Rialto    IdT

 

Raimon de Tors, Ar es dretz q’ieu chan e parlle (BdT 410.3)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Il sirventese, d’argomento politico, è datato al 1257 da tutti i commentatori (Parducci 1911, pp. 9-11; De Bartholomaeis 1931, vol. II, pp. 185-186; De Bastard 1978, pp. 32; Larghi 2009, pp. 657-658, confluito in Guida - Larghi 2014, p. 469). In quest’anno si accese infatti la contesa per l’elezione a re dei Romani (e all’impero) dopo la morte di Guglielmo II d’Olanda nel 1256: il 13 gennaio 1257 Riccardo di Cornovaglia (v. 3) fu eletto da tre dei sette elettori imperiali (arcivescovi di Colonia e Magonza e Ludwig II di Baviera, conte palatino del Reno) a Francoforte e il 17 maggio fu incoronato ad Aquisgrana; altri tre elettori (i principi elettori di Sassonia e Brandeburgo e l’arcivescovo di Treviri, che aveva impedito a Riccardo l’accesso a Francoforte a gennaio) elessero invece Alfonso X di Castiglia-León il 1° aprile, mentre Ottocaro II di Boemia, il settimo elettore, si fece pagare da entrambi i contendenti e votò per tutti e due. Il sirventese è evidentemente scritto in questi mesi: Parducci 1911, p. 9, che segue Anglade 1905, p. 107, nota 2, dichiara genericamente che fu «scritto sul cominciare del 1257»; De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 185, lo dice «posteriore all’aprile del 1257; ma non di molto», ripreso da De Bastard 1978, p. 32 e Larghi 2009, pp. 657-658 ed ancora DBT, p. 469. Se si vuole attribuire un peso al futuro del v. 27 (qi·s coronera lonc clau “chi cingerà la corona dal lungo chiodo”), allora bisogna dedurre che l’incoronazione di Riccardo il 17 maggio non ha ancora avuto luogo e il sirventese sarebbe collocabile tra il 1° aprile e il 17 maggio.

La presenza nel testo di Carlo d’Angiò, conte di Provenza, è spiegata o con la sua aspirazione all’impero (così De Bartholomaeis, traendo il dato dall’emperial deman di Ar es ben dretz, BdT 410.2, dove la corona di Sicilia è vista come primo passo verso l’elezione imperiale, anche se in cambio il papa aveva imposto a Carlo la rinuncia all’impero) o con altre rivalità, forse di origine italiana (a Riccardo e a Carlo, in concorrenza, era stato offerto dal papa il regno di Sicilia già nel 1252, senza esito, ma sembra questione trascurabile) o ancora con questioni d’ordine municipale, dato che proprio nel 1257 il comune di Marsiglia si era posto sotto la protezione di Alfonso X per tutelarsi contro le mire di Carlo, che comunque a giugno aveva imposto la propria autorità alla città (così Larghi). È possibile che nell’immaginazione di Raimon de Tors concorrano tutte assieme le cause suddette. Bisogna anche rilevare che ai vv. 2-4 Raimon de Tors suggerisce che le pretese imperiali sul regno di Arles e di Vienne, di cui faceva parte la contea di Provenza governata dall’angioino, dovessero trovare forti resistenze, a causa delle mutate condizioni politiche, da parte del conte Carlo d’Angiò e di conseguenza da parte del re di Francia, tradizionalmente ostili all’impero e alleati del papato. È questa probabilmente la spiegazione migliore della presenza di Carlo nel testo e della previsione di un rinfocolarsi di scontri armati tra sostenitori imperiali in cerca d’autonomia e potere comitale capetingio: tuttavia, che lo scontro debba aver luogo in Italia, come sostiene De Bartholomaeis citando i vv. 27-32, non mi sembra affatto evidente; e anzi, proprio i timori capetingi in seguito alla rivendicazione del regno di Arles da parte di Riccardo, così come descritti da Raimon all’inizio del sirventese, farebbero pensare che, secondo l’autore, si porrà la questione di chi debba esercitare la legittima autorità in Provenza e si giungerà allo scontro. Non si dimentichi che l’ambizione di Carlo portò ad attriti tanto con Riccardo quanto con Alfonso. La provenienza marsigliese del nostro trovatore farebbe inoltre propendere per un interesse o un punto di vista municipale sulla vicenda, anche in virtù dell’elogio riservato all’antagonista Alfonso (che proteggeva Marsiglia), ma il panorama sembra ben più ampio di quello dominato da piccole questioni comunali. Inoltre, l’elogio di Alfonso potrebbe non essere del tutto esente da ironia (cfr. nota ai versi; l’ironia è comunque indimostrabile), così come alcune affermazioni su Carlo presenti nell’altro sirventese di Raimon, scritto verso il 1264-1265 (Ar es ben dretz, BdT 410.2), che verte sulle pretese imperiali dell’angioino (forse il trovatore, come si è detto, non era a conoscenza del fatto che gli accordi per il trono di Sicilia comportavano la rinuncia a quello imperiale). Del resto, Parducci 1911, p. 16, già rilevava che «Raimon si studia, per quanto è in lui, di non dispiacere a nessuno» e sembra non prendere posizione, sicché in questo sirventese così come in Ar es ben dretz (BdT 410.2) eventuali insofferenze nei confronti dell’angioino e nette prese di posizione antiguelfe sono alquanto sfumate (ma talora, come si diceva, sorge qualche sospetto di ironia); anzi, semmai, Carlo è sempre riverito come importante sovrano, a cui si consiglia, in Ar es ben dretz, di non fidarsi dei chierici (cioè del papa, che lo voleva inviare – come avvenne – contro Manfredi), i quali sono il vero obiettivo polemico del trovatore. Quel che è certo è che Carlo, che da tempo era al centro della politica europea, è visto come personaggio ambizioso e forte contro il quale dovrà scontrarsi il vincitore della contesa imperiale. Si ricordi, per concludere, che tutti e tre i personaggi si ritrovano in un sirventese frammentario di Lanfranc Cigala (o forse di Luquet Gatelus), A·N Rizart man que per obra d’aragna (BdT 282.26a), posteriore di un decennio: Carlo, ormai senza rivali in Italia, si prepara allo scontro contro i due re eletti dei Romani.

 

Bibliografia

 

Asperti 1995

 Stefano Asperti, Carlo I d’Angiò e i trovatori. Componenti «provenzali» e angioine nella tradizione manoscritta della lirica trobadorica, Ravenna 1995.

 

Aurell 1989

Martin Aurell, La vielle et l’épée. Troubadours et politique en Provence au XIIIe siècle, s. l. 1989.

 

BEdT

Bibliografia elettronica dei trovatori, a cura di Stefano Asperti, in rete, 2003ss.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma 1931.

 

De Bastard 1978

Antoine de Bastard, «Joi d’Amor à Florence», Mélanges de philologie romane offerts à Charles Camproux, 2 voll., Montpellier 1978, vol. I, pp. 29-55.

 

Guida - Larghi 2014

Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2014.

 

Larghi 2009

Gerardo Larghi, Dizionario Biografico dei Trovatori. Tesi di dottorato dell’Università di Messina (XXII ciclo), Università degli Studi di Messina 2009.

 

Parducci 1911

Amos Parducci, «Raimon de Tors. Trovatore marsigliese del sec. XIII», Studj romanzi, 7, 1911, pp. 9-59.

 

Giorgio Barachini

09.xi.2016


BdT    IdT