Rialto

330.1a

 

 

 

Peire Bremon Ricas Novas

 

 

 

 

 

 

Ab marrimen doloiros et ab plor

 

 

viu mal mon grat, qe mortz no·m degn’aucire:

 

 

tan mi vai mal que vida·m fai paor,

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e de mort son tuit mei major dezire,

 

 

pos l’onratz comz, ai can grieu m’es a dire,

 

 

de Proenza es mortz. Ai cal dolor,

 

 

ai qal perd’e ai las! Tam bon segnor

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ai perdut, mais non viurai senz cossire.

 

 

 

 

 

Anc negunz homs non ac tan gran valor,

 

 

qe son poder, son sen e son albire

 

 

avia mes tot en far sa honor

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retenen Dieu, de cui era servire.

 

 

E Dieus, qi volc per nos suffrir martire,

 

 

sus en la crotz ab pen’et ab tristor,

 

 

degne l’arma, per sa sainta douzor,

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del pro comte ab sos angels assire.

 

 

 

 

 

Anc negus hom non vi frevol ni fort

 

 

miels degues aver ferma esperanza,

 

 

qe·l si’ab Dieu, car anc no mantenc tort

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ni frais sa fe; anz tenc dreitz la balanza 

 

 

de leutat, on totz bos pretz s’enanza,

 

 

de perdonar, don ve l’arm’a bon port.

 

 

Dels autres aibs no·m cal que los recort,

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car sobre totz el portet Deu onranza.   

 

 

 

 

 

Ai, Proensal, en can grieu desconort

 

 

es remazut et en cal desonranza!

 

 

Perdut avetz solatz, juec e deport,

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e gaug e ris, onor et alegranza,

 

 

et es vengut en man de cel de Franza. 

 

 

Meils vos vengra qe fossetz del tot mort!

 

 

E cel per cui pogratz esser estort

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no trob’en vos leutat ni fianza.

 

 

 

 

 

Mortz es lo comz, et ai ferm’esperanza

 

 

que·l si’ab Deu a gaug et a deport,

 

 

e Proenzal viuran a piegz de mort

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ab marrimen et ab desacordanza.

 

 

 

Testo: Di Luca 2008 (XXII). – Rialto 10.xii.2009.


Mss.: I 198v, K 184v, a2 255.

Edizione diplomatica: Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale di Bernart Amoros (complemento Càmpori), Fribourg 1911, p. 5.

Edizioni critiche: Nicola Zingarelli, Intorno a due trovatori in Italia, Firenze 1899, p. 41; Giulio Bertoni, «Il ‘pianto’ in morte di Raimondo Berengario IV conte di Provenza (1245)», in Scritti vari di erudizione e di critica in onore di Rodolfo Renier, Torino 1912, pp. 249-258; Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 309.

Metrica: a10 b10’ a10 b10’ b10’ a10 a10 b10’ (Frank 295:3). Planh composto da quattro coblas doblas di otto decenari, più due tornadas di quattro decenari ciascuna. Lo schema metrico del compianto è derivato dalla canzone di Peirol, Be·m cujava que no chantes oguan (BdT 366.4).

Note: Planh composto in occasione della morte di Raimondo Berengario V, conte di Provenza e protettore di Ricas Novas, avvenuta il 19 agosto 1245. Il planh viene attribuito da IK a Aimeric de Peguilhan e da a2 a Ricas Novas. Già Zingarelli e Bertoni segnalano che l’attribuzione ad Aimeric è scarsamente probabile per questioni di natura stilistica: il planh si avvicina molto all’usus scribendi di Ricas Novas per la ricorrente ripetizione delle parole in rima, l’utilizzo di parole rare o mai occorse altrove, la presenza di rime derivative; la forma metrica, coblas doblas di decenari con schema a b a b b a a b, non si ritrova, del resto, in nessuno dei componimenti tràditi di Aimeric. Bisogna ricordare, inoltre, che la testimonianza di IK non è delle più affidabili, dal momento che il planh nei due codici si trova subito prima di un altro planh erroneamente attribuito ad Aimeric de Peguilhan, Totas honors e tuig faig benestan (BdT 461.234). Ma l’elemento fondamentale per cui si deve propendere necessariamente ad attribuire il planh a Ricas Novas è di natura cronologica: l’attività poetica di Aimeric si dipana nel primo quarantennio del tredicesimo secolo, senza oltrepassare il 1240. – Il planh, definito da Bertoni («Il ‘pianto’ in morte di Raimondo Berengario IV», p. 256) «un’elegia per la fine della Provenza», si distingue per l’accorata arringa antifrancese della cobla IV, in cui si evince un cambio radicale di tono rispetto al resto del compianto: viene evocato il disordine sociale e politico che la morte di Raimondo Berengario ha lasciato in eredità ai provenzali, così come la molesta presenza dei francesi, insediatisi nel contado al seguito di Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia e pretendente alla mano di Beatrice, erede di Raimondo Berengario, che avrebbe sposato l’anno dopo la morte di questi. Grazie a questi versi di natura profetica, il planh di Ricas Novas testimonia uno dei momenti più sofferti della storia della regione, quello del trapasso da un’indipendenza formalmente consolidata sotto il governo di Raimondo Berengario V all’infausta dominazione angioina. I vv. 31-32 fanno riferimento alla figura di Raimondo VII di Tolosa che, assieme a Barral del Baux, fu a capo delle ostilità nei confronti di Carlo d’Angiò che si concentrarono nelle città ribelli di Arles, Avignone e Marsiglia. Ricas Novas allude all’aiuto politico e militare che Raimondo avrebbe offerto ai provenzali, e biasima in filigrana questi ultimi perché sicuro che non sarebbero stati capaci di avvalersene. Altri oppositori possibili coi quali si potrebbe identificare il rivale di Carlo d’Angiò sono, secondo Martin Aurell, La vielle et lépée. Troubadours et politique en Provence au XIIIe siècle, Paris 1989, p. 317 n. 58, Giacomo I d’Aragona o Federico II.

[PDL]


Traduzione

BdT    Peire Bremon Ricas Novas