I.
II.
Edizione: Saverio Guida 1973; note: Saverio Guida. – Rialto 10.ix.2002.
H (185-6) e x (129, con attestazione limitata ai primi due versi e del testo di Gui e di quello di Bertran Folco).
Edizione critica: Saverio Guida, «L’attività poetica di Gui de Cavaillon durante la crociata albigese», Cultura neolatina, 33, 1973, pp. 235-271, a p. 260.
Altre edizioni: François Just-Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, Paris 1816-21, IV, p. 207 e p. 209 ; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke des Troubadours in provenzalischer Sprache, Berlin 1846-1853, III, p. 79 e p. 273; Guido Favati, Le biografie cit., p. 320; Jean Boutière - Alexander H. Schutz cit., p. 505 (sia Favati che Boutière-Schutz hanno pubblicato unicamente le due cobbole di Gui de Cavaillon).
Metrica: ciascuno dei due componimenti consta di due coblas singulars di otto decenari e d’un refrain quadrisillabo (Frank 13:1, 2).
La data di composizione delle due cobbole inviate da Gui de Cavaillon a Bertran Folco d’Avignon si può fare risalire al 1220 e precisamente ai mesi di ottobre-novembre. Raimondo VII di Tolosa, infatti, entrato nei primi mesi del 1220 a Castelnaudary (Castelnou d’Arry), si trovò a dover fronteggiare dal luglio dello stesso anno un’offensiva di Amauri de Montfort volta a riconquistare la piazzaforte perduta. Dallo scambio di cobbole si ricava che, appena iniziato l’accerchiamento di Castelnaudary, Gui de Cavaillon, fino ad allora rimasto lontano dalla fortezza, fu incaricato dal conte di Tolosa, che dall’esterno compiva azioni di disturbo sugli assedianti, di contribuire alla difesa interna della piazzaforte; durante l’assolvimento di questo compito, dopo il terzo mese di assedio, Gui decise verosimilmente di sollecitare in versi l’intervento ed il soccorso dell’amico Bertran Folco, a lui legato da comuni esperienze e scelte (certo non offuscate dal tono satirico che affiora dai versi pervenuti, in specie da quelli di Bertran Folco).