Premessa agli otto testi di Marcabru nell’edizione di Aurelio Roncaglia

 

 

 

 

Lo statuto di Marcabru quale trovatore arcaico e difficile ma fondativo è rispecchiato dalla sua tradizione manoscritta, numericamente assai vasta (circa quarantacinque componimenti trasmessi da sedici canzonieri) ma rifratta in costellazioni cangianti e spesso limitate a sporadiche, se non uniche, attestazioni, le quali danno àdito a continui e delicati problemi interpretativi (e talvolta anche attributivi). Queste condizioni impongono che la fortunata definizione continiana di edizione critica come «ipotesi di lavoro» si applichi specialmente al caso marcabruniano. In termini pratici, ciò significa che difficilmente una nuova edizione critica di un suo canto costituirà il superamento di quella precedente, e che è perciò auspicabile una fruizione sinottica delle varie ‘ipotesi di lavoro’ prodotte dalla comunità scientifica. Nella fattispecie, un complemento imprescindibile della recente edizione di tutte le sue poesie (Marcabru: A Critical Edition, by Simon Gaunt, Ruth Harvey and Linda Paterson, with John Marshall as philological adviser and with the assistance of Melanie Florence, Cambridge, D. S. Brewer, 2000) è rappresentato – non solo per la qualità dei ragionamenti editoriali ma soprattutto per un orientamento teorico sensibilmente diverso rispetto a quello dell’impresa collettiva – dagli otto saggi di critica testuale di Aurelio Roncaglia (che preparava anch’egli un’«edizione completa» del trovatore), pubblicati in varie sedi dal 1950 al 1968 e in attesa di essere riuniti in volume.

La filosofia ecdotica di Roncaglia è stata così formulata dallo stesso studioso: «Si tratta dunque di ricercare nei documenti e di ricercare in noi stessi il maggior numero possibile dei presupposti che furono familiari a quegli ascoltatori ed al poeta stesso. Ricerche di lessicologia e fraseologia che rivendicano, chiariscono, o anche solo confermano il significato di vocaboli ed espressioni, rievocazioni di motivi che vivevano nella simbologia biblico-esegetica o nella tradizione proverbiale corrente, riferimenti a dati di storia, di geografia e di costume deducibili da fonti coeve, riscontri con passi paralleli di Marcabruno e dei suoi imitatori, permettono – se non m’illudo – di stringere più davvicino il testo, e di fornire un’interpretazione più completa e più coerente di quelle date sinora» («Marcabruno: Al departir del brau tempier», Cultura neolatina, 13, 1953, pp. 5-33, a p. 6; si vedano poi i due interventi teorici, fondati in parte sull’esperienza marcabruniana, «Valore e giuoco dell’interpretazione nella critica testuale», in Studi e problemi di critica testuale, Convegno di studi di filologia italiana nel centenario della Commissione per i testi di Lingua [Bologna, 7-9 aprile 1960], Bologna 1961, pp. 45-62 [trad. ingl. «The Value of Interpretation in Textual Criticism», in Medieval Manuscripts and Textual Criticism, ed. by Chr. Kleinhenz, Chapel Hill 1976, pp. 227-244], e «La critica testuale», in Atti del XIV Congresso internazionale di Linguistica e Filologia romanza [Napoli, 15-20 aprile 1974], a c. di A. Vàrvaro, Napoli-Amsterdam 1978, vol. I, pp. 481-488 [pubblicato anche in appendice al volume Principi e applicazioni di critica testuale, Roma 1975, pp. 161-171]; nonché la relazione di S. Guida, «Aurelio Roncaglia editore di testi romanzi», in La filologia romanza oggi. Atti della Giornata di Studio in onore di Aurelio Roncaglia, a cura di P. Paradisi e C. Robustelli, Modena 2004, pp. 79-90). Tale «sforzo interpretativo» si traduce di solito in un cospicuo apparato al testo critico (spesso preceduto da densi capitoli introduttivi e sempre accompagnato da numerose annotazioni di varia natura ed estensione) che è concepito come un organico ‘epicentro’ culturale, dal quale si parte e verso il quale si tende per attingere il più possibile alla verità dell’autore.

Per questo motivo, la pubblicazione in rete degli otto testi roncagliani (con le rispettive traduzioni in italiano) ha il solo scopo di fornire un termine immediato di confronto con l’edizione più recente, mentre per la loro fruizione è indispensabile il ricorso agli apparati esplicativi delle versioni a stampa. Nelle note in calce ai testi abbiamo indicato sommariamente le divergenze di lettura degli editori britannici, senza però fornire gli elementi critici di valutazione che si cercheranno nei rispettivi cappelli e nelle note del volume. Abbiamo integrato e segnalato un ripensamento di Roncaglia relativo alla traduzione del v. 3 di 293.6 pubblicato all’interno del saggio «Trobar clus: discussione aperta», Cultura neolatina, 29, 1969, pp. 5-55, a p. 30 n. 48; e un altro, relativo al v. 42 di 293.33 e alla sua traduzione, desunto dal volume Principi e applicazioni di critica testuale, Roma 1975, pp. 150 e 153.

 

Francesco Carapezza         

10.iv.2005         


Rialto