Rialto    IdT

229.1a = 150.1

 

   

Guillem Raimon  ·  Ferrari de Ferrara

 

 

 

 

   

I.

   

Amics Ferrairi,

   

del marqes d’Est van    man

   

dizen q’ab cen fi

4  

e poder s’espan    tan

   

q’algu sei vezi

   

de jos li n’estan,    gran

   

e pauc, ab cap cli,

8  

si q’algu hi an    dan;

   

don soy yeu vengutz    nuiz,

   

d’aiso q’eu no say,    say;

   

mas s’en el vertuiz    luiz

12  

de preiz, trobar l’ay,

   

e de pueis tengutz    muiz

   

per re non seray    may;

   

ez en locs deguiz,    cuiz

16  

d’els †no se triz† partray.

   

Qals q’esteya res    no creya

   

q’ieu no·l met’el cor:    mor

   

qi·s desleya,    ab q’el veya

20  

qe non an de for    l’or;

   

qar altreia    prez q’om deya

   

far plus ric trezor    d’or,

   

q’om s’apley’a    prez qan pleia

24  

sos vils vols a cor    d’or.

   

 

   

II.

   

Amics en Raimon

   

Guillem, pueis entrest    mest

   

nos, d’un pes preon

28  

tan tost m’aleugest;    rest

   

doncs e pui’ a mon

   

mos sens sus el test.    Dest

   

m’en dreig e·us respon

32  

qe pro a conqest    d’Est

   

lo marqes amics    rics,

   

e sos grans poders    ders

   

ten sons enemics    trics,

36  

bas, e sos sabers

   

es del plus antics    brics,

   

c’onors e·l valers    vers

   

d’el es nostr’abrics.    Pics

40  

no·il tol sos avers,

   

qar gent dona    qan sayzona,

   

co·s tayn a baro pro,

   

qi s’adona    vais gen bona;

44  

e car vos sai bo    no

   

tayn q’espona    ni·l somona

   

qe·us onre ni·us do    pro;

   

mas felona    gen bricona

48  

ab lui no fay so    pro.

 

 

Traduzione [LG]

I. Amico Ferrairi, molti vanno dicendo del marchese d’Este che con fine saggezza e con la [sua] forza si espande tanto che alcuni dei suoi vicini, grandi e piccoli, gli stanno sotto, con il capo chino, di modo che alcuni ne hanno danno; per questo sono venuto qui ignaro [cioè nudo] di quello che non conosco; ma se virtù di pregio in lui riluce, la troverò, e poi non me ne starò affatto muto, e dissiperò, nelle occasioni opportune, opinioni che possano nuocergli, menzognere; quale che sia [il marchese], non creda affatto che io non lo metta nel [mio] cuore: muore chi sminuisce la sua reputazione, allorché vede che non esce fuori l’oro [dallo scrigno del proprio protettore]; difatti la virtù assicura che si faccia un tesoro maggiore dell’oro; e una persona si attiene ad essa quando inchina i suoi bassi istinti dinanzi a un cuore d’oro.

II. Amico Raimon Guillem, dal momento che entraste fra noi [in questa corte], subito mi avete alleggerito di un grave peso; il mio intelletto sia fermo e si innalzi dunque fino alla testa. Me ne avete dato il diritto e io vi rispondo che il marchese d’Este ben ha con l’onore conquistato amici potenti, e la sua grande e alta possanza tiene soggiogati i suoi nemici malvagi, e il suo sapere è di antico stampo, cosicché il suo onore e il suo vero valore sono la nostra difesa. Il piccone non gli toglie i suoi averi, poiché dona con generosità quando occorre farlo – come si conviene a nobile barone –, che sempre si mostra incline verso la gente dabbene. E poiché so che voi siete buono non occorre che lo consigli o lo stimoli ad onorarvi o a farvi dei bei doni; solo la gente malvagia e miserabile di lui non può profittare.

 

 

 

Testo: Gatti 2019. – Rialto 25.ii.2020. 


Ms.: P 55v.

Edizioni critiche: Ernesto Monaci, Testi antichi provenzali raccolti per un corso accademico nella R. Università di Roma premessi alcuni Appunti bibliografici sui principali fonti per la storia della letteratura provenzale nel medio evo, Roma 1889, col. 103 (senza traduzione); Vincenzo Crescini, Manualetto provenzale per uso degli alunni delle Facoltà di Lettere, introduzione grammaticale, crestomazia, glossario, Verona-Padova 1892, p. 148 (senza traduzione); Giulio Bertoni, I Trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915, p. 461; Id., «La tenzone di Raimon Guillem e Ferrarino da Ferrara», Archivum Romanicum, 1, 2017, pp. 92-100, p. 97; Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 291; Luca Gatti, «Guillem Raimon ~ Ferrarino da Ferrara, Amics Ferrairi ~ Amics en Raimon (BdT 229.1a = 150.1)», Lecturae tropatorum, 12, 2019, pp. 1-25, in rete.

Altra edizione: Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 110 (testo Bertoni 1915).

Metrica: a5 (b)b5+1 a5 (b)b5+1 a5 (b)b5+1 a5 (b)b5+1 (c)c5+1 (d)d5+1 (c)c5+1 d5 (c)c5+1 (d)d5+1 (c)c5+1 d5 (e)e3’+3’ (f)f5+1 (e)e3’+3’ (f)f5+1 (e)e3’+3’ (f)f5+1 (e)e3’+3’ (f)f5+1 (Frank 528:3). Scambio di coblas singulars di ventiquattro versi. Rime: -i, -on (a), -an, -est (b), -utz, -ics (c), -ay, -ers (d), -eya, -ona (e), -or, -o (f). 

Nota: Scambio di coblas fra Guillem Raimon e Ferrarino da Ferrara, avente come oggetto il marchese d’Este Azzo VII: per i riferimenti puntuali al contesto politico cfr. le Circostanze storiche. Per l’analisi del testo si rimanda a Gatti, «Guillem Raimon», pp. 13-23.

[LG]


BdT    Guillem Raimon    Ferrari de Ferrara    IdT

 Circostanze storiche