Testo: Di Luca 2008 (VII). – Rialto 10.xii.2009. Mss.: C 254r, F 49r, Q 112v, R 102r. Edizioni diplomatiche: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1873, III, n. 919 (diplomatica di R) e IV, n. 1746 (diplomatica di C); Edmund Stengel, Die provenzalische Blumenlese der Chigiana, erster und getreuer Abdruck nach dem gegenwärtig verstümmelten Original und der vollständigen Kopie der Riccardiana, Marburg 1878, n. 153; Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale della Riccardiana n. 2909, Dresden 1905, p. 216. Edizioni critiche: François-Just-Marie Raynouard, Choix de poésies originales des troubadours, Paris 1816-1821, 6 voll., II, p. 171 (edizione della prima cobla); Vincenzo Crescini, Manuale per l’avviamento agli studi provenzali, Milano 1926, p. 303 (CII); Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 54 (XIV); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 141. Altra edizione: Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-86, III, p. 256 (solo la prima cobla; testo Raynouard). Metrica: a7 b7 a7 b7 c8 c8 d10 d10 (Frank 382:96). L’articolazione sillabica è condivisa soltanto dalla canzone di Sordello, Er encontra·l temps de mai (BdT 437.4a), che presenta il medesimo ordinamento (si veda Adriana Solimena, «Appunti sulla metrica di Sordello: fra tradizione ed innovazione», Cultura neolatina 60, 2000, pp. 209-221, p. 216). Mieja chanso, secondo l’autodesignazione dell’autore, composta da tre coblas unissonans polimetriche di otto versi, più una tornada di quattro versi. Note: Il componimento, adespoto in Q, è attribuito a Ricas Novas da CR e a Bertran de Lamanon da F. Quest’ultimo è autore di una mieja chanso, Una chanzon dimeia ai talan (BdT 76.21), ed è probabilmente per questo motivo che Pus que tug volon saber è stata ricondotta al suo nome, come sostiene Jean-Jacques Salverda de Grave, Le troubadour Bertran d’Alamanon, Toulouse 1902, p. 143. – La mieja chanso si distingue dalla canzone tradizionale per la lunghezza limitata. Nel corpus occitano troviamo svariati esempi di componimenti definiti mieg-sirventes dai loro autori, mentre la mezza canzone appare con minore frequenza: si veda a tal proposito Frank M. Chambers, An Introduction to Old Provençal Versification, Philadelphia 1985, pp. 195-196. [PDL] |