Rialto

231.2

 

Guilhem Rainol d’At

 

 

 

 

Laissatz m’era de chantar
mas, per esqivar los danz
qe prenia iois, e<l> chanz
4 m’er per eus pas <a> tornar.
E no·m chal s’entre·ls marriz
non es mos chanz achoillitz,
tan gen s’acord’ab los gais.
8 Mas trop n’i trob de savais,
abrigatz sotz bel parer,
quais qez ill cuion saber
de prez com vai ni d’on mou
12 ez uns no taste<t> d’el brou.
 
Si·m qers ni·m vols demandar
don es traitz aqest senblanz:
dels rics, q’ar, per lor enganz,
16 los vol Deus tant abaissar,
q’us frevols pobols petitz,
armatz de sobrepelitz,
q’anc mais az enan no·s trais,
20 lor tolon tors e palais
e·s fan contr’els tan temer,
qe contra lor fals poder
han bastit un segle nou
24 e no son mas oitz o nou.
 
Malvestat vei trop poiar
e Prez decazer a panz
e, per colpa delz truanz,
28 vei tot lo segle torbar
qe·l bocs es al lop arditz
e l’austor sec la perdiz,
l’agnels garda e·l pastre pais
32 e·l muls cavalca son fais,
e vei lo frevol tener
e·l fort bruzar e cazer
e·l carre denan lo bou
36 e·l Nadal segrent’an nou.

 

 

 

Testo: Bonaugurio, Rialto 7.vi.2003.


Ms: Dc 260v.

Edizioni critiche: Carl Appel, «Poésies provençales inédites tirées des manuscrits d’Italie», Revue des Langues Romanes, 34, 1890, p. 34; Rossella Bonaugurio, Rialto 7.vi.2003. 

Metrica: a7 b7 b7 a7 c7 c7 d7 d7 e7 e7 f7 f7 (Frank 598:10). Tre coblas unissonans di dodici versi ciascuna. 

Note: L’unico testimone del testo è il florilegio di Ferrarino da Ferrara (Dc). La natura antologica di questo canzoniere giustifica la presenza di brani incompleti, dei quali vengono copiate solo le coblas che Ferrarino ritiene più significative. Questa situazione deve essersi verificata anche per il testo in questione del quale in Dc sono trascritte solo tre coblas, ma che probabilmente doveva possederne altre. Appel, unico precedente editore del componimento, propone l’inversione delle coblas II e III rispetto al testo trasmesso da Dc, ma non fornisce alcuna spiegazione. Poiché la necessità d’inversione delle coblas rispetto al testo originario si riscontra almeno in un’altra poesia contenuta nel florilegio (BdT 364.6; Peire Vidal, Anc non mori per amor ni per al), l’intervento attuato dallo studioso tedesco non è da scartare a priori. Tuttavia non esistono nel testo problemi (linguistici, metrici o contenutistici) tali da richiedere una modifica dell’ordine delle coblas; per cui in questo caso si ritiene che la scelta migliore sia quella di restare fedeli al testo tradito. L’immagine dei vv. 17-18, «us frevols pobols petitz / armatz de sobrepelitz» (‘sai’), e la polemica contro i chierici che sottraggono «tors e palais» (v. 20) ai ricchi fanno pensare ad una datazione successiva al 1230, anno in cui i domenicani (che indossavano sai e predicavano una vita parsimoniosa) vengono investiti nel Midi di cariche inquisitoriali e confiscano cospicue ricchezze ai signori locali. Per i temi trattati e il tono complessivo del testo, la prima cobla rientra nel gruppo di sirventesi prodotti in Provenza negli anni della Crociata Albigese: topica è l’invettiva contro la decadenza dei costumi e ricorrente è il tema del canto assunto come fustigatore della situazione contingente. La seconda cobla è interamente dedicata alla polemica contro le ruberie dei domenicani i quali, da debole manipolo di uomini armati di cappe, si sono trasformati in uccelli rapaci che privano di tutti i loro beni i signori un tempo potenti ed autoritari. La terza cobla è uno splendido e insolito affresco del ‘mondo alla rovescia’. Sebbene, infatti, in alcuni testi trobadorici si ricorra a questo topos per esprimere il ribaltamento dei costumi e dei valori, nessun poeta provenzale aveva mai impiegato un numero così cospicuo di immagini e, soprattutto, si era mai inspirato in questo modo al mondo naturale, animale ed umano unendoli in un’unica complessiva immagine: qui sono presenti animali selvatici («qe·l bocs es al lop arditz»), uccelli («e l’austor sec la perdiz»), scene di vita bucolica («l’agnel garda e·l pastre pais; e·l muls cavalca son fais»), rovesciamenti del normale corso della vita umana («e vei lo frevol tener / e·l fort bruzar e cazer») e del tempo («e·l Nadal segrent an nou»). 

[RB]


Premessa

BdT    Guilhem Rainol d’At