Rialto

457.10

 

   

Uc de Saint Circ

 

 

 

 

    [D]e vos me sui partitz: mals focs vos arga;
    c’autra n’am mais qe vos non amiei anc,
    e ges non es loing de mi un trat d’arc
4   e val d’aitals una gran plena comba.
    E.il lauzenzier non sabon ges son nom;
    per qe neguns no m’en pot dan tener;
    e ja per vos non serai mais soffrens,
8   ans vos pregai ben d’aiqels da la festa.

 

 

1. L’iniziale è stata omessa dal copista.   8. Una piccola e soprascritta alla e di pregai (questa a sua volta scritta su altra lettera?).

Traduzione

Sono andato via da voi: vi brucino le fiamme dell’inferno, perché ne amo un’altra di più che non vi amai, e non abita più lontano della gittata di un arco e vale di tali come voi una valle tutta piena. E le male lingue non sanno il suo nome, per cui nessuno può danneggiarmi; e non soffrirò più d’amore per voi, anzi, vi ho raccomandato i lauzenjers (? vedi Note).

 

Testo: Zinelli. – Rialto 13.ix.2013.


Ms.: H 49v, Nuc d(e) sain circ.

Edizioni critiche: Alfred Jeanroy, Jean-Jacques Salverda de Grave, Les poèmes d’Uc de Saint-Circ, Toulouse-Paris 1913, 25, p. 103; Fabio Zinelli, Rialto 13.ix.13.

Edizione diplomatica: Louis Gauchat, Heinrich Kehrli, «Il canzoniere provenzale H (Cod. Vaticano 3207)», Studj di filologia romanza, 5, 1891, p. 514.

Altra edizione: Robert Archer, Isabel de Riquer, Contra las mujeres: Poemas medievales de rechazo y vituperio, Barcelona 1998, p. 168 (testo Jeanroy e Salverda de Grave).

Metrica: a10’ b10 c10 d10’ e10 f10 g10 h10’ (Frank 879 : 5); cobla a rims estramps (i vv. 1-3, 4-5, 6-9 sono assonanzati rispettivamente in a, o, e), sul modello della canzone di Arnaut Daniel Si·m fos Amors de joi donar tant larja, BdT 29.17, di cui sono riprese quattro parole rima (arja v. 33, comba v. 28, nom v. 21, festa v. 24). Lo schema di Arnaut è imitato anche da Bertran de Born, BdT 80.29, 80.24a e da Guillem de Durfort, BdT 214.1.

Note: Due errori di lettura nell’edizione diplomatica di Gauchat-Kehrli (pot 6, prezai 8) sono stati rilevati da Maria Careri, Il canzoniere provenzale H (Vat. lat. 3207). Struttura, contenuto e fonti, Modena 1990, p. 426. Entrambi gli errori sono passati in Jeanroy e Salverda de Grave, che ne introducono altri: v. 2 que, v. 3 loinc, v. 5 Cil, v. 7 sarai, v. 8 de. – Jeanroy e Salverda de Grave, che pure pubblicano la poesia nella sezione riservata a sirventesi e coblas, ritengono (p. 203) che si tratti di quanto resta di una canzone sulla base del fatto che le rime irrelate della strofe dovevano trovare corrispondenza nelle strofe successive. Nella scheda della BEdT dedicata al componimento, Stefano Asperti osserva che «il testo può essere considerato autonomo, come componimento di congedo dai tratti polemici e satirici». La derivazione dalla canzone di Arnaut è in sé condizione sufficiente a conferire assoluta autonomia al testo che potrebbe anzi leggersi ed intendersi proprio alla luce del modello. Si tratta della strada indicata da Elizabeth W. Poe, Compilatio. Lyric Texts and Prose Commentaries in Troubadour Manuscript ‘H’ (Vat. Lat. 3207), Lexington (KY) 2000, pp. 120-122. In particolare per spiegare l’assai enigmatico v. 8. Jeanroy e Salverda de Grave, che introducono dei puntini di sospensione al posto della traduzione, osservavano: «Il doit y avoir là une locution dont le sens nous échappe. Le mot festa se trouve à la rime dans le modèle et les autre imitations; mais aucun de ces passages n’éclaire celui-ci» (p. 203). Poe spiega il passo a partire da BdT 29.17, vv. 23-24 «e teing a no-calenz / los enojos cui dans d’Amor es festa». Dunque: «I valued you about as much as “those of the feast”», cioè ‘vi stimai a guisa di quegli amanti masochisti che godono per le sofferenze causate da Amore’ (per cui, contro Arnaut, l’idealista, «the cynical Uc de Saint-Circ» mostrerebbe il più grande disprezzo, p. 122). L’intuizione di Poe può indicare la giusta direzione da seguire tanto più che la studiosa evidenzia altri punti della cobla in cui si può cogliere l’eco del modello, a partire soprattutto dalla consonanza tra l’incipit e la maledizione rivolta ai lauzengiers in BdT 29.17, v. 41: «Fals lausengiers, fuocs la lenga vos arja» (i lauzengiers si trovano peraltro, minacciosi, al v. 5 della cobla di Uc). Inoltre, al v. 4, l’immagine utilizzata per esprimere il fatto che la nuova donna vale più di moltissime donne come quella che ora lascia il poeta, fossero anche così tante da riempire una valle intera («e val d’aitals una gran plena comba») è vicinissima alla comparazione impiegata in BdT 29.17, vv. 28-30, dove quanto è in gioco è la bellezza delle altre donne contrapposte alla donna del poeta. Anche qui si parla di una valle, anche se stavolta in senso ‘verticale’ per sottolineare la distanza tra la vetta rappresentata dalla bellezza della dompna e la distanza abissale che la separa da quella delle altre («que de beltat so las altras en comba, / que la genser par qu’aia pres un tom / plus bas de lei, qui la ve, et es ver»). Tornando però ora al v. 8, va sottolineato che la traduzione di Poe è basata sul testo di Jeanroy e Salverda de Grave che legge, come visto, erroneamente prezai per pregai del ms. Certo, pregai, sotto la penna di un copista italiano come quello di H, potrebbe forse essere una forma da interpretare come ‘pregiai’ (it. ‘pregiare’, la stessa cosa che prezar); oltretutto potrebbe trattarsi di una grafia inversa rispetto al passaggio, tipico dei dialetti del Nord Italia, dall’affricata palatale all’affricata dentale, con movimento, insomma, speculare a quanto avviene al v. 5 dove si legge la forma lauzenzier. Pare comunque più naturale cercare un senso al verso a partire dal verbo pregar. Il sintagma da prendere in conto è lemmatizzato in SW 6, § 2, p. 498, come p. alcun de alcuna ren, cioè ‘jemandem um etwas bitten’; o anche, quando si tratti di persone che sono oggetto della preghiera, p. alcun de alcun ‘jmd. in Hinsicht auf, für jmd. Bitten, ihn ihm empfehlen’. Inoltre, va detto che gli enojos del passo di Arnaut sono non tanto gli ‘amanti masochisti’ ma piuttosto, ancora una volta, i lauzengiers. Lo conferma la lezione concorrente devinans dei mss. CFHIKMN2PQRSSgV accolta nelle edizioni di Maurizio Perugi e Mario Eusebi (Eusebi è peraltro il riferimento bibliografico dato da Poe che però, leggendo enojos dei mss. ABDLUc, mostra di citare invece il testo di Canello, Lavaud, Toja). Dunque, riassumendo, Uc starebbe dicendo qualcosa come: ‘vi ho raccomandato i lauzengiers!’, cioè ‘non vi prego più per avere il vostro amore, ma vi prego per i lauzengiers’, sottinteso: ‘che questi si prendano cura di voi’. – Rispetto al ‘genere’, la cobla ha il tono di una mala canso, il richiamo all’amore per un’altra donna (v. 2) è comunque uno degli elementi identificativi della chanson de change. Jeanroy e Salverda de Grave, p. 203, richiamano come esempio del genere nello stesso Uc de Saint-Circ le canzoni BdT 457.15 (di cui citano giustamente il v. 9 «[ni mais no.m platz q’ieu atenda] que sofren amor mi renda», per accostarlo al v. 7 della cobla) e 457.7 (dove però il change è solo minacciato dal poeta). La poesia è inserita dopo BdT 457.15 nell’artificioso romanzo amoroso di valore autobiografico in cui, secondo Jeanroy e Salverda de Grave (ma contro i dati ricavabili dalla tradizione manoscritta), potrebbe organizzarsi la quasi totalità delle canzoni di Uc.

[FZ]


BdT    Uc de Saint Circ

Canzoni di disamore