Rialto
Repertorio informatizzato dell’antica letteratura trobadorica e occitana
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Peire Bremon Ricas Novas
Pus que tug volon saber
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Peire Bremon Ricas Novas
Pus que tug volon saber
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Trad. it.

I. Dal momento che tutti vogliono sapere perché compongo una mezza canzone, io dirò loro la verità: perché ne ho un mezzo motivo. Infatti devo dimezzare il mio canto perché quella che amo non mi vuole amare; e poiché non ho che la metà d’amore, allora tutto il mio canto deve essere dimezzato.

II. Ho così tanto riposto in lei il mio desiderio che anche un ‘no’ prenderò come un ‘sì’; e preferisco avere da lei la speranza che da un’altra la ricompensa, perché lei non ha pari in bellezza, nell’accogliere e onorare gentilmente; sicché il mio cuore è tanto attaccato a lei che in amore nessun’altra al mondo mi piace.

III. E poiché a ogni suo desiderio mi arrendo, mi abbandono e mi concedo, mercede dovrebbe soccorrermi; ma sono e sarò suo, perché amore me la fa così tanto desiderare, ovunque vada, che altro non posso fare; e così tanto mi piacciono il suo senno e la sua bellezza che non posso esimermi dall’amarla, sebbene non sia amato.

IV. Sapete perché mi devo rallegrare, donna piacente? Perché oso pensare di poter essere ancora amato da voi. Ecco tutta la gioia grazie a cui sono rincuorato!

Testo

Edizione e traduzione: Paolo Di Luca 2008; note: Paolo Di Luca. – Rialto 10.xii.2009.

Mss.

C 254r, F 49r, Q 112v, R 102r.

Edizioni critiche / Altre edizioni

Edizioni diplomatiche: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1873, III, n. 919 (diplomatica di R) e IV, n. 1746 (diplomatica di C); Edmund Stengel, Die provenzalische Blumenlese der Chigiana, erster und getreuer Abdruck nach dem gegenwärtig verstümmelten Original und der vollständigen Kopie der Riccardiana, Marburg 1878, n. 153; Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale della Riccardiana n. 2909, Dresden 1905, p. 216.

Edizioni critiche: François-Just-Marie Raynouard, Choix de poésies originales des troubadours, Paris 1816-1821, 6 voll., II, p. 171 (edizione della prima cobla); Vincenzo Crescini, Manuale per l’avviamento agli studi provenzali, Milano 1926, p. 303 (CII); Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 54 (XIV); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 141.

Altra edizione: Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-86, III, p. 256 (solo la prima cobla; testo Raynouard).

Metrica e musica

Metrica: a7 b7 a7 b7 c8 c8 d10 d10 (Frank 382:96). L’articolazione sillabica è condivisa soltanto dalla canzone di Sordello, Er encontra·l temps de mai (BdT 437.4a), che presenta il medesimo ordinamento (si veda Adriana Solimena, «Appunti sulla metrica di Sordello: fra tradizione ed innovazione», Cultura neolatina 60, 2000,  pp. 209-221, p. 216). Mieja chanso, secondo l’autodesignazione dell’autore, composta da tre coblas unissonans polimetriche di otto versi, più una tornada di quattro versi.

Informazioni generali

Il componimento, adespoto in Q, è attribuito a Ricas Novas da CR e a Bertran de Lamanon da F. Quest’ultimo è autore di una mieja chanso, Una chanzon dimeia ai talan (BdT 76.21), ed è probabilmente per questo motivo che Pus que tug volon saber è stata ricondotta al suo nome, come sostiene Jean-Jacques Salverda de Grave, Le troubadour Bertran dAlamanon, Toulouse 1902, p. 143. – La mieja chanso si distingue dalla canzone tradizionale per la lunghezza limitata. Nel corpus occitano troviamo svariati esempi di componimenti definiti mieg-sirventes dai loro autori, mentre la mezza canzone appare con minore frequenza: si veda a tal proposito Frank M. Chambers, An Introduction to Old Provençal Versification, Philadelphia 1985, pp. 195-196.

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