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Peire d’Alvernhe (?), Lo senher que formet lo tro (BdT 323.22)


 

Circostanze storiche

 

 

 

La canzone di crociata Lo senher que formet lo tro (BdT 323.22), attribuita dal solo ms. E a Peire d’Alvernhe ma da considerarsi anonima (vd. Zenker 1900, p. 15; Pulsoni 1994, p. 81; Fratta 1996, p. XXV e Gambino 2001, p. 378), fu composta negli anni 1213-1214. A far propendere per questa datazione (per delle ipotesi di datazione precedente si vedano Beggiato 1988, p. 110 e Pulsoni 1994, passim) sono i riferimenti contenuti nella quinta cobla agli scontri tra re Filippo Augusto di Francia da un lato e Giovanni Senzaterra e Ottone IV di Brunswick dall’altro, nonché la dedica Ves Magna, che si può ipotizzare sia riferita Federico II, in quegli anni in lotta al fianco del re Capetingio contro il rivale imperiale e il re d’Inghilterra (vd. De Bartholomaeis 1911, p. 100 e De Bartholomaeis 1931, I, pp. 199-202). Pulsoni, che anticipa di qualche anno la datazione del testo, non reputa credibile la dedica a Federico II in quanto ritiene che i regnanti europei vengano sempre nominati individualmente nelle canzoni di crociata dei trovatori (ma si veda in merito il riferimento generico nella coeva Ara parra qual seran envejos, BdT 10.11, v. 44). La dedica sarebbe rivolta a qualche signorotto tedesco, protettore del nostro poeta, la cui identificazione risulta assai difficile. A titolo di esempio, lo studioso propone il poeta mecenate Otto von Botenlauben, che visse molti anni in Siria dove aveva sposato la figlia di Joscelin III, siniscalco di Gerusalemme di cui non è documentato un ritorno in Germania nel periodo in cui fu composto il testo in questione.

Il testo dell’anonimo allude al conflitto tra i potenti europei giunto in una fase avanzata tra la fine del 1212 e i primi mesi del 1213. Mentre Federico II consolidava la sua posizione in Germania, Filippo dovette accantonare i suoi progetti di invasione dell’Inghilterra in quanto Giovanni Senzaterra, facendo un passo indietro nei confronti di Innocenzo III, pose il suo regno sotto la protezione papale. A questo duro colpo si aggiunse la distruzione di una parte della flotta francese a Damme, il 10 maggio 1213. Un’altra situazione di pericolo per i progetti capetingi, e quindi per quelli di Federico II, maturò nei mesi precedenti la battaglia di Bouvines ed ebbe come fulcro le Fiandre, territorio di confine tra il Regno di Francia e l’Impero. Ottone IV pose dalla sua parte i signori fiamminghi Enrico di Brabante e Ferrante del Portogallo, conte delle Fiandre, che si aggiunsero a Rinaldo di Dammartin, precedentemente vassallo del re di Francia e ora seguace di Ottone. All’inizio del 1214, dopo lo smacco subito dagli inglesi, Filippo II si trovò minacciato da Giovanni d’Inghilterra, in procinto di lanciare una spedizione di riconquista nell’Angiò e nel Maine, e da una coalizione a nord guidata da Ottone IV, che riuniva i signori dei due maggiori feudi situati a nord del dominio regio e il principe dell’Impero a loro più strettamente legato, il quale aveva tradito il legame feudale con il re di Francia.

Il testo sembra far riferimento a questi eventi di poco precedenti alla risolutiva battaglia di Bouvines che segnò le sorti tanto dello scontro tra la corona francese e quella inglese per il controllo di vasti territori nel Sud della Francia, quanto della lotta per il soglio imperiale. Esso, al pari di un piccolo ciclo composto da altri tre Kreuzlieder, Ara parra qual seran envejos (BdT 10.11), En honor del pairʼen cui es (BdT 275.8) e So c’om plus vol e plus es volontos (BdT 375.22), potrebbe essere stato ispirato dalla bolla Quia maior nunc dell’aprile 1213, mediante la quale Innocenzo III esortava tutta la Cristianità ad abbandonare gli scontri fratricidi e a vestire la croce (Lewent 1905, p. 353).

 Il riferimento a Federico II nella tornada, se è corretta l’interpretazione maggioritaria del destinatario, è distinto da quello degli altri sovrani in lotta fra loro, in quanto l’autore sperava di attirare i favori del nuovo Re dei Romani che in quel periodo aveva riconosciuto nella liberalità lo strumento più efficace, e certo anche l’unico a sua disposizione, per ottenere il favore dei principi (cfr. Stürner 2009, p. 238). Nel massimo della sua forza dopo i duri anni siciliani, indaffarato a legare a sé i principi tedeschi mediante donazioni ed elargizioni territoriali, nonché attento a non trascurare un ideologo potente quale il poeta Walther von der Vogelweide che sicuramente sostenne e beneficò anche prima della donazione di una proprietà (cfr. Molinari 1999, p. 433), Federico II di Svevia doveva parere ai trovatori, già tra il 1213 e il 1214, un possibile mecenate, larc e sostenitore di pretz.

Letta nell’ottica di un confronto con gli altri testi che intorno al 1213-1214 contengono i primi riferimenti a Federico II di Svevia, Lo senher que formet lo tro risulta particolarmente interessante in quanto costituisce il primo elogio di un trovatore al futuro imperatore e anticipa l’altra canzone di crociata, Totz hom qui ben comens’e ben finis (BdT 217.7), e le canzoni che immediatamente precedettero l’incoronazione imperiale del 1220 nell’esaltazione delle sue qualità, su tutte quella della generosità, particolarmente importante per i trovatori.

 

 

Bibliografia

 

Beggiato 1988

Fabrizio Beggiato, «ʻBelha m’es la flors d’aguilenʼ (BdT 323,5)», Cultura neolatina, 48, 1988, pp. 85-112.

 

De Bartholomaeis 1911

Vincenzo De Bartholomaeis, «Osservazioni sulle poesie provenzali relative a Federico II», Memorie della R. Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Classe di Scienze morali: Scienze storico-filologiche, s. I, 6, 1911-1912, pp. 97-124.

           

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

Fratta 1996

Peire d’Alvernhe, Poesie, a cura di Aniello Fratta, Manziana 1996.

 

Gambino 2001

Francesca Gambino, «Osservazioni sulle attribuzioni “inverosimili” nella tradizione manoscritta provenzale (I)», in Le Rayonnement de la civilisation occitane à l'aube d'un nouveau millénaire. Actes du 6e Congrès International de l’ A.I.E.O. (Wien 1999), Wien 2001, pp. 372-390.

 

Lewent 1905

Kurt Lewent, «Das altprovenzalische Kreuzlied», Romanische Forschungen, 21, 1905, pp. 321-448.

 

Molinari 1999       

Maria Vittoria Molinari, «Federico II e i Minnesänger» in Federico II e la civiltà comunale dell'Italia del Nord. Atti del Convegno internazionale (Pavia, 13-15 ottobre 1994), Roma 1999.

 

Pulsoni 1994

Carlo Pulsoni, «‘Lo senher que formet lo tro’ (BdT 323,22) ed alcune considerazioni sul corpus poetico di Pons de Capduelh», in Studi provenzali e galeghi 89/94, L’Aquila 1994, pp. 81-116.

 

Stürner 2009

Wolfgang Stürner, Federico II e l’apogeo dell’impero, Roma 2009.

 

Zenker 1900

Rudolf Zenker, Die Lieder Peires von Auvergne kritisch hgb. mit Einleitung, Übersetzung, Kommentar und Glossar, Erlangen 1900, p. 15.

 

Francesco Saverio Annunziata

23.iv.2015


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