Premessa all’edizione in linea della tenzone fra Gui de Cavaillon e Bertran Folco d’Avignon (192.2, 83.2)

 

 

 

 

Lo scambio di cobbole che segue, tra Gui de Cavaillon e Bertran Folco d’Avignon (per il cui profilo storico–letterario si rinvia a S. Guida, «Per la biografia di Gui de Cavaillon e di Bertran Folco d’Avignon», Cultura neolatina, 32, 1972, pp. 189-210), è in pratica tràdito dal solo ms. H (l’altro testimone, x, conserva tanto del componimento di Gui che di quello di Bertran Folco solo i primi due versi e si rivela di scarso ausilio per la restitutio textus) che si manifesta anche nella fattispecie relatore poco affidabile. Colpisce, in primo luogo, che mentre tutte le altre cobbole risultano avere una lunghezza di nove versi ciascuna l’estensione dell’ultima strofa del pezzo di Gui de Cavaillon sia di undici versi. G. Favati (Le biografie trovadoriche, Bologna 1961, p. 320) ha creduto che proprio di undici versi dovesse essere la lunghezza originaria di ciascuna delle due cobbole composte da Gui ed ha conseguentemente segnato un vuoto dopo il v. 8. Secondo J. Boutière – A. H. Schutz (Biographies des troubadours, 2a ed., Paris 1964, p. 507), invece, nessuna lacuna è da ipotizzare nella prima strofa, perché è la seconda cobbola ad avere due versi in più: è stato infatti acutamente osservato che la risposta di Bertran d’Avignon comprende due strofe di nove versi ciascuna e che è probabile che il testo di Gui e quello di Bertran Folco avessero pari ampiezza. Io aderisco a tale opinione, ma dissento nel ritenere che siano da eliminare proprio i versi 17-18 dell’edizione Boutière-Schutz, giacché mi sembrano fornire particolari (quali la durata dell’assedio e la presenza a Castelnou di Bertran) che difficilmente potevano costituire oggetto di una tarda interpolazione (oltre tutto i versi 18-19 sono chiaramente inseparabili); a mio avviso sono piuttosto da considerare indebitamente incorporati i versi 15-16 della stessa edizione, che denunziano manifestamente la loro derivazione da Bertran de Born e ripetono, senza aggiungere nulla di nuovo, concetti espressi nei versi precedenti

 

Nel ms. H, inoltre, i versi 15 e 17 (secondo la numerazione adottata nella presente edizione) risultano ipometri: la mancanza di una sillaba in entrambi i casi è stata sanata accogliendo le concordi proposte di Favati e Boutière–Schutz. Per i versi 16 e 21 che, al contrario, si presentano ipermetri non è stato difficile individuare le evidenti addizioni del copista.

 

Saverio Guida         

10.ix.2002         


Rialto