Premessa alle edizioni in linea di Rigaut de Berbezilh

 

 

 

 

      Sia Mauro Braccini (1960) che Alberto Varvaro (1960) si basarono, per la veste grafico-linguistica, sulla coppia IK, a causa del loro «primato statistico nella tradizione di Rigaut» (Braccini, p. 11; cf. Varvaro, p. 70 n. 2): si tratta in effetti degli unici latori dell’intera serie dei componimenti autentici, e risalenti secondo Braccini, pp. 9-10, ad una «silloge» più antica (con ABD, cf. ‘prima tradizione’ di Avalle o, con criterio geografico, tradizione orientale) rispetto a quella cui fanno capo, contaminandola talvolta con la prima, CDcGJQRU (cf. ‘seconda tradizione’ di Avalle o tradizione occidentale); solo in due casi su nove è dimostrabile un archetipo comune ad entrambi i rami della tradizione (vd. note ai componimenti BdT 421.6 e 421.9).* Per quanto riguarda il metodo editoriale, la recensio del Braccini «si ispira ai classici canoni lachmanniani con l’integrazione dei corollarî, indispensabili all’ecdotica volgare, della trasmissione orizzontale e della poligenesi» (p. 10). Con strategia teoricamente simile, Varvaro si è limitato alla «ricostruzione [del testo] originario della famiglia cui I appartiene, poiché non è risultato possibile risalire più in alto» (p. 71). Quest’ultima edizione, tendenzialmente più conservativa dell’altra (dove si accolgono talvolta varianti di altre tradizioni anche in mancanza di un’adeguata definizione stemmatica) e corredata da un’ampia introduzione e da un ricco apparato di note testuali, si è subito imposta come testo di riferimento del trovatore (parzialmente riprodotta nell’antologia di Riquer del 1975, pp. 287-299, è stata poi informatizzata dalle concordanze COM1 e Trobadors). La concorrente edizione di Braccini va tenuta presente soprattutto per la qualità dei suoi ragionamenti stemmatici. Queste informazioni generali sulle due edizioni critiche di Rigaut de Berbezilh sono integrate, nelle note ai singoli componimenti, dai dati ecdotici essenziali e dalla bibliografia ulteriore relativa alla critica del testo riprodotto. Si raccomanda perciò il ricorso sistematico alle edizioni a stampa, entrambe accompagnate da una traduzione in italiano, per la valutazione delle singole scelte editoriali e per l’interpretazione testuale e letteraria.

      I componimenti BdT 421.5a, unicum di a1 in coda alla sezione di Rigaut de Berbezilh ma adespoto, e BdT 421.8, unicum di L attribuito seriormente a Rigaut dal correttore, sono ritenuti apocrifi da entrambi gli editori con solidi argomenti codicologici nel primo caso e linguistici nel secondo (vd. note relative). Esiste, per contro, almeno un caso di attribuzione controversa (BdT 30.18) dove la paternità del nostro è corroborata da significativi elementi ecdotici (vd. nota relativa): includiamo perciò il componimento in fondo al repertorio autentico di Rigaut. Ricordiamo inoltre la possibile attribuzione al nostro (avanzata da G. Paris nel 1893 e «indirimibile» secondo Varvaro, D. I, p. 217) della canzone anonima, francesizzata e annotata, BdT 461.102 (unicum di W), nonché di un planh sulla morte del re d’Inghilterra Enrico il Giovane (BdT 80.41), conteso a Bertran de Born (T) da Peire Vidal (c) oltre che da Rigaut (a1): cf. Varvaro, D. VI, pp. 252-257 («l’attribuzione del planh ci pare più che mai aperta e indecisa, né ci sentiamo di escludere la possibilità che esso sia proprio di Rigaut»); Braccini, pp. 7-8 («Attribuzione incerta»).

      Le quattro melodie pervenute di Rigaut, ossia BdT 421.1 in GW, 421.2 in GWX, 421.3 in X e 421.10 in W (più un frammento di 421.6 in W), sono state eseguite sul testo critico di Varvaro, adottando, nei due casi di attestazione musicale plurima, la redazione del ms. G. Secondo i postulati della critica attuale, infatti, la nozione d’errore, che permette il restauro ope codicum del testo verbale, non è operativa per quello musicale, che impone perciò un’edizione rigorosamente conservativa dei vari testimoni. La preferenza accordata al canzoniere G dipende dal parere autorevole di Ugo Sesini, editore delle sue melodie, secondo il quale «la fonte da cui il notatore attinse deve essere stata ottima, genuina», a causa delle «concordanze quasi continue» di G con i latori, più antichi e geograficamente distanti, X e W (Sesini 1942, risp. p. 280 e p. 14). Del Sesini ho adottato anche l’integrazione del neuma relativo alla 4a pos. del v. 6 di BdT 421.1 (assente in G) e le bemollizzazioni per BdT 421.1 e 421.2 desunte risp. da W e da X (cf. ibidem, pp. 240-243). Per cantare i vv. 6 e 9 di BdT 421.3, ipermetri di una sillaba in X (risp. «la lance ne lo grazals» e «car alsiment»), ho espunto il neuma di un solo suono sulla sillaba ne 6 (= la, ribattuto dal successivo scandicus la-si-do) e quello sulla sillaba al- 9 (= sol, ribattuto dal successivo climacus sol-fa-mi), forse interpolati dal notatore (cf. van der Werf, p. 338* e nota a p. 339*, che registra solamente lipermetria relativa al v. 6).

 

      * I risultati ecdotici dei due studiosi furono in parte vagliati e implementati da d’Arco Silvio Avalle, «Di alcuni rimedi contro la contaminazione. Saggio di applicazione alla tradizione manoscritta di Rigaut de Berbezilh», in La letteratura medievale in lingua d’oc nella sua tradizione manoscritta, Torino 1961, pp. 159-178 (vd. note ai componimenti BdT 421.3, 421.4, 421.5, 421.6, 421.9 e 421.10). Per la posizione in seno al canone e per la definizione dell’«archetipo», del «codice antico», dei vari interposti indicati con le lettere greche (da non confondere con le sigle utilizzate da BdT per le testimonianze indirette), del collettore y e del collettore di varianti e, si veda d’Arco Silvio Avalle, I manoscritti della letteratura in lingua d’oc, a cura di L. Leonardi, Torino 1993, p. 102 e passim.

 

Bibliografia

Braccini, Mauro (ed.), Rigaut de Barbezieux, Le canzoni. Testi e commento, Firenze 1960.

Riquer, Martín de, Los trovadores. Historia literaria y textos, 3 voll., Barcelona 1975.

Sesini, Ugo, Le melodie trobadoriche del Canzoniere provenzale della Biblioteca Ambrosiana (R. 71 sup.), Torino 1942.

Varvaro, Alberto (ed.), Rigaut de Berbezilh, Liriche, Bari 1960.

 

Francesco Carapezza         

5.v.2004         


Rialto