Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
248.
75
= 140.1 = 296.4 = 342a.1
Guiraut Riquier
· Enric II de Rodez · ·
· Enric II de Rodez · Marques (de Canillac) · Peire d'Estanh
Senhe n’Enric, a vos don avantaje
248.
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= 140.1 = 296.4 = 342a.1
Guiraut Riquier
· Enric II de Rodez · ·
· Enric II de Rodez · Marques (de Canillac) · Peire d'Estanh
Senhe n’Enric, a vos don avantaje
248.
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= 140.1 = 296.4 = 342a.1
Guiraut Riquier
· Enric II de Rodez · ·
Testo

Edizione: Saverio Guida 1983; note: Saverio Guida. – Rialto 10.ix.2002.

Mss.

R 76v.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizione critica: Saverio Guida, Jocs poetici alla corte di Enrico II di Rodez, Modena, 1983, p. 114.

Altra edizione: S. L. H. Pfaff, «Guiraut Riquier», in Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1853, vol. IV, pp. 238-239.

Metrica e musica

Metrica: a10’ b10’ a10’ b10’ c10 c10 c10 b10’ (Frank 368: 4). Torneyamen. sei strofe unisonanti di otto versi più tre tornate di quattro versi; jutjamen: una strofa di otto versi con struttura metrica e rimica uguale a quella del torneyamen.

Informazioni generali

Secondo Joseph Anglade (Le troubadour Guiraut Riquier. Etude sur la décadence de l’ancienne poésie provençale, Paris 1905, pp. 179-181) il torneyamen sarebbe stato composto alla corte di Rodez nell’ultimo periodo della vita di Guiraut Riquier, dopo il suo ritorno dalla Castiglia, probabilmente negli anni 1280-1281. In base ad alcuni indizi ricavabili dal testo sembra però più fondato riferire la discussione poetica ad un’epoca anteriore al 1271, prima cioè della partenza del trovatore narbonese per la Spagna. Colpisce, infatti, il constatare che Marques de Canillac si rivolga a Guiraut Riquier con molto rispetto, anteponendo sempre al nome del trovatore la particella onorifica en, mentre questi si comporta tanto nei confronti di Marques che di Peire d’Estanh piuttosto confidenzialmente, tralasciando d’adoperare verso di loro quelle forme di riguardo che invece risultano scrupolosamente applicate per Enrico di Rodez. Eppure, in altro testo (BdT, 226.1), in cui Guiraut Riquier e Marques de Canillac figurano ancora interlocutori in una discussione in versi, il più famoso trovatore appare attento nel far sempre precedere al nome di Marques il titolo di mosenher. La spiegazione per l’omissione di analoga qualifica nel componimento sopra edito può forse venire dall’esame congiunto del partimen che, sicuramente prima del 1270, ebbe a protagonisti gli stessi Marques e Guiraut (BdT, 296.2) e nel quale quest’ultimo giunge a indirizzare per ben quattro volte le sue coblas a Marques senza mai impiegare alcun appellativo onorifico. Se si considera che fino alla settima decade del XIII secolo Marques de Canillac fu sottoposto alla giurisdizione paterna e che negli atti pubblici cui prese parte risulta investito del semplice titolo di domicellus (il quale stava ad indicare come appartenesse ancora alla iuventus, non avesse raccolto i diritti di successione e non disponesse di un potere reale), si comprende come dinanzi ad un giovane alle prime esperienze di vita sociale e ai primi esercizi versificatori Guiraut Riquier potesse permettersi un contegno disinvolto e accenti privi di deferenza e quasi confidenziali. Appare per contro naturale che Marques, consapevole del prestigio e dell’autorevolezza in campo letterario di Guiraut, si rivolgesse a lui con modi ossequiosi. Mediante il ricorso a identici schemi interpretativi si giustificano la presenza della particella onorifica davanti al nome di Peire d’Estanh nella cobbola a lui indirizzata da Marques de Canilhac e, sul piano opposto, l’assenza di analogo epiteto nella tornada di Guiraut Riquier. Questi non avrebbe certo mancato d’usare un atteggiamento più riguardoso nei confronti di Peire d’Estanh se lo avesse proposto come giudice del torneyamen durante il suo secondo soggiorno alla corte rouergate, dopo il 1280, quando Peire figurava come uno dei membri più autorevoli del capitolo di Rodez, risultava già rettore di Sant’Ippolito ed era circondato da tanta considerazione da essere eletto, nel 1283, vescovo di Puy; essendo invece lo stesso Peire fino al 1270, come si evince dagli atti in nostro possesso, un semplice clericus, munito soltanto degli ordini minori e non dotato di grandi cariche né dignità ecclesiastiche, si può capire il tono poco riverente adoperato dal trovatore di Narbona. Peraltro, ad un esponente dell’ordo ecclesiasticus, pur se non insignito dei gradi superiori, un domicellus, come Marques de Canilhac, era tenuto secondo le convenzioni del tempo, a manifestare omaggio e rispetto. In base a questi elementi sembra lecito fissare, con qualche attendibilità, la composizione delle coblas qui edite all’epoca della prima sosta di Guiraut Riquier alla corte di Rodez, prima del 1271, quando sia Enrico di Rodez, sia Marques de Canilhac, sia Peire d’Estanh non si erano ancora insediati negli autorevoli posti loro spettanti per nascita. Per una ricostruzione dell’arco esistenziale dei protagonisti del dibattito in versi rinvio all’Introduzione al mio sopra citato libro.

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