Rialto

231.1a

 

Guilhem Rainol d’At

 

 

 

 

A tornar m’er enquer al premier us
per los granz ops qu’eu vei sobraparer;
e, si mos chanz sap un pauc ves reclus,
4 vostr’e<s> lo tortz e non de mon saber,
qu’entre·lz maritz non es massa solatz.
<E> chantarai? Oc, pois al comte platz!
Aissi trairai ira de mon conort
8 qu’eu trametrai a·n Symon de Monfort.
 
S’il vol venir per querre son trabus,
no·ill lau qu’el torn a Belcaire iazer,
on escampet la veilla de son bus
12 si qu’anc puois iorn no fetz mas dechazer.
Ar es l’enianz de lui e dels cleriatz!
Qui·s retrairai omais es enchantatz
plus que viellz lops e no vol penre port.
16 Si mal l’en pren: a cui dara·i lo tort?
 
Qui faill en un, semblan fai que, en plus,
faillis el temps c’avia lo lezer.
E tu, qu’estas com fai ratz el pertus,
20 no ves lo dan que t’en pot escazer?
Bar saill enanz, esmou las mans e·ls bratz,
qu’es fortz e ferms, contra·ls desmesuratz!
Que, per effortz, son maint home estort
24 que autramen foran vencut e mort.
 
E, puois oimais em vengut a la lus,
traga·s enan sel que sabra valer,
e deved<e>m los plans e las palus
28 e no·<n>s laiss<e>m sobrar per non-caler!
Quar li frances tornon totz desarmatz,
podem saber quals es lor volontatz;
mas Dieus e Dreitz lor a camiat lor sort,
32 malgrat de cels que viseran l’acort.
 
Patz vol onrar, noirir e traire en sus
e a chascu<n> s<a> raison mantener;
mas questa patz q’en Symos nos adu<s>
36 raub’e ausi e fai d’aut bas chaer.
Ai croi baron! Be·ous tenon enbregatz
clerc e frances ab lor enfeingna patz,
que sai venon et, autr’eis, lor acort
40 tornar fara de ciutat a un ort!
 
Ara·m digatz, Catalan escamus:
on es lo pretz que soliatz aver?
Qu’aunit viouretz tro guerra vos escus?
44 Veous lo bon rei que·ous soil onrat tener:
lui mal plangetz e de ren no·l veniatz
e, qui l’a mort, si dorm a vostre latz.
Qui fo ni es cel que ben s’o recort,
48 ades pot meillz blasmar vostre comport!
 
Aragones no·us fassatz plus iratz
tro·i diga mais! Mas tant vuoill que sapchatz:
tan es faillit el rei et en sa mort,
52  laig razonar fai en cort vostre tort!

 

 

 

Testo: Bonaugurio, Rialto 7.vi.2003.


Mss.: Dc 260r e v, I 177r, K 162r e v, d 281v-282r.

Edizioni critiche: Albert Stimming, Bertran de Born, sein Leben und seine Werke, Halle 1879, p. 136; István Frank, «Tomier et Palaizi, Troubadours Tarasconnais (1199-1226)», Romania, 78, 1957, p. 70; Rossella Bonaugurio, Rialto 7.vi.2003.

Metrica: 10a 10b 10a 10b 10c 10c 10d 10d (Frank 382:10). Sei coblas unissonans di otto versi ciascuna più una tornada di quattro versi.

Note: Nonostante Frank avesse affermato nel suo studio (p. 48) su questo che testo che Dc «présente un texte qui est, dans l’ensemble, identique à celui de IKd», a mio avviso esistono degli errori guida che permettono di individuare uno stemma codicum bipartito, con IKd da un lato e Dc dall’altro: il floriregio di Ferrarino da Ferrara (Dc) trasmette solo la terza cobla del sirventese, ma i pochi versi traditi mostrano chiaramente che il modello di questo ms. era diverso da quello di IKd. Il componimento presenta dei problemi attributivi: IKd lo inseriscono all’interno della sezione di Bertran de Born, mentre nel florilegio è attribuito a Guilhem Rainol d’At. La paternità di Bertran de Born è stata definitivamente smentita da Stimming: lo studioso ha fatto notare che nel 1216, anno in cui ha luogo la battaglia di Beaucaire alla quale il sirventese fa riferimento, Bertran era già morto. Frank ha mostrato forti dubbi sull’attendibilità dell’attribuzione di Dc: egli è dell’avviso che il testo sia molto vicino, per i temi trattati, per lo stile usato e per il fatto di essere scritto in medias res – cioè negli stessi giorni in cui avvenivano i fatti ai quali fa riferimento – ai componimenti di Tomier e Palaizi, due trovatori tarasconesi che operano nello stesso periodo di Guilhem Rainol. Prova di questa sua tesi sarebbero alcuni versi di un sirventese, scritto sicuramente dai due trovatori, nel quale essi fanno riferimento ad un loro componimento che è andato perso «presso gli Aragonesi e i Catalani» (BdT 442.2; vv. 25-28; «Els Arragones / ai perdut ma poigna / e mon sirventes, / et en Cathaloigna»); questo componimento sarebbe, secondo Frank, proprio A tornar m’er enquer, dal momento che contiene alle coblas VI e VII un appello ai Catalani e agli Aragonesi. La tesi di Frank ha suscitato grande entusiasmo tanto che oggi molti studiosi annoverano il sirventese fra quelli di Tomier e Palaizi, considerandone completamente risolto il problema attributivo. Lo studio effettuato sul testo e l’analisi delle argomentazioni addotte dallo studioso portano però ad essere più cauti: è vero, nei contenuti, questo componimento è molto più vicino a quelli di Tomier e Palaizi che a quelli di Guilhem Rainol d’At, ma quest’ultimo potrebbe anche aver scritto numerosi sirventesi (come ci informa la vida) che purtroppo non sono giunti fino a noi; inoltre, se bisogna attenersi, come Frank, all’analisi dell’usus scribendi dell’autore, come spiegare l’isometria del testo in rapporto alla vivace polimetria amata da Tomier e Palaizi? La datazione è certa: il testo è stato composto nel periodo dell’assedio di Beaucaire, avvenuto nel 1216. Il trovatore, come risulta dai vv. 9-12, 29-32 e 33-36, scrive durante i giorni in cui l’esercito crociato e quello dei signori provenzali erano in trattative per stipulare l’accordo che avrebbe portato alla fine dell’assedio e alla liberazione del contingente francese rimasto prigioniero nella città. Il messaggio rivolto ai signori provenzali è chiaro: non bisogna accettare nessun compromesso, ma bisogna vincere l’inerzia che fin’ora ha impedito di lottare e difendere a spada tratta i territori provenzali dall’attacco francese. Solo non accettando i falsi trattati di pace proposti dal nemico la Provenza potrà vincere. Nelle due coblas finali l’invito è esteso ai Catalani e agli Aragonesi; anche loro infatti hanno un conto in sospeso con i crociati: devono vendicare l’uccisione del loro re, Pietro II, morto durante la battaglia di Muret (1213) per difendere la causa provenzale.

[RB]


Premessa

BdT    Guilhem Rainol d’At