[1] Secondo Giosue Lachin, «La composizione materiale del codice provenzale N (New York, Pierpont Morgan Library, M 819)», in La filologia romanza e i codici. Atti del Convegno Messina (Università degli studi, Facoltà di lettere e filosofia, 19-22 dicembre 1991), Messina 1993, pp. 589-607, alle pp. 596 n. 11 e 597 n. 13, gli ultimi quattro degli undici pezzi ufficialmente compresi nella sezione miloniana (e cioè tra la capitale con miniatura del primo testo rubricato peire milon e la capitale con miniatura del primo rubricato Ugh de San Sist) mancherebbero tutti di rubrica e, poiché sia il primo sia l’ultimo di essi – l’ottavo, qui in causa, e l’undicesimo – sono «semplici coblas», potrebbero costituire nel loro insieme «un riempitivo», come le due serie di coblas trascritte nei bianchi rimasti dopo le sezioni (subito precedenti) di Peirol e Peire Vidal. L’ipotesi è contraddetta non tanto dalla presenza della rubrica sulla cobla in causa (potrebbe trattarsi di un ‘trascinamento’ dai testi precedenti) quanto, prima di tutto, dal fatto che il decimo testo, la canzone BdT 349.2, è bensì adespoto in N ma assegnato a Peire Milo dagli altri latori (Ma): pare improbabile che il materiale usato per colmare il bianco successivo a una sezione potesse casualmente includere un pezzo appartenente proprio al titolare della sezione. Inoltre, il nono e l’undicesimo testo mostrano delle affinità, di contenuto o/e di forma, col decimo, BdT 349.2: il nono, la canzone d'attribuzione controversa BdT 10.8 (ascritta ad Aimeric de Peguillan in CDaEG1QUc e alla prima comparsa in IKR, nonché nel Breviari d’amor, ma a Guillem Figueira in CRegD e alla seconda comparsa in IKR, a Guiraut de Borneill in P, e lasciata anonima in L come in N), condivide con esso il tema di ‘occhi’ e ‘cuore’ e alcuni rimanti (per altro vulgati) in -ensa; l’undicesimo, la cobla anonima BdT 461.170b, condivide con esso lo schema metrico, e in più ha tra i rimanti una voce verbale rara, la 3a sing. del cong. pres. seia, che compare nel sesto dei testi rubricati in N a Peire Milo (la canzone BdT 349.8, intestata al nostro trovatore anche in IKdMaz’). Si può dunque presumere che i quattro componenti del presunto riempitivo siano in realtà parte integrante della sezione miloniana: la cobla in causa, che è dotata di rubrica, vi sarà stata accolta a pieno titolo, mentre gli altri tre, che vi sono stati collocati nelle ultime posizioni e senza indicazione di paternità, rappresenteranno delle proposte d’attribuzione a Peire Milo, formulate (dal compilatore o dalla sua fonte) sulla base forse di informazioni ricevute nel caso del decimo testo (BdT 349.2), e di confronti personalmente effettuati nel caso del nono e dell’undicesimo.

[2] Tutte poco soddisfacenti: sia Mahn sia Appel (che per altro non aveva visionato direttamente N) hanno ripreso quasi in toto il testo di Raynouard (una sola eccezione da parte di Mahn al v. 1, due da parte di Appel ai vv. 1 e 11).

[3] La dimensione prevalente delle coblas esparsas è 10 versi, ma non mancano esemplari estesi su 12.

[4] Anche se la divergenza tra le due redazioni, cospicua a fronte della brevità e della semplicità concettuale del testo, sembra presupporre una tradizione piuttosto ‘attiva’ e induce a chiedersi se sia estensibile anche a singole coblas come questa l’eventualità, prospettata per i florilegi da Maria Luisa Meneghetti, «Les florilèges dans la tradition lyrique des troubadours», in Lyrique romane médiévale: la tradition des chansonniers. Actes du Colloque de Liège, 1989 édités par Madeleine Tyssens, Liège 1991, pp. 43-56, a p. 54, che a lato del veicolo di trasmissione scritto ve ne fosse uno orale, «représenté par toutes les utilisations performatives possibles, normalement partielles et liées à des situations et circonstances précises».