Rialto    IdT

335.61

 

   

Peire Cardenal

 

 

 

 

   

I.

   

Tot farai una demanda

   

a cuy que respondre vuelha:

   

si avers ni terra granda

   

a negun home aonda,

5  

qu’ieu vey los plus ricx e·ls plus grans

   

que tolon cent milia tans

   

que aquilh que non an renda.

   

 

   

II.

   

No vuelh esser reys d’Irlanda

   

per tal qu’ieu emble ni tuelha

10  

castel ni tor ni baranda

   

ni que l’autra gen cofonda;

   

qui pert Dieu per autruy anvans

   

ni s’arma per autruy bezans

   

razos es que mal l’en prenda.

   

 

   

III.

15  

Razos vol e dreytz comanda

   

que qui semena que cuelha,

   

qual que semensa qu’espanda

   

aital frug coven que tonda;

   

e qui fay los enuegz ni·ls dans

20  

certz sia quez a l’autre lans

   

penra dan, quan que atenda.

   

 

   

IV.

   

Tal n’i a que non guaranda

   

mas son voler, cuy que duelha;

   

mentre que porta garlanda

25  

ez es guays ab testa blonda,

   

gieta por lo ioy de mil ans

   

per estar un pauc em bobans,

   

per qu’es razos que dissenda.

   

 

   

V.

   

Non cre que·l gens alamanda

30  

senhor tolledor acuelha,

   

ni que mal parta vianda,

   

ni que per manjar s’esconda,

   

ni que sia dezeretans,

   

ni que deseret los enfans,

35  

ni que condug lai revenda.

   

 

   

VI.

   

Tals cuja far gentils enfans

   

que·ls fay renoviers e truans,

   

tolledors plens de rozenda.

 

 

Traduzione [SV]

I. Farò solo una domanda a chi voglia rispondere: se ricchezze o grandi terre bastino a nessuno, perché vedo i più ricchi e i più potenti rubare centomila volte di più di coloro che non hanno rendita.
II. Non voglio essere re d’Irlanda se devo saccheggiare o prendere castello, torre o bastione, o rovinare gli altri; chi perde Dio per i bastioni altrui e la sua anima per gli altrui bisanti, è giusto che ne soffra.
III. Ragione vuole e diritto comanda che chi semina raccolga: qualunque semenza abbia sparso dovrà raccogliere un frutto simile; e chi insulta e danneggia stia certo che alla prossima giocata ne avrà danno, per quanto possa attendere.
IV. C’è qualcuno che non bada ad altro che a ciò che vuole, chiunque se ne dolga; mentre porta la corona ed è gaio con la testa bionda, getta via il joi di mille anni per vivere un po’ nel fasto, perciò è giusto che decada.
V. Non credo che la nazione tedesca accolga un signore predone, che non spartisce i viveri, o che per mangiare si nasconde, o che si impadronisce dei beni altrui e disereda i fanciulli, o che laidamente rivende le scorte.
VI. Qualcuno pensa di avere figli nobili, e li fa usurai e imbroglioni, predoni pieni di avidità.

 

 

 

Testo: Vatteroni 2013. – Rialto 26.v.2017.


Mss.: C 282r, Db 236v, I 167r, K 152r, M 219v, R 71r, T 94r, d 325r.

Edizioni critiche: René Lavaud, Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), Toulouse 1957, p. 138; Sergio Vatteroni, «Le poesie di Peire Cardenal - III», Studi Mediolatini e Volgari, 40, 1994, pp. 119-202, a p. 185; Sergio Vatteroni, Il trovatore Peire Cardenal, 2 voll., Modena 2013, vol. II, p. 732.

Altre edizioni: François Juste Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. I, p. 446 (parziale); Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. II, p. 235 (testo Raynouard).

Metrica: a7’ b7’ a7’ c7’ d8 d8 e7’ (Frank 461:2). Cinque coblas unissonans di sette versi e una tornada di tre. Rime: -anda, -elha, -onda, -ans. Il modello metrico del sirventese è probabilmente la canzone di Bernart de Ventadorn Lancan vei per mei la landa (BdT 70.26), cfr. John H. Marshall, «Imitation of Metrical Form in Peire Cardenal», Romance Philology, 32, 1978-79, pp. 18-48, a p. 26.

Note: Sirventese di datazione incerta, composto sicuramente nel sud della Francia probabilmente tra il gennaio 1215 e il giugno 1218: si vedano le Circostanze storiche.

5-7. Fin dalla prima strofe il componimento di Peire si caratterizza per l’attacco contro i potenti che si dedicano ai saccheggi e alle conquiste a danno di altri signori. La critica ai rics malvatz è un topos dei sirventesi morali e delle canzoni di crociata, ma è possibile che il trovatore rifletta nel suo sirventese la situazione storica del sud della Francia nel periodo della crociata contro gli albigesi, durante la quale alcuni baroni locali appoggiarono l’invasione francese per estendere i propri domini a danno dei signori considerati fautori degli eretici.

8. Il riferimento al reys d’Irlanda è con ogni probabilità dovuto a esigenze di rima. Secondo Lavaud, Poésies complètes, p. 141, si tratterebbe «d’un pays encore mal connu et merveilleux» ma si veda Vatteroni, Il trovatore, vol. II, p. 737, il quale non esclude che nel passo si possa alludere alla ricchezza del re d’Inghilterra.

12-14. Un’espressione simile ricorre in un altro sirventese di Peire dedicato alla critica dei signori briganti e alla vacuità dei possedimenti terreni, Lo sabers d’est segl’es foudatz (BdT 335.34), vv. 8-11: «La riqueza del segle es paubretatz / a sel que l’a conquista malamen, / qu’el en pert Dieu e l’arma eissamen, / e ren no·i a pueis que es traspassatz».

24-25. Lavaud, Poésies complètes, p. 140, interpreta guarlanda come la ghirlanda di fiori. Questa e la testa bionda, secondo lo studioso francese, rimanderebbero all’immagine del signore prodigo che il trovatore intendeva colpire con il suo sirventese. Vatteroni, Il trovatore, vol. II, p. 732 considera invece i capelli biondi come un concreto attributo del personaggio storico al quale Peire allude e precisa inoltre che nel Medioevo essi erano «piuttosto da considerare uno dei requisiti della bellezza maschile». Sul significato simbolico del colore dei capelli si vedano Robert Bartlett, «Symbolic Meanings of Hair in the Middle Ages», Transactions of the Royal Historical Society, 4, 1994, pp. 43-60 e Paolo Di Luca, «I trovatori e i colori», Medioevo Romanzo, 29, 2005, pp. 321-403, alle pp. 378-381.

26. lo ioy de mil ans. Sembra che in questo passo Peire alluda a un signore appartenente a un lignaggio dotato di una storia lunga e gloriosa. L’identificazione proposta da Vatteroni con Guilhem de Baux potrebbe trovare qui una conferma in quanto quella dei Baux era una delle famiglie più antiche e potenti della Provenza; sulla storia dei Baux si vedano Edwin Smyrl, «La famille des Baux», Cahiers du Centre d’Etudes des Sociétés Méditerranéennes, 2, 1968, pp. 7-108, e Florian Mazel, La noblesse et l’Église en Provence, fin Xe-début XIVe siècle. L’exemple des familles d’Agoult-Simiane, de Baux et de Marseille, Paris 2002.

29. gens alamanda. Con il riferimento alla nazione tedesca è possibile che il trovatore alluda a Federico II e alla concessione a Guilhem de Baux del ruolo di vicario del regno di Arles et Vienne, avvenuta nel gennaio del 1215. Segnalo che il legame tra Guilhem e Federico II è testimoniato anche dal sirventese di Tomier e Palaizi Si co·l flacs molins torneja (BdT 442.2), ai vv. 36-42.

33-34. Se il personaggio a cui Peire allude nel suo sirventese è Guilhem de Baux, allora è possibile che in questi versi Peire denunci le razzie effettuate dal signore provenzale nel Contado Venassino. Al termine del Quarto concilio lateranense papa Innocenzo III aveva concesso il Contado a Raimondo VII, privato insieme al padre della contea di Tolosa. Proprio i territori appartenenti a questa regione erano al centro delle mire di conquista di Guilhem, cfr. Mazel, La noblesse et l’Église, pp. 298-301.

36-38. Il componimento si conclude con una tornada dal tono sentenzioso che doveva costituire una sorta di nuovo appello alla riflessione per il pubblico del trovatore. Peire è solito concludere i suoi sirventesi con dei congedi di questo tipo, cfr. i vv. 41-44 di Per fols tenc poilhes e lombartz (BdT 335.40)

[fsa]


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Circostanze storiche