Premessa ai vers di Guiraut Riquier (248.1, 12, 16, 19, 30, 33, 44, 45, 46, 48, 52, 55, 59, 61, 62, 63, 67, 68, 69, 72, 79, 81, 84, 86, 87, 89)

 

 

 

I testi lirico-strofici di Guiraut Riquier, esplicitamente rubricati come vers nelle due grandi sillogi che hanno accolto la sua cospicua produzione poetica (C = Paris, BnF, fr. 856; R = Paris, BnF, fr. 22543), intrecciano la loro numerazione progressiva e l’ordinata cronologia (cansos 1254-1289; vers 1261-1292) alla serie delle cansos, in equivalenza numerica. Il totale dei vers tràditi, infatti, attualmente 26 (una unità in meno rispetto alle cansos), è dovuto all’omissione unanime nei due manoscritti del vers XII tra l’XI (1276) e il XIII (dicembre 1280). Il vers omesso doveva essere probabilmente in quinari, ipotesi basata sull’equivalenza metrico-strofica tra vers e cansos: i due generi contano infatti rispettivamente 10 componimenti in settenari, 7 in decasillabi, 2 in ottonari, 2 in senari, 5 eterometrici, mentre rimane senza corrispondente un componimento in quinari (canso XIX) (vedi Monica Longobardi, «Osservazioni metrico-retoriche sui vers di Guiraut Riquier», Studi mediolatini e volgari, 31, 1985, pp. 247-257, a p. 248). Corrispondenze tematiche e formali tra vers e cansoscanso X / vers V dedicati alla Vergine; presenza in parallelo (canso XXIII / vers XXII) di rubriche eccezionalmente complesse volte a definire l’assetto metrico-retorico e a istruire circa l’esecuzione della melodia (e canta se aissi…); parabola del senhal Belh Deport dalla midons terrena alla Ma dona celeste – sono osservate a partire da Valeria Bertolucci Pizzorusso, Morfologie del testo medievale Bologna 1989 (in particolare, «Il canzoniere di un trovatore: il ‘libro’ di Guiraut Riquier», pp. 87- 24; «Libri e canzonieri d’autore nel Medioevo: prospettive di ricerca», pp. 125-146); «Osservazioni e proposte per la ricerca sui canzonieri individuali», in Lyrique romane médiévale: la tradition des chansonniers, Actes du Colloque del Liège (1989), éd. M. Tyssens, Liège 1991, pp. 273-301; «Strategie testuali per una morte lirica: Belh Deport», Convergences médiévales. Epopée, lyrique, roman. Mélanges offerts à Madeleine Tyssens, éd. N. Henrard, P. Moreno, M. Thiry-Stassin, Paris 2000, pp. 89-102 e «La mort de la dame dans les genres lyriques autres que le planh», in Le rayonnement de la civilisation occitane à l’aube d’un nouveau millénaire, 6e Congrès International dell’A.I.E.O, 12-19 septembre 1999, éd. G. Kremnitz, B. Czernilofsky, P. Cichon, R. Tanzmeister, Wien 2001, pp. 327-333.

Al primo contributo citato di Bertolucci Pizzorusso si deve anche l’edizione del rubricario che correda il corpus, confermando dati e simmetrie interne al Canzoniere accreditabili al disegno dell’autore. In tal senso depone la lunga rubrica iniziale, premessa da C al corpus delle liriche, che testimonia una trascrizione totale (tot translatat) dal libre autografo (escrig per la sua man).

Il rilevamento sistematico delle corrispondenze numeriche e cronologiche sul corpus lirico di Guiraut Riquier si deve ora a M.-A. Bossy, «Cyclical Composition in Guiraut Riquier’s Book of Poems», Speculum, 66, 1991, pp. 277-293. Al team dallo studioso diretto si devono studi parziali che investono il nostro trovatore. Il numero di Tenso, 9, 1994 «was a special number devoted to Guiraut Riquier» (A. Bossy): V. Bertolucci Pizzorusso, «Un progetto di edizione del Libre di Guiraut Riquier ed altre osservazioni», pp. 106-125; O. Holmes, « The Representation of Time in the Libre of Guiraut Riquier», pp. 126-148; M-A. Bossy, «Twin Flocks: Guiraut Riquier’s pastorelas and his Books of Songs», pp. 149- 171; Tenso 11, 1996, n. 2 conta ancora tre saggi sul nostro trovatore: R. Cholakian, «Riquier’s Letras: An Epistemology of Self», pp. 129- 147; W. Pfeffer, «Guiraut Riquier and the Study of Proverbs», pp. 148-162 e Ch. Phan, «Structures poético-musicales du chant mélismatique chez Guiraut Riquier et Alphonse le Sage», pp. 163-178.

Ancora basato sulla tripartizione numerico-cronologica esatta del Canzoniere tracciata nel primo articolo di Bossy, è il recente contributo dello stesso critico che, nell’esplicitare le vicende politiche riflesse nel Canzoniere, frammenta le tre fasi principali del servizio poetico di Guiraut Riquier, posponendo il rientro del trovatore dalla corte d’Alfonso X al 1282 (M.-A. Bossy, «Cours méditerranéens et politique d’empire dans le chansonnier de Guiraut Riquier», Studi mediolatini e volgari, 42,1996, pp. 67-78, in part. pp. 69-70; in contrasto con altri indizi che spingono a retrodatarlo, per cui cfr. M. Longobardi, recensione a S. Guida, Jocs poetici alla corte di Enrico II di Rodez, Modena 1983, Studi mediolatini e volgari, 30, 1984, pp. 221-224).

L’eccellenza dei vers, come intuito già da Anglade (cfr. «Osservazioni metrico-retoriche», p. 249), risiede proprio in un’accuratezza formale che supera la compagine delle cansos, in direzione di riprese cicliche di rime e rimanti rimaste irrilevate fino a Frank e decrittate nella presente edizione e nel corso di un articolo fondato su questo aspetto. Tale scoperta mette in discussione nomenclature consolidate (in particolare l’assegnazione alle coblas singulars) a partire dai dottrinari e adottate dai moderni repertori, rivendicando attenzioni e definizioni dedicate (cfr. singole schede, specie vers XIV, XV, XVII, XIX, XX, XXII, XXVII).

Le nuove riprese cicliche osservate sui vers vanno ad infoltire gli altri casi analoghi, solo due dei quali recano la menzione esplicita di canso redonda in rubrica (cansos XIX e XXIII) o il dato presunto dalla mancanza, tacita o espressa, della tornada (Aissi no cap tornada). Tale propensione al ritorno ciclico, in specie nella canso redonda, oltre che a cimenti tipologici, ha dato adito ad interpretazioni simboliche: quella ‘storica’ di Bossy, «Cours méditerranéens», p. 72 (un carcere di rime, allusivo alla prigionia di Aimerico IV di Narbona) o quella astrologica o ludica (il gioco indiano del pretwa) di Canettieri, entrambe omaggio indiretto alle passioni di Alfonso X (Dominique Billy, «La canso redonda ou les déconvenues d’un genre», Medioevo romanzo, 11, 1986, pp. 369-378; id., L' architecture lyrique médiévale. Analyse métrique et modélisation des structures interstrophiques dans la poésie lyrique des troubadours et des trouvères, Montpellier 1989; Paolo Canettieri, Il gioco delle forme nella lirica dei trovatori, Roma 1996, pp. 153-185. Le parole-rima e la permutazione pp. 287-303; Alfonso X el Sabio, Il libro dei giochi, edizione critica a cura di P. Canettieri, Bologna 1996).

Quanto alla compagine dei vers e delle cansos, è il ms. C a tramandare l’intera quota, poiché R interrompe la trascrizione omettendo gli ultimi tre vers. È il solo R, invece, a conservare le melodie fino al vers XXI (al XXII, tracciata la rigatura, ma non eseguita la notazione musicale).

 

Monica Longobardi         

16.xii.2002         


Rialto