I.
II.
III.
I. Chi vuole vedere persona bella e perfetta, e vuole vedere dove alberga fine e ricco pregio, e vuole vedere dove risiede raffinata bellezza, e vuole vedere dove nasce e vive Onore, e vuole vedere dove nasce Gioia e Giovinezza, e vuole vedere dove sono Valore e Senno, venga a vedere la mia signora, donna Costanza.
II. Tanto sono affascinanti le sue parole e le sue maniere, e tanto nobilmente mantiene il suo onore in tutte le circostanze, che dai valenti e dai cortesi si fa onorare; e tanto è piacente che senza amore – giacché il suo amore sarà in Francia –, si farebbe e si fa, per giusto servizio, lodare dagli intenditori, poiché il suo pregio surclassa tutti gli altri.
III. Donna Costanza, signora, la vostra nobile persona è tanto ricca di merito e di bellezza che ne potreste fare mercato in Francia.
9 e] manca 15 dompna] dopna
2. fis prez: l’espressione, assai diffusa nella lirica trobadorica, compare anche nell’incipit di Lai on fins pretz nais e floris e grana (BdT 461.144), descort dedicato a Giovanna d’Este.
9. e tan: l’integrazione della congiunzione copulativa e, necessaria per ragioni metriche, è proposta da Edmund Stengel, Die provenzalische Blumenlese der Chigiana, Marburg 1878, col. 47 (n. 144, col. 47), ma non segnalata nelle edizioni di Rivière e Bettini Biagini.
11. amor: Rivière emenda in amors, senza segnalare l’integrazione in apparato né tantomeno adducendo motivazioni: la lezione del manoscritto è, in ogni caso, corretta dal punto di vista della flessione.
13. plazer: cfr. PD, s.v.: «complaisance, service».
Edizione, traduzione e note: Luca Gatti. – Rialto 27.ix.2018.
F 45r (Raimon bistortz).
Edizione critica: Jean-Claude Rivière, «Raimon Bistortz d’Arles», L’Astrado, 21, 1986, pp. 29-72, p. 70.
Altre edizioni: François Just Marie Raynouard, Choix des poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1816-1821, vol. V, p. 398 (vv. 1-7 e 15-17); Celestino Cavedoni, «Delle accoglienze e degli onori ch’ebbero i trovatori provenzali alla corte dei Marchesi d’Este», Memorie della Reale Accademia di Modena, 2, 1858, pp. 268-312, p. 310 (vv. 1-7 e 15-17); Kurt Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte auf Johanna von Este», Zeitschrift für romanische Philologie, 39, 1919, pp. 619-627, p. 626 (vv. 1-7); Giuliana Bettini Biagini, La poesia provenzale alla corte estense. Posizione vecchie e nuove della critica e testi, Pisa 1981, p. 118 (testo composito basato su Raynouard, Cavedoni e Lewent).
Si riproduce la grafia del manoscritto. Il ms. non presenta l’esecuzione delle lettrines, quantunque siano leggibili le lettere guida per il miniatore.
Metrica: a10 b10 b10 c10’ d10 d10 c10’ (Frank 743:7). Due coblas unissonans di sette versi, seguite da una tornada di tre. Rime: -an, -es, -anza, -enz. È contrafactum di Tug miei cossir son d’amor e de chan (BdT 366.34), canzone ascrivibile a Peirol e di tradizione assai complessa (con doppia redazione e discordanze attributive). Dal metro di Tug miei cossir son d’amor e de chan (BdT 366.34) sembrerebbero derivare altresì quelli di Una chanzon dimeia ai talan (BdT 76.21) di Bertran d’Alamano, tràdito solo da a1, e di Gia non cugei que m’aportes ogan (BdT 461.141), testo anonimo e di composizione tarda (1276-1277), conservato solo dal canzoniere P. Il metro di Tug miei cossir son d’amor e de chan (BdT 366.34) è infine rapportabile a quello di Tan aut me creis Amors en ferm talan (BdT 167.57), tràdito solo da E ed assegnato a Gaucelm Faidit, con variazione della rima b in -is.
Componimento encomiastico per na Costanza (vv. 7 e 14), da identificare con Costanza d’Este (ma cfr. le Circostanze storiche). – Come già notato in BEdT, s.n. 416,005, il testo mostra alcuni punti di contatto con Na Maria, pretç e·l fina valors (BdT 16a.2), componimento ascrivibile ad Alberico da Romano e dedicato a una signora Maria, identificabile con Maria Malaspina oppure con Maria di Monza: quanto alla seconda ipotesi saranno da considerare i rapporti intertestuali con Na Maria de Mons es plasentera (BdT 457.22) di Uc de Saint-Circ. Le prime coblas di Qui vol vezer bel cors e benestan (BdT 416.5) e di Ki de placers e d’onor (BdT 461.209a) presentano strutture molto simili dell’elogio alla dama (su questo vedi Lewent, «Drei altprovenzalische Gedichte», p. 626, poi ripreso in Ferruccio Blasi, Le poesie del trovatore Arnaut Catalan, Firenze 1937, p. 55). La prima cobla, improntata sulla figura retorica dell’enumeratio, mostra infine punti di contatto con un altro componimento di Raimon Bistortz, Ar’agues eu, dompna, vostra beutaz (BdT 416.3).