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Peire Cardenal, Tot farai una demanda (BdT 335.61)


 

Circostanze storiche

 

 

   

Il tono di satira generale contro i nobili malvagi e dediti alle razzie che anima Tot farai una demanda (BdT 335.61) rende complesso stabilire una datazione precisa. Tuttavia la critica ha cercato di chiarire le allusioni a personaggi ed eventi storici contenuti nel sirventese e ne ha offerto diversi tentativi di interpretazione, partendo dal riferimento alla nazione tedesca della quinta strofe (v. 29). Il primo a formulare un’ipotesi di datazione è stato Vossler 1916, pp. 114-118, secondo il quale Peire Cardenal avrebbe composto Tot farai nel 1226, in seguito all’invasione del Midi da parte del re di Francia. Il trovatore, di fronte all’occupazione dei territori provenzali appartenenti all’impero, avrebbe invitato Federico II a sostenere il conte di Tolosa Raimondo VII nella sua lotta contro i Francesi. La proposta di Vossler è messa in discussione da Lavaud 1957, p. 140, il quale ritiene che il signore malvagio e avido descritto da Peire nel suo componimento non possa essere identificato con il re di Francia Luigi VIII e che il componimento sia da collocare in un’epoca posteriore, ossia nel lungo periodo di Interregno dell’impero iniziato nel 1250 alla morte di Federico II. Secondo lo studioso francese, il bersaglio di Peire potrebbe essere invece un candidato al trono imperiale e il trovatore si sarebbe rivolto ai principi tedeschi nella speranza che essi eleggessero un imperatore degno dell’importantissimo ruolo che lo attendeva.

Una datazione più convincente è stata proposta di recente da Vatteroni 2013, vol. II, pp. 731-738 (ma cfr. anche Vatteroni 1994, pp. 185-188) e si basa su un tentativo di identificazione del personaggio a cui si allude nella quarta cobla, trascurata in precedenza dalla critica. In essa Peire auspica che un signore malvagio che cinge una corona (v. 24) e ha i capelli biondi (v. 26) paghi per il male che ha compiuto. In questa figura Vatteroni riconosce Guilhem de Baux, barone provenzale e trovatore divenuto principe di Orange nel 1199 (su cui si veda Mazel 2002, pp. 296-303). In effetti, la nova Abril issia di Ramon Vidal de Besalú ci informa che Guilhem era biondo ai vv. 782-783: «En Blacas no·y fai laissar / ni del Baus en Guillem lo blon» (Field 1989-1991, vol. I, p. 198). Il riferimento alla corona e l’appello alla nazione tedesca si spiegano entrambi sulla base di un evento molto importante per lo scenario politico del sud della Francia nel periodo immediatamente successivo alla battaglia di Muret: nel gennaio del 1215 Federico II, impegnato a stabilire il suo potere in Germania, insignì Guilhem de Baux del titolo di vicario del regno di Arles e di Vienne, al fine di poter contare su un suo rappresentante in Provenza (Mazel 2002, p. 300; Stürner 2009, p. 255). Forte dell’appoggio del candidato al soglio imperiale e alleato dell’esercito crociato operativo nel Midi, Guilhem avviò una politica di sconfinamenti territoriali a danno dei sostenitori del conte di Tolosa Raimondo VII, distinguendosi per la sua ferocia e crudeltà (cfr. Mazel 2002, pp. 298-301). Tra i nemici di Guilhem si può annoverare il signore e trovatore Gui de Cavaillon che nel sirventese Seigneiras e cavals armatz (BdT 192.4) denuncia le razzie e i saccheggi del bausseno e ci informa che egli si servì per il suo tornaconto personale del ruolo affidatogli da Federico, come si legge ai vv. 15-17: «Nostre mieitz-princes s’es clamatz / reis de Viena coronatz: / so sabon ben tuich siei baron». Questo componimento, databile tra il 1216 e il 1218 (cfr. Guida 1973, pp. 250-260; Aurell 1989, pp. 40-46), è importante ai fini della datazione di Tot farai una demanda (BdT 335.61). Vatteroni infatti riscontra alcuni rimandi testuali tra il sirventese di Peire e quello di Gui: in particolare, secondo lo studioso, i versi 15 e 21 di Tot farai utilizzano «la stessa costellazione lessicale» (Vatteroni 2013, vol. II, p. 733) dei vv. 9-10 del testo di Gui: «qe·l dans d’aqels del Bautz mi platz / et ai en ben dreich e razon». Soprattutto «l’immagine cardinaliana del lancio dei dadi (v. 20), sembra ispirarsi a quella utilizzata da Gui» (ibidem) ai vv. 13-14: «mas domentres q’ieu tenc los datz / lor en cuich rendre guizerdon». Mediante l’identificazione con Guilhem de Baux del personaggio a cui si allude nella quarta cobla e sulla base del rapporto di dipendenza tra il testo di Peire e quello di Gui de Cavaillon, lo studioso ritiene Tot farai ascrivibile al periodo tra l’autunno del 1216 e il giugno del 1218 (ivi, p. 734). Accettando le conclusioni di Vatteroni, nella gens alamanda è possibile ravvisare un riferimento a Federico II.

In aggiunta alle osservazioni di Vatteroni, reputo utile un confronto tra questo sirventese e Per fols tenc poilhes e lombartz (BdT 335.40). In questo testo, composto probabilmente tra il 1213 e il 1214, Peire Cardenal si rivolge a Federico consigliandogli di infrangere l’alleanza con la corona di Francia, considerata responsabile dell’invasione del Midi successiva alla crociata contro gli albigesi. È possibile ipotizzare che anche in seguito il trovatore abbia continuato a seguire la politica di Federico relativa al sud della Francia e che con Tot farai abbia voluto dissuadere il candidato all’impero dall’appoggiare le ambizioni di conquista di un signore pericoloso e spietato come Guilhem de Baux. In conclusione ritengo che Tot farai sia da collocare entro i due termini del gennaio del 1215, epoca della nomina di Guilhem de Baux a vicario del regno di Arles e di Vienne in nome di Federico II, e il giugno del 1218, data della morte dello stesso barone provenzale, ucciso in un agguato dall’esercito del comune di Avignone.

 

 

Bibliografia

 

Aurell 1989

Martín Aurell, La Vielle et l’épée. Troubadours et politique en Provence au XIIIe siécle, Paris 1989.

 

Field 1989-1991

Ramon Vidal de Besalú, Obra poètica, a cura de William H. W. Field, 2 voll., Barcelona 1989-1991.

 

Guida 1973

Saverio Guida, «L’attività poetica di Gui de Cavaillon durante la crociata albigese», Cultura neolatina, 33, 1973, pp. 235-271.

 

Lavaud 1957

René Lavaud, Poésies complètes du troubadour Peire Cardenal (1180-1278), Toulouse 1957.

 

Mazel 2002

Florian Mazel, La noblesse et l’Église en Provence, fin Xe-début XIVe siècle. L’exemple des familles d’Agoult-Simiane, de Baux et de Marseille, Paris 2002.

 

Stürner 2009

Wolfgang Stürner, Federico II e l’apogeo dell’Impero, Roma 2009.

 

Vatteroni 1994

Sergio Vatteroni, «Le poesie di Peire Cardenal III», Studi mediolatini e volgari, 40, 1994, pp. 119-202.

 

Vatteroni 2013

Sergio Vatteroni, Il trovatore Peire Cardenal, 2 voll., Modena 2013.

 

Vossler 1916

Karl Vossler, Peire Cardinal: ein Satiriker aus dem Zeitalter der Albigenserkriege, München 1916.

 

Francesco Saverio Annunziata

26.v.2017


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