Testo: Di Luca 2008 (II). – Rialto 10.xii.2009. Mss.: C 255r, Dc 259r, F 47v, M 22r, R 102r, T 221r, a2 253. Edizioni diplomatiche: Carl August Friedrich Mahn, Gedichte der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1856-1873, vol. III, n. 916 (diplomatica di M) e n. 917 (diplomatica di R); Edmund Stengel, Die provenzalische Blumenlese der Chigiana, erster und getreuer Abdruck nach dem gegenwärtig verstümmelten Original und der vollständigen Kopie der Riccardiana, Marburg 1878, p. 49; Henri Teulié - Giorgio Rossi, «L’anthologie provençale de Maître Ferrari de Ferrara» (seconda parte), Annales du Midi, 14, 1902, pp. 197- 205 e 523-538, p. 528; Giulio Bertoni, Il canzoniere provenzale di Bernart Amoros (complemento Càmpori), Fribourg 1911, p. 1. Edizioni critiche: Jean Boutière, Les poésies du troubadour Peire Bremon Ricas Novas, Toulouse-Paris 1930, p. 15 (V); Paolo Di Luca, Il trovatore Peire Bremon Ricas Novas, Modena 2008, p. 91. Metrica: a10 b10 b10 a10 c5 d5’ c5 d5’ e7’ e7’(Frank 617:1). Canzone composta da cinque coblas unissonans polimetriche di dieci versi, più due tornadas: la prima, polimetrica, di sei versi; la seconda formata da due decenari. Il mot-refranh amor si ripete al v. 3 di ciascuna cobla. Schema unico. Nota: Canzone cortese che si apre con toni e motivi tipici della metafora feudale. Nelle prime due coblas viene sviluppato, infatti, il tema del parallelo fra vassallaggio feudale e servaggio amoroso: si fornisce una sorta di ensenhamen sociale alla dama adombrata sotto le vestigia di un generico malvatz senhor, il quale, pur giovando dei servigi che i suoi vassalli gli accordano, non dimostra alcun genere di gratitudine nei loro confronti; una volta messa in luce la sofferenza dei vassalli, che, in barba alla loro lealtà, non godono né di donativi, né della prospettiva di un’ascesa sociale, l’io lirico biasima apertamente il comportamento dei signori ingrati e augura loro di cadere in rovina. [PDL] |