Rialto    IdT

 

Sordello, Toz hom me van disen en esta maladia (BdT 437.37),

Carlo d’Angiò, Sordels diz mal de mi, e far no lo·m deuria (BdT 114a.1)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Questo scambio di coblas è stato oggetto di ampia discussione per ciò che riguarda l’identità del secondo dei due personaggi coinvolti. Se pare fuor di dubbio che sia Sordello ad aver avviato la schermaglia poetica (come del resto segnala la rubrica del canzoniere P, unico testimone del componimento), meno sicura è infatti l’identificazione del suo interlocutore. L’incertezza, generata dal fatto che la cobla responsiva è effettivamente priva di attribuzione nel manoscritto, si è tradotta in due differenti posizioni critiche, secondo le quali il seignor (v. 5) che risponde piccatamente a Sordello sarebbe Raimondo Berengario IV oppure Carlo I d’Angiò

Tra le due proposte (accuratamente discusse da Boni 1954, pp. xcix-ci) si tende oggi ad accogliere la seconda, che si fonda su un’opportuna interpretazione e contestualizzazione del v. 9, «donei li fol, molin e autra manentia». I registri della cancelleria angioina conservano infatti tre diplomi, datati rispettivamente 5 marzo, 21 maggio e 30 giugno 1269 (pubblicati per la prima volta da De Lollis 1896, pp. 323-326), in cui si ratifica la concessione da Carlo «pro Sordello de Godio» di alcuni feudi, situati nel giustizierato d’Abruzzo e caratterizzati proprio dalla presenza di attività manifatturiere legate alla lavorazione dei panni di lana. In particolare, nell’ultimo di detti diplomi – che con la sua datazione fornisce indirettamente un plausibile terminus post quem per lo scambio di coblas – sono citati un castrum Palene e i castra Civite Quane et Genestre, non a caso sedi di una fiorente industria tessile nel corso del Medioevo (cfr. De Bartholomaeis 1931, vol. II, p. 263; Boni 1954, p. 178; Greco 2000, p. 46).

La perfetta sovrapponibilità tra i dati documentari e i contenuti del v. 9 può comprovare l’attribuzione a Carlo d’Angiò della cobla responsiva, peraltro già ampiamente avallata dalla biografia di Sordello (per cui si rinvia a Guida - Larghi 2014, pp. 495-498), e consente infine di stabilire un definitivo terminus ante quem per l’elaborazione del testo. Ancora una volta soccorre la documentazione proveniente dalla cancelleria angioina, che al 30 agosto 1269 registra la riassegnazione a Bonifacio di Galibert dei feudi concessi solo pochi mesi prima a Sordello (cfr. Boni 1954, p. cii). Ciò ha giustamente indotto Boni 1970 a concludere che «nell’agosto 1269 il vecchio trovatore venne a morte (verisimilmente per malattia, o di vecchiaia) […] in Italia, e probabilmente nel reame angioino, senza lasciare eredi» e, di conseguenza, a restringere sensibilmente il periodo di composizione dello scambio di coblas.

 

 

Bibliografia

 

Boni 1954

Marco Boni, Sordello, Le poesie. Nuova edizione critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario, Bologna 1954.

 

Boni 1970

Marco Boni, «Sordello», Enciclopedia Dantesca, Roma 1970, versione in rete (www.treccani.it).

 

De Lollis 1896

Cesare De Lollis, Vita e poesie di Sordello da Goito, Halle 1896.

 

De Bartholomaeis 1931

Vincenzo De Bartholomaeis, Poesie provenzali storiche relative all’Italia, 2 voll., Roma, 1931.

 

Guida - Larghi 2014

Saverio Guida - Gerardo Larghi, Dizionario biografico dei trovatori, Modena 2014.

 

Greco 2000

Candido Greco, «Sordello e l’Abruzzo», Cultura neolatina, 60, 2000, pp. 45-57.

 

Petrossi 2009

Antonio Petrossi, «Sordello ~ Carlo d’Angiò, Toz hom me van disen en esta maladia. Sordels diz mal de mi, e far no lo·m deuria (BdT 437.37, 114a.1)», Lecturae tropatorum, 2, 2009, 17 pp.

Cesare Mascitelli

20.i.2018


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