Premessa all’edizione in linea del torneyamen fra Guiraut Riquier, Enric de Rodez e Peire Pelet, senher d’Alest (248.76 = 140.2 = 18.1)

 

 

 

 

Oggetto del dibattito in versi (tràdito dal solo ms. R) cui partecipano nell’ordine Guiraut Riquier, Enrico di Rodez e Peire Pelet (cosignore d’Alest e cognato del conte di Rodez avendone sposato la sorella Delfina) è quale di tre individui costretti da un re ad agire contro le proprie inclinazioni patisce la pena più grande: l’avaro obbligato a spendere e a far doni, il prode cui è impedito di acquistare pregio attraverso la ‘larghezza’, il timorato di Dio indotto con la forza a peccare. Enrico di Rodez si dichiara convinto che vive peggio di tutti chi consacratosi a Dio si trova obbligato a compiere qualcosa contro la legge divina; Peire Pelet ritiene che sia da compiangere maggiormente il magnanimo forzato a far son nondever; Guiraut Riquier afferma che la sorte peggiore è quella dell’avaro, il quale si sente spezzare il cuore tutte le volte che è costretto de dos far e de messio. Manca (e non è dato sapere se sia stata mai pronunziata) la sentenza che i partecipanti alla discussione concordemente demandano al conte d’Astarac.

 

 Nel torneyamen sono ripresi il metro e le rime della canzone di crociata Ara pot hom di Raimbaut de Vaqueiras (di cui ci è pervenuta pure la melodia), in tempi più vicini imitata pure da Matieu de Caerci in Tant suy marritz. Le tornadas hanno un verso in più rispetto al modello e sono segnate da una non trascurabile preziosità: risultano tutte costruite con parole-rima impiegate nelle cobbole precedenti (un’ulteriore, indiretta prova che i partimens non venivano improvvisati, ma esigevano applicazione e cura pari a quelle richieste da altre realizzazioni poetiche).

 

Saverio Guida         

10.ix.2002         


Rialto