Traduzione [fsa]
I. Quanto più un uomo ha valore, tanto più
si dovrebbe guardare dal commettere una sciocchezza. Perché un uomo prode può
facilmente peccare, e il malvagio, a mio giudizio, non sbaglia quando commette
un peccato, perché per natura i malvagi fanno cose sconvenienti e i valorosi
compiono azioni nobili.
Testo: Ricketts 1964. Rialto 25.ix.2018. Mss.: C 263r, J 10r, P 64v. Edizioni critiche: Carl Appel, Das Leben und die Lieder des Trobadors Peire Rogier, Berlin 1882, p. 94; Jules Coulet, Le troubadour Guilhem Montanhagol, Toulouse 1898, p. 147; Peter T. Ricketts, Les poésies de Guilhem de Montanhagol, troubadour provençal du XIIIe siècle, Toronto 1964, p. 68. Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 170 (testo Coulet). Metrica: a7’ b7 a7’ b7 c7 c7 d7 d7 (Frank 335:8). Cinque coblas unissonans di nove versi e due tornadas di quattro. Rime: -ensa, -ir, -en, -an. Note: Sirventese morale composto probabilmente in Catalogna tra il 1242 e il 1250; si vedano le Circostanze storiche. 15-18. L’intento che muove il trovatore a comporre il sirventese è espresso in questi versi: Guillem lamenta che chi meno elargisce, più ottiene, e dunque il valore dei signori è inversamente proporzionale alla loro ricchezza. 20. ricx hom. Il bersaglio del trovatore sono i nobili che non mettono in pratica il valore cortese fondamentale della liberalità; per la critica topica ai rics malvatz si veda Erich Köhler, «Ricchezza e liberalità nella poesia trobadorica», in Id., Sociologia della “fin’amor”. Saggi trobadorici, a cura di Mario Mancini, Padova 1976, pp. 39-79. 22. dar tenir. La denuncia del comportamento sbagliato dei ricchi avari è rafforzata dall’accostamento dei due verbi opposti di ‘dare’ e ‘tenere’. 35-36. Come nelle canzoni di crociata, anche nei sirventesi morali la critica ai malvatz rics si accompagna alla denuncia della vacuità dei beni terreni. 38. Coms Cumenges. Non è possibile stabilire con precisione di quale conte di Comminges Guillem tessa gli elogi. Durante l’impero di Federico, si alternarono ben tre conti: Bernart IV, morto nel 1225, Bernart V, in carica dal 1225 al 1241, e Bernart VI, al potere fino al 1265; cfr. Charles Higounet, «Comté et Maison de Comminges entre France et Aragon au Moyen Age», Bulletin Hispanique, 49, 1947, pp. 311-331. Se la datazione proposta è corretta, allora è probabile che Guillem si riferisca a Bernart VI. 42-45. L’accostamento del nome del casato di Comminges al sacramento della comunione sembra assimilare la figura del conte a quella di Cristo. Secondo il trovatore, come il Messia ha salvato i cristiani, così il conte di Comminges dovrà salvare quelli che credono in lui; su questa interpretazione si veda Pierre Anatole Fuksas, Etimologia e geografia nella lirica dei trovatori, Roma 2002, pp. 167-168. 46. Emperaire. Si tratta di Federico II incoronato nel novembre 1220; cfr. Vincenzo De Bartholomaeis, «Osservazioni sulle poesie provenzali relative a Federico II», Memorie della Real Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, classe di scienze morali, sezione Storia-Filosofia, 6, 1911-12, pp. 97-124, a p. 120 e Walter Meliga, «Trovatori provenzali», in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005, versione in rete (www.treccani.it). 49. daurar mon chan. Una simile espressione in contesto elogiativo ricorre in Aimeric de Peguilhan, Mangtas vetz sui enqueritz (BdT 10.34), vv. 61-64: «Na Beatritz d’Est, l’enans / de vos mi platz, que·s fai grans. / En vos lauzar s’en son pres tug li bo, / per que de vos dauri mo vers·chanso». 50. Na Guiza. Si tratta probabilmente della stessa dama elogiata insieme a Esclarmonda in Non an tan dig li primier trobador (BdT 225.7), v. 61; su Esclarmonda si veda No sap per que va son joy pus tarzan (BdT 225.9). Ricketts, Les poésies, p. 73, cita tre dame che potrebbero essere identificate con la Guiza cantata da Guillem: Guida di Rodez, sorella del conte e importante mecenate di trovatori Ugo IV; Guida di Lunel, figlia di Raimon Gaucelm V; e infine Guiza, moglie del conte Roger di Pailhas. Il trovatore si riferisce probabilmente a quest’ultima in quanto il conte di Pailhas era anch’egli discendente del casato di Comminges e figlio del signore e trovatore Arnaut de Cumenge, sul cui conto si veda Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori, Modena 2013, pp. 53-55. [fsa] |