Rialto    IdT

 

Tomier e Palaizi, Si co·l flacs molins torneia (BdT 442.2)


 

Circostanze storiche

 

 

 

Il sirventese Si co·l flacs molins torneja (BdT 442.2) di Tomier e Palaizi va annoverato tra le testimonianze poetiche composte durante l’invasione francese del sud della Francia nell’ambito della crociata contro gli albigesi.

I termini cronologici estremi per la datazione del componimento sono offerti dalla menzione di Guillem del Baus (vv. 36-42), principe di Orange ed esponente della nobiltà meridionale che a causa della sua brama di potere finì per destabilizzare la situazione politica occitana favorendo in Provenza l’avvento e lo sviluppo della crociata. Guillem infatti impiegò tutte le proprie forze per ottenere la creazione a Orange di un principato indipendente dai poteri comitali che imponevano la loro influenza nella regione provenzale appoggiando l’invasione francese contro i conti di Tolosa (Annunziata 2013, pp. 10-11). Tomier e Palaizi ricordano al barone che la sua posizione nella crociata costituisce un tradimento nel tradimento: agli occhi dei trovatori, il sostegno di Guillem ai francesi rende vani gli sforzi e le lotte che egli aveva condotto nel contado Venassino per ottenere l’indipendenza del suo principato. Questa fu sancita definitivamente dall’intervento del candidato all’impero Federico II, che nel 1214 gli concesse il diritto di battere moneta nei propri possedimenti provenzali (Barthélemy 1882, pp. 43-44) e, nel gennaio dell’anno successivo, gli tributò il titolo di re d’Arles e Vienne, (Barthélemy 1882, p. 47; Chiffoleau 1994, p. 373; Mazel 2002b, p. 461; Stürner 2009, p. 255). Con il suo operato il principe di Orange si allontana proprio da Federico, signore del «regissme part Coloingna» (v. 36), che «apparaît comme l’ennemi tout indiqué du roi de France» (Frank 1957, p. 60). Il comportamento di Guillem lo espose alla vergogna, così come la perdita del controllo del contado Venassino (v. 42), decretata da Innocenzo III durante il quarto concilio lateranense concluso il 30 novembre 1215 (cfr. Mazel 2002b, p. 461), data che costituisce dunque il termine post quem del componimento. L’opposizione di Federico II al re di Francia non fu in realtà netta, come può sembrare dai versi dei trovatori, nonostante i territori del contado Venassino su cui i crociati francesi stavano mettendo le mani facessero capo all’antico dominio imperiale del regno d’Arles. Tomier e Palaizi sembrano far riferimento a questi antichi diritti feudali e l’appunto che i due trovatori muovono a Guillem è chiaro e mirato: l’analisi dell’azione politica e diplomatica del principe d’Orange mostra come il sostegno di Federico fu fondamentale nelle lotte di affermazione che egli dovette affrontare nei propri domini fino alla morte per mano degli avignonesi, avvenuta nel giugno del 1218 (cfr. Mazel 2002a, pp. 295-303), termine ante quem del sirventese.

Stabiliti i termini cronologici estremi, è forse possibile cercare di precisare la datazione del componimento. L’ipotesi maggiormente condivisa dalla critica lo situa tra l’ottobre del 1217 e il giugno del 1218, durante l’assedio da parte di Simon de Montfort della città di Tolosa, riconquistata dal conte Raimondo VI nell’autunno del 1217 (Frank 1957, p. 60; Aurell 1989, pp. 50-52). Frank propone di datare più precisamente il sirventese all’inizio del giugno 1218 per l’allusione alla città di Avignone (vv. 29-35) dalla quale nei primi giorni del mese partì un esercito guidato da Raimondo VII in soccorso del padre assediato tra le mura tolosane (Frank 1957, pp. 60-61). L’attenzione degli autori sarebbe rivolta infatti agli eventi che riguardano Tolosa, dove Raimondo VI assediato «a pietz d’ausire» (v. 12).

Più recentemente Paterson 2014 ha messo in dubbio la cronologia proposta da Frank e, recuperando la precedente ricostruzione di Jeanroy 1905, ha ipotizzato che il sirventese possa esser stato composto tra la fine del 1215 e l’inizio dell’anno successivo. Secondo Paterson, infatti, i riferimenti al conte di Tolosa (vv. 11-12) e alla città di Avignone (vv. 21-25) andrebbero ricondotti al periodo immediatamente successivo al quarto concilio lateranense. Al termine del sinodo, infatti, papa Innocenzo III condannò Raimondo VI, accusato di essere fautore degli eretici, alla perdita della contea di Tolosa che fu affidata a Simon de Montfort (Roquebert 2006b, pp. 375-385).

Anche l’invito a evitare patti con la gerarchia ecclesiastica e a combattere risolutamente i crociati (vv. 15-18) si spiega meglio nel periodo immediatamente successivo alla sentenza conclusiva del concilio lateranense. Tomier e Palaizi propongono come figura paradigmatica quella di Raimon Rogier di Foix (v. 21), importante vassallo di Raimondo VI, molto odiato dai crociati e dal clero (cfr. Roquebert 2006a, pp. 437-456). Il conte di Foix tentò a più riprese di negoziare con i crociati e con i legati papali durante la prima fase degli scontri. Un accordo con i crociati con l’intermediazione di Pietro II d’Aragona risale ai colloqui di Narbona del gennaio 1211, prima che la crociata fosse mossa direttamente contro Tolosa e i suoi alleati (Roquebert 2006a, pp. 523-525). Dopo la disfatta di Muret, Raimon Rogier discusse la sua posizione partecipando direttamente al quarto concilio in Laterano come rappresentante del partito meridionale e di Raimondo VI. Tuttavia il suo intervento non valse a evitare la pena al suo signore e costò la perdita di numerosi territori appartenenti alla contea di Foix (Roquebert 2006b, pp. 361-363 ).

Dopo aver mostrato l’inutilità degli accordi con il clero, Tomier e Palaizi propongono il modello virtuoso di Avignone (vv. 22-35). La città provenzale fu un fermo baluardo della resistenza occitana contro l’invasione francese per tutto il periodo degli scontri e gli ambasciatori avignonesi furono i primi a raggiungere Raimondo VII nella primavera del 1216 per promuovere la rivolta meridionale contro Simon de Montfort (Roquebert 2007, pp. 19-25).

Di fronte a queste circostanze risulta forse preferibile la datazione proposta da Jeanroy 1905 e recentemente ribadita da Paterson 2014. È possibile infatti che i due trovatori abbiano composto il sirventese all’indomani del quarto concilio lateranense da un lato per denunciare i torti subiti dal conte di Tolosa e dai suoi alleati, e dall’altro per promuovere un movimento collettivo a sostegno di Raimondo VII, precocemente affiancato dalle città provenzali di Marsiglia ed Avignone, quest’ultima strettamente legata a Tarascona, dove Tomier e Palaizi rivestirono probabilmente degli incarichi politici di primo piano (cfr. Annunziata 2013, pp. 3-6).

 

 

Bibliografia

 

Annunziata 2013

Francesco Saverio Annunziata, «Tomier e Palaizi, Si co·l flacs molins torneia (BdT 442.2)», Lecturae tropatorum, 6, 2013, pp. 23.

 

Barthélemy 1882

Louis Barthélemy, Inventaire chronologique et analytique des chartes de la maison de Baux, Marseille 1882.

 

Chiffoleau 19994

Jacques Chiffoleau, «I ghibellini del regno di Arles», in Federico II e le città italiane, a cura di Pierre Toubert e Agostino Paravicini Bagliani, Palermo 1994, pp. 364-388.

 

Frank 1957

István Frank, «Tomier e Palaizi, troubadours tarasconnais (1199-1226)» Romania, 78, 1957, pp. 46-85.

 

Jeanroy 1905

Alfred Jeanroy, «Un sirventés en faveur de Raymon VII (1216)», in Bausteine zur romanischen Philologie. Festgabe für Adolfo Mussafia, Halle 1905, pp. 636-637.

           

Mazel 2002a

Florian Mazel, La noblesse et l’Église en Provence, fin Xe-début XIVe siècle. L’exemple des familles d’Agoult-Simiane, de Baux et de Marseille, Paris 2002.

 

Mazel 2002b

Florian Mazel, «Le prince, le saint et le héros: Guilhem de Baux (1173-1218) et Guillaume de Gellone alias Guillaume d’Orange», in Guerriers et moines. Conversion et sainteté aristocratiques dans l’Occident médiéval, études réunies par Michel Lauwers, Antibes 2002, pp. 449-465.

 

Paterson 2014

Linda Paterson, Rialto 23.x.2014.

 

Roquebert 2006a

Michel Roquebert, L’épopée cathare. I. L’invasion 1198-1212, Paris 2006.

 

Roquebert 2006b

Michel Roquebert, L’épopée cathare. II. Muret ou la dépossession 1213-1216, Paris 2006.

 

Roquebert 2007

Michel Roquebert, L’épopée cathare. III. Le lys et la croix 1216-1229, Paris 2007.

 

Stürner 2009

Wolfgang Stürner, Federico II e l’apogeo dell’Impero, Roma 2009.

 

Francesco Saverio Annunziata

14.ix.2018


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