Rialto    IdT

229.2 = 10.35

 

   

Guillem Raimon  ·  Aimeric de Pegulhan

 

 

 

 

   

I.

 

 

   

«N’Aimeric, qe·us par d’aqest novel marqes?»

 

«Aimeric, che ve ne pare di questo nuovo marchese?» «Guillem Raimon, mi sembra proprio quello che è» «Aimeric, preferirei che vi sembrasse meglio» «Guillem Raimon, anch’io [lo preferirei], se fosse possibile» «Aimeric, vorrei che fosse come il buon padre o il fratello» «Guillem Raimon, anch’io, ma è figlio di sua madre».

   

«Guillem Raimon, be me par aizo qe n’es»

 
   

«N’Aimeric, meill volgra vos en pareges»

 
4  

«Guillelm Raimon, et eu ben, s’esser poges»

 
   

«N’Aimeric, lo bon paire volgra sembles o·l fraire»

 
   

«Guillelm Raimon, et eu be, mas fils es de sa maire»

 
   

 

   
   

II.

 

 

   

«N’Aimeric, mellorar pot, car jovens es»

 

«Aimeric, può migliorare, perché è giovane» «Guillem, Dio fa miracoli e altre cose buone» «Aimeric, sarebbe necessario che ne facesse» «Guillem, a me farebbe piacere, a Dio piacendo» «Aimeric, presto saprà sia dire sia fare meglio» «Guillem, l’ho visto da tanto tempo prendere la mira senza tirare».

8  

«Guillelm, Deus pod far vertutz et autres bes»

 
   

«N’Aimeric, en lui agr’ops qe las fezes»

 
   

«Guillelm, a mi plagra be s’a Deu plages»

 
   

«N’Aimeric, anz de gaire sabra meill dir e faire»

 
12  

«Guillelm, vist l’ai lonjamen adesmar senes traire»

 

 

 

 

Testo: Luca Gatti, Rialto 7.v.2018. 


1 novel. Il verso, come anticipato, è ipometro di due sillabe. Si accoglie l’emendatio di Shepard - Chambers, la quale si basa, fra l’altro, su un suggerimento di Alfred Jeanroy, La poésie lyrique des troubadours, 2 voll., Toulouse-Paris 1934, vol. I, pp. 244, che cita il componimento in traduzione: «Que vous semble, sire Aimeric, de ce nouveau marquis?». Quantunque Shepard - Chambers non adducano motivazioni relative a tale scelta, la congettura risulta, a tutti gli effetti, assai efficace, giacché ben si confà al contesto della tenzone, che tratta con ogni evidenza della successione in una casata marchionale: inoltre, in N’Aimeric, que·us par del pro Bertram d’Aurel (BdT 217.4c = 10.36), che costituisce una ripresa parodica della tenzone di cui si dà l’edizione, Guillem Figueira e Aimeric de Pegulhan discutono sulla partita, disputata a Brescia, a un joc novel (v. 2). Si segnala infine una possibilità ulteriore di emendatio, suggerita da Francesco Carapezza: d’aqest [nou d’Est] marqes. La proposta, fra l’altro, ha il pregio di ricondurre l’origine dell’ipometria a saut du même au même (d’aqest e d’Est).

3 pareges. La correzione di parages in pareges (imperfetto congiuntivo di parer) si deve ad Appel; De Bartholomaeis, che dissimila la lezione del ms. (par ages), traduce invece: «vorrei piuttosto che egli vi avesse per amico».

11 anz de gaire. Si tratta di un’espressione idiomatica, con il significato di «binnen burzem» (cfr. SW IV:14). Vedi anche Bel m’es q’ieu chant e coindei (BdT 406.12), v. 70.

12. La traduzione di De Bartholomaeis non rischiara il senso del passo: «l’ho visto lungamente mirare senza trarre». Nel verso è sottesa una metafora bellica: adesmar varrà qui «viser» (vedi PD); si è infatti seguita la traduzione proposta da Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, a p. 34 .

[LG]


BdT    Guillem Raimon    Aimeric de Pegulhan    IdT

Testo    Circostanze storiche