Traduzione [MC]
I. Per voi, bella dolce amica, soffro
notte e giorno un doloroso martirio, ché ad altro non penso né rifletto ed anzi
continuamente aumentano l’amore ed il bene che vi voglio, perciò ho gran timore
che il desiderio mi uccida: quanto più vi bacio, dolce creatura, e vi tocco,
sempre più sprofondo in quel fuoco!
Testo: Calzolari 1986. – Rialto 26.i.2018. Mss.: C 370v, D 75v, E 164, F 42r. Edizioni critiche: Johannes Müller, «Die Gedichte des Guillem Augier Novella», Zeitschrift für romanische Philologie, 23, 1899, pp. 47-78, p. 71; Monica Calzolari, Il trovatore Guillem Augier Novella, Modena 1986, p. 136. Altre edizioni: Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours, in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. III, p. 178 (parziale); Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 58 (testo Müller); Martín de Riquer, Los trovadores. Historia literaria y textos, Barcelona 1975, p. 1181 (testo Müller). Metrica: a7’ b7’ b7’ a7’ c7’ c6’ a6’ d10 d10 (Frank 554:6). Cinque coblas unissonans di nove versi e una tornada di quattro. Rime: -ia, -ire, -ensa, -oc. Note: Canzone non databile con precisione ma sicuramente composta in seguito all’incoronazione imperiale di Federico II: si vedano le Circostanze storiche. 1. bella douss’amia. L’appellativo è adoperato da altri trovatori come Pons de Capduelh, in S’ieu fis ni dis nuilla saisso (BdT 375.19), vv. 4-5: «ab franc cor e leial e bo / vos mi ren, bella dous’amia» oppure Peirol, nella canzone En joi que·m demora (BdT 366.15), vv. 37-38: «Francha res cortesa, / bella douss’amia». 7. L’espressione ritorna identica in Aucel no truob chantan (BdT 156.2), v. 44. 8-9. Il riferimento al fuoco d’amore, contenuto in molte canzoni d’amore dei trovatori, si carica in questo componimento di sfumature sensuali con l’allusione ai baci e alle carezze scambiati tra i due amanti; cfr. Calzolari, Il trovatore, pp. 139-140. 10. L’io lirico si dice sincero vassallo di midons anche al v. 28 e al v. 39, in quest’ultimo caso mediante l’impiego della dittologia sinonimica «hom e servire». 18. Heli’et Enoc. I due personaggi biblici sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo come simboli di longevità; cfr. Calzolari, Il trovatore, p. 148. La figura di Enoc è ricordata anche in Guilhem Ademar, Ben for’oimais sazos e locs (BdT 202.1), v. 15: «E s’era tant blancs cum Enocs». 26-27. L’io lirico sostiene di aver assunto lo stesso filtro d’amore bevuto Tristano e dunque di non poter in alcun modo guarire dalla malattia d’amore. La figura di Tristano come amante per antonomasia ricorre in molte liriche trobadoriche, cfr. Frank M. Chambers, Proper names in the Lyrics of the Troubadours, Chapel Hill 1971, pp. 258-259. 41-43. Guillem sottolinea la sua fedeltà mediante il ricorso a una priamel: egli preferisce la relazione con la donna amata, l’entendensa, al possesso di beni di grande valore, addirittura le intere regioni della Provenza e della Lombardia; sull’impiego di questa figura retorica nella lirica dei trovatori si vedano Oriana Scarpati, Retorica del “trobar”. Le comparazioni nella lirica occitana, Roma 2008, pp. 59-65 e Oriana Scarpati, «La priamel abbreviata nella lirica medievale», Medioevo Romanzo, 32, 2008, pp. 289-302. 46. emperaire. L’imperatore a cui si riferisce Guillem è Federico II, citato anche in Toz temps serai sirvens per deservir (BdT 205.7). Si noti l’irregolarità morfologica costituita dall’utilizzo della forma del retto invece dell’obliquo. 48. A Federico viene rimproverato il non far seguire azioni concrete alle sue parole: egli si mostra interessato alle virtù cortesi soltanto in apparenza mentre non elargisce nulla se non in cambio di qualcosa. Questa affermazione, probabilmente ricalcata su un proverbio, si scontra con il concetto di liberalità dei trovatori, basato sulla gratuità delle elargizioni. [fsa] |