Rialto    IdT

442.2

 

   

Tomier e Palaizi

 

 

 

 

   

I.

   

Si co·l flacs molins torneia

   

quan trop d’aigua·l desespleia,

   

trops de rasons mi refreia,

   

c’a pena·m plai ren que veia,

5  

ni mos chanz non s’esbaudeia

   

si com far solia:

   

per so chascus pot saber de que me plaingneria.

   

 

   

II.

   

Tan trop de rasons que dire,

   

que non sai vas cal me vire.

10  

Mas chascus pes e conssire,

   

et en Tolosa se mire:

   

qu’i·l plus rics a pietz d’ausire;

   

e qui sen avia,

   

mais valria guerreges que s’avol plag fazia.

   

 

   

III.

15  

Mais val que hom si deffenda

   

que hom l’ausia ni·l prenda,

   

que mot n’a malvaiz’esmenda

   

d’avesques, cui Dieus deissenda.

   

Ar prec chascun que m’entenda

20  

cals fon la bausia

   

que feiron a sel de Fois, car en lor se plevia.

   

 

   

IV.

   

Mais val l’avinenz comtessa

   

d’Avignon, cui Dieus adressa,

   

car mielz s’en es entremessa

25  

que parens de part Alguessa;

   

que negus cara non dressa

   

ni ten bona via,

   

que l’uns ten vas Portegal e l’autr’en Lombardia.

   

 

   

V.

   

Qui que fina ni·s recreza,

30  

Avignons puei’en proeza;

   

e par que Dieus los arreza

   

qu’en els es senz e largueza.

   

Ai, rica gent e corteza,

   

vostra gaillardia

35  

es honors dels Proensals, on c’om an ni estia.

   

 

   

VI.

   

En Guillems del Baus si loingna

   

del regissme part Coloingna,

   

e met ben en fol sa poingna

   

quar sec Franssa ni Borgoingna,

40  

c’atresi·l torn’en vergoingna

   

con fes la bailia

   

c’om li det en Venaisin, don aras a fadia.

   

 

   

VII.

   

Pauc a en Deu d’esperanssa

   

qui·l Sepulcre desenansa,

45  

car clergue e sel de Franssa

   

preson pauc la desonranza

   

de Dieu, qu’en penra venjansa.

   

C’ab lur raubaria

   

an tout los camins e·ls portz d’Acre et de Suria.

 

 

Traduzione [lb]

I. Così come ruota il debole mulino quando troppa acqua ne ostacola il movimento, troppi motivi mi raffreddano perché non mi piace quasi niente di ciò che vedo e il mio canto non è lieto come era di solito: perciò ciascuno sa di cosa mi lamenterei.
II. Trovo talmente tanti argomenti da trattare che non so a quale dedicarmi. Ma ciascuno mediti e rifletta e a Tolosa si rivolga: che lì il più nobile subisce cose peggiori della morte; e per chi avesse senno varrebbe più combattere che fare patti disonorevoli.
III. È meglio difendersi che esser uccisi o catturati, poiché si ottiene una cattiva ricompensa dai vescovi, che Dio li faccia cadere in basso. Ora prego ciascuno che comprenda quale fu l’inganno che propinarono a quello di Foix, dal momento che si fidava di loro.
IV. Vale di più l’avvenente contessa Avignone, che Dio guida, perché si è comportata meglio dei parenti dalla parte di Algais; perché nessuno solleva la testa né segue il buon cammino, ma l’uno si rivolge al Portogallo e l’altro alla Lombardia.
V. C’è chi desiste e si arrende, ma Avignone si erge per prodezza; ed è chiaro che Dio li prepara, giacché in loro vi è senno e generosità. Ah, gente ricca e cortese, il vostro valore è per ogni dove l’onore dei Provenzali.
VI. Il signor Guglielmo del Balzo si allontana dal reame verso Colonia, e rende vana la sua battaglia poiché segue Francia e Borgogna, e così la muta in onta come fece del potere che gli fu dato nel Venassino, di cui ora ha rimpianto.
VII. Poco può sperare in Dio chi abbandona il Santo Sepolcro, perché chierici e Francesi si curano poco del disonore di Dio, che se ne vendicherà. Con la loro voracità hanno messo da parte le strade e i passaggi per Acri e la Siria.

 

 

 

Testo: Frank 1957. – Rialto 15.ix.2018. 


Mss.: Da 193v, I 191r, K 176v.

Edizioni critiche: Alfred Jeanroy, «Un sirventés en faveur de Raymon VII (1216)», in Bausteine zur romanischen Philologie. Festgabe für Adolfo Mussafia, Halle 1905, pp. 629-640; István Frank, «Tomier et Palaizi, troubadours tarasconnais (1199-1226)», Romania, 78, 1957, pp. 46-85.

Altre edizioni: François Just Marie Raynouard, Choix de poésies originales des troubadours, 6 voll., Paris 1820, vol. V, pp. 274-276 (parziale); Carl August Friedrich Mahn, Die Werke der Troubadours in provenzalischer Sprache, 4 voll., Berlin 1846-1853, vol. III, pp. 342-343 (parziale); Francesco Saverio Annunziata, «Tomier e Palaizi, Si co·l flacs molins torneia (BdT 442.2)», Lecturae tropatorum, 6, 2013, pp. 23 (testo Frank); István Frank, Rialto 23.x.2014 (testo Frank).

Metrica: a7’ a7’ a7’ a7’ a7’ b5’ b13’(Frank 20:2). Cinque coblas singulars di sette versi ciascuna. Rime: la rima b, -ia, è fissa mentre la rima a cambia strofa dopo strofa, I: -eia; II: -ire; III: -enda; IV: -essa; V: -eza; VI: -oingna; VII: -ansa. John H. Marshall, «Imitation of Metrical Form in Peire Cardenal», Romance Philology, 32, 1978-1979, pp. 18-48, a p. 26 ha individuato nello schema di questo sirventese il modello diretto per Qui ve gran malesa faire (BdT 335.45) di Peire Cardenal, che avrebbe solo leggermente affinato la versificazione con l’introduzione di una rima interna e la modifica del verso di 13 posizioni in due versi da 7 e 5 posizioni.

Note: Sirventese composto tra il 30 novembre 1215, data della conclusione del quarto concilio lateranense, e il 25 giugno 1218, data della morte di Guilhem de Baus; si vedano le Circostanze storiche.

11-12. Si allude qui al destino di Raimondo VI di Tolosa che subì le conseguenze peggiori della crociata contro gli albigesi: con la sentenza conclusiva del quarto concilio lateranense pronunciata da papa Innocenzo III egli venne giudicato fautore degli eretici e privato della contea di Tolosa e di tutti i suoi possedimenti ereditari: cfr. Michel Roquebert, L’épopée cathare. II. Muret ou la dépossession (1213-1216), Toulouse 2006, pp. 375-385; Antonio García y García, «Las constituciones del Concilio IV Lateranense de 1215», in Innocenzo III. Urbs et orbis. Atti del congresso internazionale (Roma, 9-15 settembre 1998) a cura di Andrea Sommerlechner, Roma 2003, pp. 200-224.

21. sel de Fois. Raimon Rogier de Foix, il più importante vassallo di Raimondo VI di Tolosa e paladino del partito meridionale, fu più volte costretto ad accordarsi con Simon de Montfort e con i legati papali durante gli anni della crociata; si vedano le Circostanze storiche.

22-23. comtessa d’Avignon. Jeanroy, «Un sirventés», pp. 636-637 interpreta l’espressione come una personificazione della città di Avignone. Frank, «Tomier et Palaizi», p. 82, ritiene che si tratti di un gioco di parole geografico facente allusione anche al contado Venassino, più avanti citato nel sirventese, di cui Avignone sarebbe stata la contessa.

25. parens de part Alguessa. Si tratta probabilmente di un gioco di parole costruito sul nome o sulla nazionalità degli Algais, mercenari di origine spagnola che durante la crociata antialbigese combatterono sia per l’esercito meridionale che per i francesi. Jeanroy, «Un sirventés», p. 637, sostiene che il comportamento ambiguo di questi mercenari abbia indotto i trovatori a utilizzare il nome Algais come sinonimo di ‘sleale’. Secondo Jeanroy, «Un sirventès», p. 637, i parens de part Alguessa sono «évidemment les princes apparentés aux Raimond qui, sans les trahir positivement, les abandonnent. Ces princes ne peuvent guère être que Jean sans-Terre, Frédéric II, peut-être le jeune Jacques d’Aragon». Frank, «Tomier et Palaizi», p. 82, basandosi sulla nazionalità degli Algais, sostiene invece che «Alguessa désignerait […] l’Espagne où Raimond VI n’avait réussi à recruter que des routiers dont la contribution aux efforts du Midi a été d’un valeur douteuse». I parenti del partito d’Algais, sleali, traditori, potrebbero forse essere i signori meridionali che defezionavano di fronte ai successi dell’esercito crociato e si alleavano con Simon de Montfort o preferivano temporeggiare e non intervenire a sostegno dei conti di Tolosa, al contrario di Avignone.

28. Frank, «Tomier et Palaizi», p. 82, legge in Portegal e Lombardia due giochi di parole legati ai rispettivi toponimi e interpreta il primo equivalente a port egal, ossia ‘indifferente’, mentre il secondo al commercio e dunque «pays d’indifférance et pays de marchandage». Appare più condivisibile forse l’osservazione di Jeanroy, «Un sirventés», pp. 637-638: «il doit être entendue, à mon avis, en sens figuré, le Portugal et la Lombardie désignant deux points également éloignés du théâtre des opérations». La citazione di Portegal e Lombardia potrebbe essere dunque interpretata come un riferimento a due poli geografici opposti e distanti dal sud della Francia.

36-42. Guilhem del Baus, signore d’Orange dal 1181, ottenne da Federico II il vicariato del regno di Arles e Vienne nel gennaio del 1215. Schieratosi durante la crociata antialbigese a favore dei francesi contro i conti di Tolosa, fu ucciso dalle truppe della città di Avignone nel giugno 1218.

45. clergue e sel de Fransa. Ci si riferisce probabilmente qui ai capi della spedizione antialbigese nel sud della Francia: i legati papali e il comandante militare, Simon de Montfort.

48-49. I due trovatori sostengono che a causa della diversione di forze militari nel sud della Francia, la Terrasanta, obiettivo tradizionale delle crociate, è lasciata nelle mani dei saraceni.

[fsa]


BdT    Tomier e Palaizi    IdT

Circostanze storiche