Testo: Aurelio Roncaglia, «Marcabruno: Aujatz de chan», Cultura neolatina 17, 1957, pp. 20-48, alle pp. 23-25. – Rialto 23.iv.2005. Mss., Edizioni, Metrica: vedi l’ed. Gaunt-Harvey-Paterson. Nota. Le notevoli difformità fra la redazione A-IK rispetto a quella tràdita dal canzoniere E indussero com’è noto Roncaglia «a supporre alla base della tradizione più completa e nello stesso tempo più confusa, rappresentata da E, un manoscritto d’autore» (p. 22). L’editore fondava però il testo critico sulla versione AIK, metricamente (rima interna fissa nel secondo distico di ogni strofa) e semanticamente («le strofe V-VI costituiscono in AIK unità logiche coerenti; mentre in E presentano entrambe una frattura di senso fra il primo e il secondo distico») più corretta, integrando le ultime due strofe trasmesse dal solo E e discutendo in apparato le diversità residue di tale testimone. B. Spaggiari, «Marcabru, Aujatz de chan (BdT 293,9): questioni metriche e testuali», Zeitschrift für romanische Philologie, 109, 1993, pp. 274-314, alle pp. 299-304, ha poi confermato l’ipotesi di doppia redazione proponendo però di vedere nel più completo testimone E un rimaneggiamento successivo e non «una prima stesura», come voleva Roncaglia. La possibilità di una doppia redazione d’autore è apparsa però inverosimile a R. Harvey, «Marcabru, Aujatz de chan (PC 293.9): nouvelles questions», ibidem, 114, 1998, pp. 105-135, che tende ad imputare le ‘correzioni’ strutturali di AIK non già allo stesso autore ma all’intervento di un copista assai ingegnoso. La studiosa offre perciò un’edizione tendenzialmente conservativa del ms. E, utilizzando AIK come testimoni di controllo. Date queste premesse, ci limitiamo a segnalare schematicamente le discrepanze rispetto all’ed. Roncaglia laddove i due testi critici risultano sovrapponibili (cioè per i distici trasmessi sia da E che da AIK): del 3 invece che e·l; autre 4 invece che autr’om; raire 4 invece che traire; Pero 5 invece che Per so; tota 5 invece che mouta; que descreis 6 (corr. da que creis, ipometro) invece che c’ades creis; c’aquist 7 invece che pos ist 11; estraire 7 invece che l’estraire 11; passat per un 8 invece che passat don | per 12; ves 10 invece che a 14; veiaire 12 invece che afaire 16; Non 13 invece che No·i 9; trefura 13 (corr. da trop fura) ‘deceit’ invece che trop surra 9 (ma si vedano in proposito le perspicue osservazioni lessicali e ecdotiche di Spaggiari, «Marcabru, Aujatz de chan», pp. 294-299); argen 17 invece che aver 21; Proeza 21 invece che Proeza·is 17; avoleza 21 invece che avoleza·is 17; tener 22 invece che cuillir 18; De la 23 invece che segon; en 23 invece che del; et al gozet del braire 24 (corr. da et al iocx et al braire: cf. la nota 23-24 a p. 142) ‘and, from his snarling, the little dog’s [confraternity]’ invece che e al gos e al laire; ameillura 25 invece che s’assegura; de 26 invece che a; gaire·ill 26 invece che gaire·ns; lai 27 (ma dev’essere errore di stampa: cf. p. 143 n. 27) invece che car; Proensa e 27 invece che e Proens’e. Nelle due strofe conclusive, presenti solo in E, Harvey conserva le lezioni del codice pura 29 e sai 31 (invece che lai), legge de sazo 32 ‘in his prime’ invece che de razon (ma Roncaglia annotava: «possibile anche la lettura de fazo»), e corregge il misterioso cafloquet 34, che il precedente editore considerava un hapax lessicale postulando una serie di ben sei ipotesi esplicative (cf. ed. Roncaglia, p. 21 e la nota 34 alle pp. 39-41), in cuf, floquet ni peintura ‘quiffs, fancy curls (spikes, tufts?) and artful combing’ (cf. la nota 33-34 alle pp. 144-146); una diversa e ben fondata ipotesi ricostruttiva (que no lur fa sac, floquet ni peintura ‘giacché non lo fa per loro chi porta saio, tonaca e tonsura’), che risolve peraltro il problema dell’anomala cesura epica, è stata avanzata da Spaggiari, «Marcabru, Aujatz de chan», pp. 304-314. [fc] Cfr. ed. Gaunt-Harvey-Paterson BdT Marcabru (ed. Roncaglia) Marcabru (ed. Gaunt-Harvey-Paterson) |