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Guillem de la Tor, En vos ai mesa (BdT 236.3a)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Il descort di Guillem de la Tor è dedicato nelle strofe VIII e IX alle sorelle Selvaggia e Beatrice Malaspina, figlie di Corrado, capostipite del ramo dello Spino Secco, come si desume dal testo di Albertet En amor trob tantz de mals seignoratges (BdT 16.13; strofa V), parodiato da Aimeric de Belenoi, Tant es d’amor honratz sos seignoratges (BdT 9.21; strofa V), che conferma le asserzioni di Albertet (databile a dopo il 1220). Il descort ha un corrispondente metrico in un lai francese, ma è incerta la direzione della ripresa; il lai è comunque indatabile (il ms. che lo contiene è della metà del XIII secolo) e dunque di scarso giovamento ai fini della contestualizzazione del descort (Canettieri 2014).

Corrado Malaspina fu cantato, oltre che da Albertet, da Peire Raimon de Tolosa e forse Aimeric de Pegulhan; nei due succitati componimenti compare insieme alle figlie. Corrado era cugino di Guglielmo Malaspina, morto nell’aprile del 1220 e cantato da Aimeric de Pegulhan, Peire Raimon de Tolosa, Albertet. Delle due figlie di Corrado non si sa altro che quello che ne dicono i trovatori, e precisamente Albertet e Aimeric de Belenoi già ricordati, oltre a Guillem de la Tor nel nostro descort e nella celebre treva ad esse dedicata (Pos n’Aimerics a fait far mesclança e batailla, BdT 236.5a; per Selvaggia si possono aggiungere anche Uc de Saint Circ, Nicolet de Torin e forse Lanfranc Cigala). In altre parole, si sa che le due donne vissero nel XIII secolo, che erano figlie di Corrado (lo dice Albertet) e nient’altro.

Per la maggiore, Selvaggia, si ipotizza una data di nascita prossima al 1198, che è l’anno in cui il padre Corrado raggiunse la maggiore età (18 anni in Lunigiana); di lui, però, non conosciamo né il nome della moglie né la data del matrimonio, che poteva essere celebrato a partire dai quattordici anni, pertanto per la nascita di Selvaggia si va, ad ogni buon conto, dal 1194 al 1200 circa (a date più tarde pensano implicitamente Restori 1892, che data la treva – sbagliando – tra il 1225 e il 1235, Bergert 1913, p. 86, che ne pone la giovinezza nel terzo decennio del XIII secolo, e Bertoni 1915, p. 62 e 512, che segue Bergert). Per Beatrice manca qualunque punto d’appoggio; era comunque più giovane di Selvaggia.

Avere un’idea di massima dell’anno di nascita di Selvaggia (e Beatrice) è basilare per poter fornire una datazione approssimativa delle poesie che la nominano. Supponendo, infatti, che la donna fosse nata verso il 1200, Restori, Bergert e Bertoni sostengono che essa fiorì tra il 1220-1230 (secondo il loro calcolo tra i 20 e i 30 anni), mentre è più probabile che si debbano retrocedere tali stime per due ragioni: anzitutto perché almeno Selvaggia (la più frequentemente nominata delle due) potrebbe essere nata qualche anno prima e aver raggiunto i 20 anni già verso il 1215 sia per le ragioni addotte sia per la datazione della treva di Guillem de la Tor; in secondo luogo, perché è arbitrario e comunque incerto porre il fiore dell’età, nel Medioevo, tra i 20 e i 30 anni.

Per quel che riguarda Beatrice, simili stime pongono il floruit al 1225, anch’esso troppo tardo (rilevo che le date del 1220 e 1225 sono divenute, per una svista, le date di morte delle due donne in Negri 2006, p. 113, ma in realtà del loro trapasso nulla sappiamo).

In effetti la treva di Guillem de la Tor, comunque la si voglia datare, è antecedente il 1216 (matrimonio di Beatrice di Mangona: Torraca 1901, pp. 41-49, Torraca 1928, pp. 488-489, Bettini Biagini 1981, p. 118, Negri 2006, p. 88; cfr. le Circostanze storiche della treva). Essa è composta appositamente per Selvaggia e Beatrice e mostra che le stime dei succitati studiosi non sono ricevibili, perché verso il 1215 le due donne erano già sufficientemente cresciute per ricevere attenzioni galanti (il che divenne verosimile dal momento in cui esse raggiunsero i 15 anni circa). I riferimenti di Guillem e Albertet alle due dame si riscontrano tra il secondo decennio del XIII secolo e i primissimi anni del terzo. Non ha valore neppure la considerazione che i trovatori si siano rivolti a Corrado (e quindi a Beatrice e Selvaggia) dopo la morte di Guglielmo Malaspina nell’aprile del 1220: una simile supposizione è stata fatta per Mout es greus mals de qu’om no s’auza planher (BdT 16.18; tuttavia, senza certezze: si vedano le Circostanze storiche del testo), ma essa non tiene conto di quanto si ricava dalla treva di Guillem de la Tor, che è di certo precedente.

Pertanto, per questo testo di Guillem de la Tor ci si deve accontentare di datazioni sfumate che preferenzialmente si collocano nel secondo decennio del XIII secolo, ed eventualmente in prossimità della treva stessa, senza escludere che si possa valicare di qualche anno anche il limite del decennio.

 

 

 

Bibliografia

 

Bergert 1913

Fritz Bergert, Die von den Trobadors genannten oder gefeierten Damen, Halle 1913.

 

Bertoni 1915

Giulio Bertoni, I Trovatori d’Italia. Biografie, testi, traduzioni, note, Modena 1915.

 

Bettini Biagini 1981

Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizioni vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981.

 

Canettieri 2014

Paolo Canettieri, «Guillem de la Tor, En vos ai mesa (BdT 236.3a); An., Finamen<s> (BdT 461.122)», Lecturae tropatorum, 7, 2014, pp. 43.

 

Negri 2006

Antonella Negri, Le liriche del trovatore Guilhem de la Tor, Soveria Mannelli 2006.

 

Restori 1892

Antonio Restori, «Per un serventese di Guilhem de la Tor», Rendiconti. Reale Istituto Lombardo di scienze e lettere, s. II, 25/5, 1892, pp. 305-319.

 

Torraca 1901

Francesco Torraca, Le donne italiane nella poesia provenzale. Su “la Treva” di Guglielmo de la Tor, Firenze 1901.

 

Torraca 1928

Francesco Torraca, «Donne italiane e trovatori provenzali (postilla alla “Treva” di G. de la Tor)», Studi Medievali, n.s. 1, 1928, pp. 487-491.

 

Giorgio Barachini

18.ii.2020


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