Rialto    IdT

344.5

 

   

Peire Guillem de Luzerna

 

 

 

 

   

I.

   

Qi na Cuniça guerreja,

   

per orgoill ni per enveja,

   

foldat gran

4  

fai, car sa beltatz resplan

   

e sos rics prez seignoreja,

   

e taing se qe far o deja:

   

so vos man.

8  

Per qe m’aura derenan

   

servidor, e si desreja

   

negus vas lei ni felneja,

   

de mon bran

12  

sabra si tailla ni·s pleja.

   

 

   

II.

   

E qi·ll mou guerra ni tenza

   

no·l cossel c’an en Proenza

   

dompnejar,

16  

qe ben poiria semblar

   

folz e portar penedenza

   

per la soa malvolenza,

   

don m’anpar.

20  

Pero de Luserna·s gar,

   

c’orgoillz ni desconoissenza

   

no troban ric ni guirenza,

   

que l’affar

24  

de lai son tuit de plasenza.

   

 

   

III.

   

Mesura e conoissenza

   

deu retener per semenza

   

qi regnar

28  

vol ab bella captenenza.

 

 

Traduzione [LMrl]

I. Se qualcuno attacca donna Cunizza, per superbia e per invidia, una grande follia commette, perché la sua bellezza risplende e il suo nobile pregio è sovrano, e non può non essere così: questo vi faccio sapere. Perciò d’ora in poi lei mi avrà come servitore, e se qualcuno si volge contro di lei da fellone, della mia spada saprà se taglia o si piega.

II. E se qualcuno l’attacca e la contesta, non gli consiglio di andare in Provenza a fare vita cortese, perché potrebbe davvero sembrare un folle e portare penitenza per la sua villania, che io cerco di evitare. Perciò si guardi da Luserna, perché superbia e incoscienza non trovano mecenate che le protegga, perché la vita di là è tutta un piacere.

III. Misura e saggezza deve conservare come un seme chi vivere vuole secondo belle maniere.

 

 

 

Testo: Morlino 2005. – Rialto 24.i.2018.


Ms.: H 52v.

Edizioni critiche: Pier Enea Guarnerio, Pietro Guglielmo di Luserna trovatore italiano del sec. XIII, Genova 1896, p. 33; Paul Meyer, «Restitution d’une chanson de Peire Guillem de Luserne», Romania, 26, 1897, p. 96; Alfred Jeanroy - Jean-Jacques Salverda de Grave, Poésies de Uc de Saint-Circ, Toulouse 1913, p. 132; Giulio Bertoni, I Trovatori d’Italia, Modena 1915, p. 275; Luca Morlino, Rialto 10.xii.2005.

Altra edizione: Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie Provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931, vol. II, p. 59 (testo Jeanroy - Salverda de Grave).

Metrica: a7’ a7’ b3 b7 a7’ a7’ b3 b7 a7’ a7’ b3 a7’ (Frank 135:3). Due coblas singulars di dodici versi ciascuna più una tornada di quattro versi. Rime: -eja, -enza (a), -an, -ar (b). Il modello metrico è la canzone Casutz sui de mal en pena (BdT 80.9) di Bertran de Born.

Note: Sirventese satirico, che si compone di due coblas con tornada, in cui Peire Guillem prende le difese di Cunizza da Romano e al quale replica con tono polemico Uc de Saint Circ, Peire Guillem, de Luserna (BdT 457.28), databile alla fine del terzo decennio del secolo XIII: cfr. le Circostanze storiche. – Secondo Michelangelo Picone, «Paradiso IX: Dante, Folchetto e la diaspora trobadorica», Medioevo romanzo, 8, 1981-1983, pp. 47-89, a p. 58, nota 15, questo componimento potrebbe essere all’origine dell’episodio dantesco di Cunizza nel Paradiso (Commedia, Pd IX, 13-63); lo studioso infatti sostiene che «se Dante non ha avuto accesso a questo testo, deve aver avuto a disposizione qualcosa di molto simile». Riteniamo, tuttavia, assai poco probabile, come già sosteneva Folena, una conoscenza di questo sirventese e di quello in risposta di Uc de Saint Circ, entrambi tràditi unicamente dal canzoniere H, da parte di Dante (Gianfranco Folena, «Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete», in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137, a p. 71).

1. Cuniça: per Cunizza da Romano, figlia di Ezzelino II il Monaco e di Adelaide di Mangona, che nacque intorno al 1198 e di cui viene fatta qui allusione in relazione alla fuga d’amore con Bonio da Treviso, si vedano le Circostanze storiche.

14-15. Parte della critica, a partire dal primo editore di Sordello (Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello, Halle 1896, p. 23) ha ritenuto possibile intravedere in questi versi un riferimento al trovatore mantovano. Tra gli altri, Folena, «Tradizione e cultura trobadorica», a p. 71, commenta: «nella seconda stanza mi pare vada vista un’allusione alla fuga di Sordello in Provenza, progettata o in corso, anche se si tratta della solita toponimia simbolica (ma Luserna, la probabile patria del focoso paladino, era proprio una tappa importante sulla via di Provenza, come del resto poteva essere anche Piacenza)». Un’attenta analisi dei versi e del componimento porta in realtà ad escludere ogni possibile allusione a Sordello, per diverse ragioni: l’intero sirventese è indirizzato contro un unico destinatario collettivo (coloro che diffondono maldicenze riguardo a Cunizza); in generale le allusioni sembrano essere simboliche (non sembra cioè presente alcuna allusione diretta né a un personaggio storico né a una località geografica precisa); il componimento è databile in anni successivi all’allontanamento di Sordello dalla Marca trevigiana; non si riescono a individuare delle ragioni per cui Sordello possa essere visto agli occhi di Peire Guillem come un possibile avversario. Di conseguenza, qui il trovatore starebbe dicendo che non è affatto appropriato che coloro che sono malevoli e mettono in discussione il prez di Cunizza vadano poi in Provenza a dompnejar ‘corteggiare’, mentre i toponimi impiegati, sia Proenza che Luzerna, andranno intesi soprattutto con valenza allusiva e simbolica, come a indicare il luogo per eccellenza della cortesia e dell’amore trobadorico (cfr. Anatole Pierre Fuksas, Etimologia e geografia nella lirica dei trovatori, Roma 2002, p. 152; Picone, «Paradiso IX », alle pp. 58-59; ma soprattutto si veda già Bertoni, I Trovatori, p. 523, nota ai vv. 14-15).

[fs]


BdT    Peire Guillem de Luzerna    IdT

Circostanze storiche