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Peire Cardenal, Ben volgra, si Dieus o volgues (BdT 335.12)


 

Circostanze storiche

 

 

   

Il sirventese Ben volgra si Dieus o volgues (BdT 335.12), una delle liriche di Peire Cardenal più direttamente riconducibile al sostegno della causa tolosana e in particolare alla figura di Raimondo VII, rientra tra i testi ispirati alla figura e alle imprese di Federico II. Questo componimento si caratterizza infatti per «l’abbandono del registro moralistico-sentenzioso a vantaggio della lode accorata, a tratti quasi baldanzosa, tributata a Raimondo» (Vatteroni 2013, vol. I, p. 69) ed è in buona parte dedicato all’elogio del conte di Tolosa. Gli elementi che consentono di datare il componimento si riscontrano nelle prime due strofi, in cui il trovatore si esprime in relazione alla situazione politica generale. Peire desidera che la Cristianità recuperi la Terrasanta agli infedeli (v. 2) e che Federico II riaffermi il suo potere in Italia settentrionale (vv. 3-4). Parallelamente, il trovatore si sofferma sulle vicende del sud della Francia dove auspica che Raimondo VII recuperi tutta la sua influenza (vv. 5-6), che le principali città provenzali mettano in pratica una politica comune (vv. 11-12) e che il regno di Arles e di Vienne venga affidato a una persona meritevole (vv. 13-16).

Tutti questi elementi hanno spinto la critica a ricondurre il componimento al 1226 (Wittenberg 1908, pp. 70-71; Vossler 1913, pp. 116-118; Lavaud 1957, pp. 65-66; Meliga 2005). In questa data, infatti, il recupero della Terrasanta era avvertito con particolare esigenza dalla Cristianità che poneva grandi speranze nell’imperatore Federico II, divenuto re di Gerusalemme in seguito al matrimonio con Isabella di Brienne, celebrato per procura ad Acri nell’agosto del 1225 e poi nuovamente a Brindisi il 6 novembre dello stesso anno (Stürner 2009, pp. 454-462). Proprio al fine di organizzare una crociata, Federico aveva programmato per il giorno di Pasqua del 1226 una dieta a Cremona, durante la quale si sarebbe discusso fra l’altro del ripristino dei suoi diritti in Italia settentrionale. L’incontro non ebbe però luogo in quanto i Comuni, riunitisi in una Lega a partire dal 6 marzo, bloccarono in aprile i passi dell’Adige e impedirono a Enrico e ai principi tedeschi di raggiungere l’imperatore a Cremona. Il sabotaggio dei piani imperiali costituì un chiaro segno dell’opposizione dei Comuni a Federico, che avvertì dunque la necessità di muoversi contro di loro per recuperare il controllo del regno d’Italia (ivi, pp. 463-482; Grimaldi 2013, pp. 53-68).

Il riferimento alla situazione di Raimondo VII e alle città provenzali di Marsiglia, Arles ed Avignone si spiega invece con l’intervento diretto della corona di Francia nella crociata contro gli albigesi. Alla fine del gennaio 1226 Luigi VIII aveva preso la croce ma soltanto nel mese di maggio guidò un esercito in Provenza. All’arrivo del re, si moltiplicarono gli atti di sottomissione in suo favore da parte dei baroni locali e di molte città, tra le quali vanno annoverate quelle di Arles e di Marsiglia. Soltanto Avignone restò fedele fino in fondo a Raimondo VII e fu posta d’assedio dall’esercito francese tra il 9 giugno e il 12 settembre (Roquebert 2007, pp. 403-433). È possibile che Peire abbia composto il suo sirventese per spronare i baroni meridionali e le città provenzali a fare fronte comune contro l’avanzata francese e a supportare il conte di Tolosa. Si spiegherebbe dunque in questo contesto il diffuso elogio di Raimondo VII, dipinto come modello di nobiltà e di valore militare da opporre al clero e ai Francesi (vv. 47-48).

Recentemente Vatteroni 2013, vol. I, pp. 252-256 ha proposto una nuova datazione ipotizzando che il componimento sia da collocare piuttosto tra il 1236 e il 1237, con termine ante quem fissato alla battaglia di Cortenuova. L’accenno ai problemi di Federico in Lombardia sarebbe riconducibile in questa prospettiva alle vicende che riguardavano l’Italia, dove Milano guidava la lega delle città ribelli all’imperatore. In particolare, negli ultimi mesi del 1236, precisamente il 5 novembre, le città lombarde si riunirono a Brescia per rinnovare la loro alleanza in risposta alle operazioni di Federico. Questi pianificava una spedizione militare in Italia settentrionale dalla Germania, dove si trovava per risolvere le questioni relative al tradimento perpetrato ai suoi danni da parte del figlio Enrico (Fasoli 1977, pp. 63-63). Nella circolare inviata ai suoi alleati per la convocazione di una dieta a Piacenza per il luglio 1236, Federico anteponeva la situazione italiana all’organizzazione di una nuova crociata, sostenendo di dover necessariamente ricondurre i ribelli italiani all’obbedienza imperiale prima di potersi dedicare alla Terrasanta (cfr. Stürner 2009, pp. 708-713).

La menzione delle città provenzali e dei territori del regno di Arles nella seconda cobla (vv. 11-20) si giustificherebbe, come sostiene Vatteroni, a partire dagli avvenimenti successivi all’investitura del Contado Venassino a Raimondo VII da parte dell’imperatore (su questo Fournier 1891, p. 141). Da molti anni queste zone erano oggetto delle rivendicazioni del conte di Tolosa e teatro di duri scontri con il conte di Provenza. Intorno alla metà degli anni Trenta del Duecento si verificò una sorta di cambiamento di strategie nella politica del Midi: mentre Raimondo VII riceveva l’appoggio imperiale, Raimondo Berengario V si avvicinò sempre più a Luigi IX di Francia, in seguito al matrimonio tra questi e la figlia del conte, Margherita di Provenza. Negli scontri tra i due conti, le grandi città provenzali sembravano tenere decisamente le parti di Raimondo VII che alla fine del 1235, anche con il sostegno militare di un podestà ghibellino come Torello di Strada, riuscì a recuperare manu militari il Venassino al rivale (Chiffoleau 1994, p. 378). Tuttavia l’intervento della Chiesa con la scomunica del conte di Tolosa e di Torello rimise in dubbio il successo di Raimondo e le ostilità con il conte di Provenza proseguirono fino al 1239. Secondo Vatteroni, dunque, il sirventese fu composto per sostenere le ambizioni di Raimondo VII nella sua lotta di affermazione in Provenza ai danni di Raimondo Berengario V.

Nonostante questa ipotesi sia plausibile, resta preferibile la datazione alta. Nel 1226, infatti, sembrano essersi verificati due eventi sottolineati nel sirventese: la permanenza della Terrasanta in mano musulmana e la vacanza di potere nel regno di Arles e di Vienne. Mentre infatti nel 1226 si attendeva ancora la partenza della spedizione crociata di Federico, nel periodo tra il 1236 e il 1237 era ancora in vigore la tregua decennale stipulata nel 1229 dall’imperatore con il sultano al-Kamil che concedeva Gerusalemme e i Luoghi Santi ai Cristiani. Nonostante il papa e lo stesso Federico strumentalizzassero l’organizzazione di una nuova crociata a fini propagandistici, non sarebbe stato possibile far partire alcuna spedizione militare in questo periodo in quanto lo stesso imperatore avrebbe impedito che un esercito cristiano infrangesse il patto da lui stretto con il sultano d’Egitto. Infatti, soltanto nel 1239, allo scadere della tregua, partì per l’Oriente la cosiddetta “crociata dei Baroni” guidata da Thibaut de Champagne (Lower 2005). Nel periodo tra 1236 e 1237 non si potrebbe dunque giustificare l’accorato appello di Peire a recuperare con urgenza la Terrasanta. Anche il riferimento alla vacanza di potere nel regno di Arles e di Vienne e alla scelta di un re degno di gestire questa carica si spiega meglio con la situazione del 1226. In questo periodo, in seguito alla morte di Guglielmo di Monferrato in Oriente negli ultimi mesi del 1225, Federico non aveva ancora nominato un nuovo vicario nel sud della Francia ed è plausibile che Peire e gli uomini del Midi auspicassero la scelta di una figura politica che, salvaguardando gli interessi imperiali, si opponesse a un’invasione francese nel regno di Arles.

In conclusione, si propone di datare il sirventese al periodo tra il maggio e il settembre del 1226, ossia tra la discesa dell’esercito francese nel Midi e la caduta della città di Avignone. In questo arco di tempo si giustificano perfettamente tutte le allusioni a eventi storici presenti nel sirventese, tanto in relazione alle operazioni di Federico in Italia e per la Terrasanta quanto alla situazione del sud della Francia.

 

 

Bibliografia

 

Chiffoleau 1994

Jacques Chiffoleau, «I ghibellini del Regno di Arles», in Federico II e le città italiane, a cura di Pierre Toubert e Agostino Paravicini Bagliani, Palermo 1994, pp. 364-388.

 

Fasoli 1977

Gina Fasoli, «Federico II e la Lega Lombarda. Linee di ricerca», Annali dell’Istituto Storico italo-germanico di Trento, 2, 1977, pp. 39-73.

 

Fournier 1891

Paul Fournier, Le Royaume d’Arles et de Vienne (1138-1378), étude sur la formation territoriale de la France dans l’Est et le Sud-Est, Paris 1891.

 

Grimaldi 2013

Marco Grimaldi, «Il sirventese di Peire de la Caravana (BdT 334,1)», Cultura neolatina, 73, 2013, pp. 25-72.

 

Lavaud 1957

René Lavaud, Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), Toulouse 1957.

 

Lower 2005

Micheal Lower, The Barons’ Crusade: A Call to Arms and Its Consequences, Philadelphia 2005.

 

Meliga 2005

Walter Meliga, «Trovatori provenzali», in Federico II. Enciclopedia Fridericiana, Roma 2005, versione in rete (www.treccani.it).

 

Roquebert 2007

Michel Roquebert, L’épopéé cathare. III. Le lys et la croix 1216-1229, Paris 2007.

 

Stürner 2009

Wolfgang Stürner, Federico II e l’apogeo dell’Impero, Roma 2009.

 

Vatteroni 2013

Sergio Vatteroni, Il trovatore Peire Cardenal, 2 voll., Modena 2013.

 

Vossler 1916

Karl Vossler, Peire Cardinal: ein Satiriker aus dem Zeitalter der Albigenserkriege, München 1916.

 

Wittenberg 1908

Friedrich Wittenberg, Die Hohenstaufen im Munde der Troubadours, Münster 1908.

Francesco Saverio Annunziata

25.v.2017


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