Rialto    IdT

 

Guillem de Montanhagol, No sap per que va son joy pus tarzan (BdT 225.9)

Guillem de Montanhagol, On mais a hom de valensa  (BdT 225.11)


 

Circostanze storiche

 

 

 

I componimenti No sap per que va son joy pus tarzan (BdT 225.9) e On mais a hom de valensa (BdT 225.11) di Guillem de Montanhagol, trovatore che non ha mai valicato le Alpi per cercare ospitalità in Italia, contribuiscono a dimostrare la grande fama di cui ha goduto Federico II presso i trovatori. Nonostante il riferimento a Federico, i due testi di Guillem non sono facilmente databili ma è forse possibile ricostruire le circostanze storiche in cui essi si inseriscono sulla base della menzione di altri personaggi storici.

Nella canzone No sap per que va son joy pus tarzan (BdT 225.9), il trovatore esalta il suo valore paragonandosi a Federico II e propone sé stesso come amante per la sua signora «si cum triet si ad emperador / senes temor / ja Fredericx antan» (v. 24-25). Questi versi sono stati forse oggetto di una forzatura interpretativa: Coulet 1898 vi ha letto un riferimento all’episodio dell’autoincoronazione a re di Gerusalemme che Federico, secondo i resoconti del patriarca gerosolimitano al papa, avrebbe celebrato nel marzo del 1229 al termine della sua vittoriosa crociata (Kantorowicz 1976, pp. 186-188). Sebbene lo stesso Coulet metta in luce i limiti della sua ipotesi affermando che «le mot emperador est une légère inexactitude, puisqu’il [Federico] s’était couronné roi de Jérusalem» (Coulet 1898, p. 135), la critica sembra aver accettato quest’interpretazione (De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 169; Ricketts 1964, p. 77; Beltran 2014, pp. 53-54). Va però sottolineato che i versi di Guillem alludono piuttosto all’ascesa di Federico al titolo imperiale e Torraca pensa addirittura che il riferimento rimandi a un’epoca precedente, ossia ai successi riportati in Germania tra il 1212 e il 1215 da Federico su Ottone IV (Torraca 1902, pp. 310-311). La storiografia più recente ha dimostrato che la celebrazione della riconquista del regno di Gerusalemme da parte di Federico non può essere in alcun modo considerata un’autoincoronazione (Stürner 2009, pp. 530-531; Houben 2013, p. 38). Anche sulla base di ciò, è preferibile interpretare il passo in maniera più conforme all’espressione utilizzata da Guillem e dunque ricondurlo all’incoronazione imperiale del 1220. In ogni caso, il dato non risulta dirimente per ricostruire la cronologia del componimento in quanto il trovatore allude chiaramente a un periodo passato (antan, v. 26).

Può essere più utile invece considerare la dedica in tornada a un’Esclarmonda di cui il trovatore offre un’interpretatio nominis (vv. 51-54). Nel periodo compatibile alla citazione di Federico è possibile individuare due figlie dei conti di Foix, appartenenti a due generazioni successive, alle quali Guillem potrebbe aver inviato la propria canzone: un’Esclarmonda figlia di Raimon Roger I di Foix, andata in moglie nel 1235 a Bernart d’Alion e un’altra, figlia di Roger Bernart II, che si legò a Ramon Folc de Cardona nel 1231 e risulta morta nel 1249. Beltran 2014, in contrapposizione con la critica precedente che vede Guillem fare la spola tra la penisola iberica e il tolosano, ritiene che il trovatore abbia trascorso la maggior parte della sua vita e composto gran parte delle sue liriche in Catalogna, presso signori legati al sovrano Giacomo I. Sulla base di una revisione complessiva dell’opera di Guillem e di uno studio approfondito dei dedicatari presenti nei suoi componimenti, Beltran ha ipotizzato che il trovatore fosse un esule legato agli ambienti filoaragonesi e che l’Esclarmonda citata in questo componimento possa essere la moglie del conte di Cardona, esponente di un casato di protettori di trovatori legato a doppio filo alle fortune dei sovrani di Barcellona (Beltran 2014, pp. 65-66). Il dato rilevante ai fini della datazione del componimento è la citazione in altri tre testi di Guillem di un’Esclarmonda in cui è possibile riconoscere in maniera abbastanza sicura lo stesso personaggio (cfr. Coulet 1898, passim; Ricketts 1964, pp. 78-79; Beltran 2014, pp. 62-66). In tutti questi componimenti, Esclarmonda risulta essere citata al fianco di personaggi legati alla corte di Barcellona, addirittura insieme al re Giacomo I in Leu chansoneta m’er a far (BdT 225.6) e a Guilhem de Montcada, comandante militare strettamente legato alla corona d’Aragona, in Ges, per malvastat qu’er veya (BdT 225.5). Quest’ultimo testo fu realizzato tra il 1246 e il 1249, ossia tra il matrimonio di Carlo d’Angiò con Beatrice di Provenza e la morte di Raimondo VII. Coulet 1898 e Ricketts 1964 considerano tutti i componimenti indirizzati a Esclarmonda come un nucleo compatto riferibile al periodo della resistenza meridionale che tra 1242 e 1249 si concentrò intorno alla figura di Raimondo VII di Tolosa. Sebbene manchino elementi concreti a supporto della datazione, è possibile che anche la canzone No sap per que va son joy pus tarzan (BdT 225.9) possa esser stata composta in questo arco temporale in Catalogna.

On mais a hom de valensa (BdT 225.11), sirventese morale dedicato alla critica dei costumi del tempo, è indirizzato a un emperaire (v. 46) nel quale è stato riconosciuto Federico II (De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 170; Ricketts 1964, p. 49; Meliga 2005). L’ultima cobla contiene l’elogio arricchito di un’interpretatio nominis di un conte di Comminges (vv. 37-45) che è stato letto in chiave politica come un attestato di stima rivolto a Bernart VI per la sua partecipazione alla rivolta meridionale del 1242 (Coulet 1898, p. 152; Ricketts 1964, p. 72). Il valore politico del riferimento al conte sembra tutt’altro che sicuro e sembra piuttosto limitato alla sua capacità di essere generoso, in controtendenza con il comportamento della nobiltà del tempo. L’impossibilità di datare con certezza il componimento non rende inoltre semplice individuare a quale conte di Comminges Guillem si rivolga.

La seconda tornada è dedicata a una Na Guiza (v. 50), la cui identificazione è dubbia (Ricketts 1964, p. 73; Beltran 2014, p. 61). La menzione precedente a un conte di Comminges spinge a riconoscere nella dama la Guiza andata in moglie a Roger, conte di Pailhas, anch’egli discendente dal casato di Comminges (De Lollis 1896, p. 31; Coulet 1898, p. 152). È molto probabile che questa Guiza sia la stessa citata al fianco di Esclarmonda in Non an tan dig li primier trobador (BdT 225.7), componimento anch’esso databile tra il 1242 e il 1249. Sulla base di questo dato, si può ipotizzare che anche On mais a hom de valensa (BdT 225.11) possa esser stato composto nello stesso arco di tempo (cfr. Coulet 1898, p.152; Ricketts 1964, p. 71-72). L’identificazione di Guiza con una esponente della casata di Pailhas rende forse il quadro interpretativo più coerente. I signori di Pailhas, imparentati con i conti di Comminges, regnavano su una piccola contea che si estendeva nella regione pirenaica ai confini tra il territorio aragonese e le regioni del sud della Francia. Tanto i conti di Pailhas quanto quelli di Comminges erano fortemente legati ai sovrani catalani (Higounet 1947) e risulta dunque facile ipotizzare che Guillem de Montanhagol possa aver rivolto nello stesso arco di tempo i suoi componimenti a diversi esponenti della feudalità orbitante intorno al re d’Aragona.

 

 

Bibliografia

 

Beltran 2014

Vicenç Beltran, «Guilhem de Montanhagol, faidit?», in 800 anys després de Muret. Els trobadors i les relacions catalanooccitanes, a cura di Vicenç Beltran, Tomàs Martínez e Irene Capdevila, Barcelona 2014, pp. 53-73.

 

Coulet 1898

Jules Coulet, Le troubadour Guilhem Montanhagol, Toulouse 1898.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Higounet 1947

Charles Higounet, «Comté et Maison de Comminges entre France et Aragon au Moyen Age», Bulletin Hispanique, 49, 1947, pp. 311-331.

 

 Houben 2013

Hubert Houben, Federico II. Imperatore, uomo, mito, Bologna 2013.

 

Kantorowicz 1976

Ernst H. Kantorowicz, Federico II, imperatore, Milano 1976.

           

Meliga 2005

Walter Meliga, «Trovatori provenzali» in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005, versione in rete (www.treccani.it).

 

Ricketts 1964

Peter T. Ricketts, Les poésies de Guilhem de Montanhagol, troubadour provençal du XIIIe siècle, Toronto 1964.

 

Stürner 2009

Wolfgang Stürner, Federico II e l’apogeo dell’Impero, Roma 2009.

 

Torraca 1902

Francesco Torraca, Studi su la lirica italiana del Duecento, Bologna 1902.

 

Francesco Saverio Annunziata

25.ix.2018


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