Rialto    IdT

355.13

 

   

Peire Raimon de Tolosa

 

 

 

 

   

I.

   

Pus vey parer la flor el glay

   

e dels auzels m’agrada·l chans

   

de far chanso m’es pres talans

   

ab motz plazens et ab so guay;

5  

e pus de ben amar melhur,

   

segon razo,

   

trop en dey far mielhs motz e so,

   

e si per ma dompn’es grazitz

   

mos chans, ben er mielhs enantitz.

   

 

   

II.

10  

Fis e francs ab ferm cor veray

   

sui ves lieys qu’es guay’e prezans,

   

bel’e plazens e benestans

   

mil tans plus que dire no say,

   

e te son cor ferm e segur

15  

de falhizo,

   

qe de nulh preyador fello,

   

per cuy fis dompneys es delitz,

   

non es per lieys sos precx auzitz.

   

 

   

III.

   

E pus fin’amors la m’atray

20  

per dreyt no m’en deu venir dans

   

q’ieu li suy tan fizels amans

   

que res al cor tan no m’estay;

   

per que ia lauzengier tafur

   

(cuy Dieus mal do!)

25  

no·m degran neguna sazo

   

tener dan, c’usqecs gab’e ditz

   

que per lor es ioys desconfitz.

   

 

   

IV.

   

Dompna promet e dompn’estrai

   

e mostr’erguelh e belhs semblans,

30  

e ditz per guab e per bobans

   

mayntas res ab cortes essay;

   

e siey fait son leyal e pur

   

ses aunit do;

   

e son mayntas d’aital faisso

35  

en cuy pretz entiers es complitz,

   

e d’autras per cuy es aunitz.

   

 

   

V.

   

Belha dompna, ia no serai

   

iauzens ses vos ni benanans,

   

qu’ieu suy selh que vostres comans

40  

tostemps a mon poder faray;

   

aisi·us o man per ver e·us iur

   

qu’anc hom no fo

   

plus leyals ves amor q’ieu so;

   

que per vos servir fui noyritz

45  

e suy d’autras amors faiditz.

   

 

   

VI.

   

Ia no·m tenran fossat ni mur

   

que ma chanso

   

non port al valen et al pro

   

Guillem Malaspina q’es guitz

50  

de prez, c’us no lo·ill contraditz.

 

 

Traduzione [gb]

I. Poiché vedo spuntare il fiore sul gladiolo e mi aggrada il canto degli uccelli, mi è nato il desiderio di fare una canzone con parole piacevoli e con melodia gaia; e poiché miglioro nell’amare bene, secondo quanto è giusto, devo comporre molto meglio le parole e la melodia, e se alla mia signora è gradito il mio canto, esso sarà innalzato ancora di più.
II. Sono perfetto e sincero con sentimento saldo e veritiero verso colei che è gaia e piena di pregio, bella e piacevole e eccellente mille volte più di quanto io non sappia dire, e tiene il suo animo fermo e sicuro contro ogni mancanza, perché da lei non viene ascoltata la preghiera di nessuno spasimante fellone, a causa del quale il perfetto servizio d’amore viene distrutto.
III. E poiché l’amore puro mi attrae là [verso di lei], a buon diritto non me ne deve venire un danno, perché io sono per lei un amante tanto fedele che nient’altro mi sta più a cuore; per questo i maldicenti ribaldi (a cui Dio doni ogni male!), ciascuno dei quali si vanta e dice che la gioia è vinta da loro, non mi dovrebbero mai in nessun momento arrecare danno.
IV. La dama promette e la dama ritratta e dà a vedere espressioni sia altezzose che benigne e dice per vanteria e ostentazione molte cose con cortese assillo; e le sue azioni sono leali e pure senza alcun dono avvilente; e vi sono molte dame di tale natura in cui il pregio integro è compiuto e altre a causa delle quali è avvilito.
V. Bella signora, non sarò mai gioioso né felice senza di voi, perché io sono colui che eseguirà sempre con tutte le sue forze i vostri comandi; così ve lo faccio sapere in tutta verità e vi giuro che mai nessuno fu più leale nei confronti d’amore di quanto sia io, che fui allevato per servirvi e sono bandito da altri amori.
VI. Non mi tratterranno mai né fossati né mura dal portare la mia canzone al valoroso e prode Guglielmo Malaspina, che è guida di pregio, senza che qualcuno glielo contesti.

 

 

 

Testo: Branciforti 1954, con modifiche di gb. – Rialto 25.ix.2018.


Mss.: C 243r, Da1 173r, Da2 195v, H 12v, I 86v, K 70r, M 184v, T 212r, α vv. 30369-30377 (strofa IV).

Edizioni critiche: Alfredo Cavaliere, Le poesie di Peire Raimon de Tolosa, Firenze 1935, p. 75; Reinhilt Richter, Die Troubadourzitate im Breviari d’Amor. Kritische Ausgabe der provenzalischen Überlieferung, Modena 1976, p. 341 (strofa IV); Gilda Caïti-Russo, Les troubadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005, p. 110.

Altre edizioni: François Juste Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. III, p. 122; Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1886, vol. I, p. 143 (testo Raynouard); Joseph Anglade, «Poésies du troubadour Peire Raimon de Toulouse», Annales du Midi, 31-32, 1919-1920, pp. 157-189 e 257-304, a p. 269 (testo Raynouard).

Metrica: a8 b8 b8 a8 c8 d4 d8 e8 e8 (Frank 645:5). Canzone (vv. 3, 47) di cinque coblas unissonans di nove versi e una tornada di cinque versi (ultimi cinque della strofa). Rime: -ai, -ans, -ur, -on, -itz. La formula metrica è un unicum, ma la formula sillabica è usata anche da Bertran de Born, Pos lo gens terminis floritz (BdT 80.32) con un’importante ricaduta sulla datazione del testo (per la contrafattura cfr. John H. Marshall, «Pour l’étude des contrafacta dans la poésie des troubadours», Romania, 101, 1980, pp. 289-235; la formula sillabica è così rara che la probabilità di una poligenesi è molto bassa).

Ed. Branciforti: ed autras.

 Note: Canzone databile a prima dell’aprile 1220, perché in tornada si nomina Guillem Malaspina, verosimilmente il marchese Guglielmo Malaspina, morto in quei giorni. Si vedano le Circostanze storiche. –  Si propone il testo dell’edizione di Cavaliere con una modifica al v. 36. La più recente edizione fornita da Caïti-Russo presenta, infatti, alcune sviste che richiederebbero maggiori interventi (ad es. un’ipometria al v. 23 nonostante la nota, una rima sbagliata al v. 29 e una punteggiatura che non sottolinea la diesis). – La poesia è attribuita a Guillem de Berguedan in H e a Lamberti de Buvalel nella seconda trascrizione di Da (Da2). Tutti gli altri testimoni l’attribuiscono a Peire Raimon de Tolosa (CDa1IKMTα). Per Giulio Bertoni, Rambertino Buvalelli trovatore bolognese e le sue rime provenzali, Dresden 1908, p. 24, e Cavaliere, Le poesie di Peire Raimon, p. x sono sufficienti «il numero e l’autorità dei manoscritti» per aggiudicarla a Peire Raimon. Senza dubbio, tale constatazione ha un forte peso, a maggior ragione perché il testo di Da2H discende da una sola fonte; l’attribuzione di Da2 potrebbe essere stata dettata dal fatto che i due poeti erano tra loro in contatto e «scritta sopra un foglio volante, la poesia di Peire Raimon potè introdursi tra quelle del Buvalelli» secondo Bertoni, Rambertino Buvalelli, p. 24, nota 4; parimenti la esclude anche Elio Melli, Rambertino Buvalelli, Le poesie, Bologna 1978, p. 136, rimandando ai precedenti studi. Contro Guillem de Berguedan si pronuncia Martín De Riquer, Guillem de Bergueda, 2 voll., Abadía de Santa Maria de Poblet 1971, vol. I, p. 250. Ciò che è singolare è che Guillem de Berguedan è compatibile cronologicamente con la data del contrafactum di Bertran de Born, Pos lo gens terminis floritz (BdT 80.32), composto nel 1184, ma potrebbe trattarsi di coincidenza casuale. Maria Careri, Il canzoniere provenzale H (Vat. lat. 3207), Modena 1990, pp. 126-133 annota che in Da2 sia Pus vey parer la flor el glay (BdT 355.13) sia Us novels pensamens m’estai (BdT 355.20) sono testi attribuiti a Ramberti de Buvalel. In H l’attribuzione di Pus vey parer a Guillem de Berguedan proviene da una fonte aggiuntiva rispetto a ε; tale fonte emerge per compattezza in questa sezione, ma non è chiaro se l’inserimento sia dovuto al copista o alla fonte da lui usata. Inoltre, H attribuisce a Guillem de Berguedan non solo Pus vey parer ma anche El temps d’estiu, quan s’alegron l’auzel (BdT 124.9) e non ci sono altri testi attribuiti a tale trovatore in questa parte del codice (A1 di Careri). Nel primo componimento H si allea con Da1IK e Da2, opposti a y (CM). Si tratta per Careri di una fonte locale. Entrambi i testi sono altrove attribuiti a Rambertino Buvalelli (in Da2 il primo, in N il secondo) e Careri pensa che in origine lo fossero anche nella fonte di H che poi forse per ragioni materiali ha trasferito l’attribuzione a Guillem de Berguedan. Dagli argomenti di Careri esce confermata l’idea che l’attribuzione a Guillem de Berguedan sia una svista; quanto all’ascrizione a Rambertino valgono gli argomenti di Bertoni. In ultimo, Caïti-Russo, pur scegliendo il testo su base malaspiniana e accordando quindi la preferenza alle lezioni di Da2H, si allinea implicitamente alle conclusioni precedenti e non discute le divergenze attributive presenti proprio nei due codici che trasmettono la tornada dedicata a Guglielmo Malaspina.

36. Modifico qui il testo di Branciforti che leggeva «ed autras». Anziché essere esito di lenizione intervocalica del latino et, la d è da collegare al pronome seguente con funzione partitiva anche al caso soggetto (cfr. Frede Jensen, Syntaxe de l’ancien occitan, Tübingen 1994, pp. 303 e 305).

[gb]


BdT    Peire Raimon de Tolosa    IdT

Circostanze storiche