Circ, il trovatore caorsino la cui attività amatoriale di divulgatore della cultura occitanica in Italia e di autore ‘seriale’ di biografie di colleghi si è da quella data venuta sempre più precisamente delineando. È ormai accertato, sulla scorta di elementi testuali ed extratestuali, che si deve ad Uc la creazione della maggior parte del lascito di vidas e razos sopravanzato, e che le informazioni d’ordine storico, geografico e letterario in esse elargite sono per lo più veritiere. Considerando dunque ammissibile la sua responsabilità in merito alla biografia di Garin d’Apchier, è attualmente possibile, alla luce dell’avanzamento delle conoscenze su Uc de Saint Circ, proporre delle osservazioni sulla veridicità delle affermazioni contenute nella vida. Innanzi tutto, è oggi assodato il ruolo del poeta originario di Tegra nella confezione del liber domini Alberici, riprodotto in D, che tramanda tra l’altro una porzione del corpus lirico di Garin d’Apchier e di Torcafol, e da inferire è dunque la conoscenza da parte di Uc della produzione poetica dei due. Intervengono poi anche altri fattori a corroborare l’ipotesi di una cognizione diretta da parte del letterato al servizio di Alberico da Romano dei luoghi e degli ambienti culturali in cui si mossero i due tenzonanti. È sicuro che Uc soggiornò nella zona del Massiccio Centrale e sono attestati i suoi rapporti letterari tanto con il conte di Rodez, forse Enrico I (con cui scambiò un partimen e delle coblas: cfr. BdT 457.24 = 185.2 N’Ugo, vostre semblan, 457.33 Seign’en coms, no.us cal e 457.33a Seigner en coms, cum poiria) quanto con Dalfi d’Alvernha (cfr. BdT 457.1 Aissi cum es coinda e gaia, v. 56 e 457.24 = 185.2 N’Ugo, vostre semblan, vv. 79-80), e non è dunque azzardato considerare possibile che Uc si sia fermato anche nel Gévaudan, regione compresa tra il Rouergue e l’Alvernia. La tesi poi si rafforza se si tiene presente che nella vida di Guilhem de Balaun, di cui Uc de Saint Circ è fortemente indiziato di essere l’autore, si rinvengono, elencate con precisa competenza, le denominazioni geografiche di Balaun, Barjac, Jaujac e Anduza, luoghi tutti vicini e collegati tra loro (cfr. Saverio Guida, «Ricerche sull’attività biografica di Uc de Saint Circ», in Primi approcci a Uc de Saint Circ, Soveria Mannelli 1996, p. 93). In più, ancora a proposito di rapporti letterari, non vanno dimenticati quelli con Clara d’Anduza, con cui Uc condivise una storia d’amore documentata da uno scambio di componimenti poetici e da una circostanziata razo (a BdT 457.4), forse autobiografica, e soprattutto quelli con Azalais d’Altier, amica di Clara e conciliatrice dei due amanti, alla quale inviò una canzone (BdT 457.4 Anc mais non vi, vv. 46-47) e di cui si è conservata la risposta (per tutta la questione rinvio allo studio di Saverio Guida, «Uc de Saint Circ e Clara d’Anduza», alle pp. 47-74 del volume sopra citato, con bibliografia precedente). Ora, non solo Anduza e Altier sono vicinissimi l’una all’altro e Altier si trova addirittura nel territorio dell’antico Gévaudan, ove dalla seconda metà del secolo XII si creò un milieu intellettuale di tutto rispetto, i cui membri, diversi dei quali appartenenti alla famiglia dei Castelnou-Randon come Garin d’Apchier, dovevano essere verosimilmente in contatto tra loro, ma appare comprovata da carte d’archivio l’esistenza di rapporti tra il casato degli Altier e quello dei Castelnou nel corso del  secolo XIII (vd. ancora Guida, «Uc de Saint Circ e Clara d’Anduza», p. 69). Dunque nulla si oppone all’ipotesi che Uc abbia potuto attingere documentate informazioni su Garin proprio dai membri di quel cenacolo letterario della cui tradizione faceva parte il trovatore gevaudanese e che potesse pure aver preso conoscenza di prodotti lirici, come appunto il discordo, purtroppo non giunti sino a noi.

[FL]


BdT    Garin d’Apchier